http://freenations.net/ https://aurorasito.wordpress.com Giugno 27, 2017
Bilderberg – i fascisti corporativi che (credono) di governare il mondo di Rodney Atkinson
Quest’ultimo fine settimana a Chantilly, Virginia, Stati Uniti, s’incontrava il famigerato gruppo Bilderberg, denunciato nei miei libri Il tradimento di Maastricht (1994) e Ciclo completo dell’Europa (1997) come sostenitore del corporativismo fascista euro-federalista fin dal 1954, quando fu fondato da un ex-ufficiale dell’intelligence delle SS nazista e da un socialista polacco (espulso da Francia e Regno Unito durante la prima guerra mondiale). La somiglianza tra l’Europa dominata dai tedeschi oggi (dove grandi corporazioni e globalisti socialdemocratici dominano popoli scontenti ed impotenti) e l’Europa fascista dominata dai nazisti degli anni Trenta non è una coincidenza. Poche organizzazioni lo dimostrano meglio dei Bilderberg.
Il principe Bernhard dei Paesi Bassi (tedesco sposatosi con una famigliare dei reali olandesi) fondò il Bilderberg, il cui nucleo (se non tutti coloro che parteciparono alle riunioni) svolge un ruolo centrale nel processo di distruzione degli Stati nazionali d’Europa e di loro costituzioni, parlamenti e, con l’euro, economie e strutture sociali. Fu il socialista polacco Joseph Retinger che fondò il movimento europeo e che, dopo la guerra, ottenne fondi della CIA attraverso il “Comitato americano per un’Europa unita”, ad avvicinare il principe Bernhard (attraverso l’Unilever) per fondare il Bilderberg. Nel mio libro Ciclo completo dell’Europa, nel capitolo 6 viene chiamato “Joseph Resigner – dall’intrigo personale al potere collettivo”. Il principe Bernhard fu un membro del partito nazista dal 1933 al 1937, si dimise il giorno dopo il controverso matrimonio con la futura regina dei Paesi Bassi. La tempistica della lettera di dimissioni (per sposarsi con una della famiglia reale olandese) ci dice molto sul suo apparente successivo appoggio alla causa alleata. Una copia non firmata della lettera di dimissioni del principe Bernhard fu trovata negli archivi nazionali di Washington. La lettera finiva con un “Heil Hitler”, difficilmente un commiato dal partito nazista. Nel 1934 fu oggetto di una relazione di un comitato del Congresso statunitense che l’identificò come ufficiale delle SS collegato al principale alleato industriale del governo nazista, la IG Farben. Si dimise dai Bilderberg nel 1976, anno in cui fu rivelato dalla Commissione Donner del governo olandese che aveva accettato una tangente di un milione di dollari dalla Lockheed Corporation. Come riportato sul Times del 10 e 12 giugno 1976, uno dei testimoni, che si recava presso la Commissione con nastri e documenti, fu investito da un’auto e la valigetta fu rubata. Il testimone era uno zoologo inglese, Tom Ravensdale, ex-addetto alle PR del World Wildlife Fund di cui il principe Bernhard era presidente. Le origini di tale segreto gruppo internazionale di uomini d’affari, politici e socialisti corporativisti, giornalisti (che convenientemente dimenticano la loro devozione all’aperta discussione democratica quando sono invitati dai Bilderberg) e certi confusi reali del continente, si trovano nelle relazioni europeo-statunitensi della Seconda guerra mondiale.
I Bilderberg apparentemente rappresentano e attraggono il tipo di persone che considerano il potere corporativista e statale più “efficiente” dei desideri di individui, famiglie e nazioni. L’ex-ambasciatore statunitense a Bonn, George McGhee, fu colto dire che, “Il trattato di Roma che ha portato alla Comunità europea fu preparato nelle riunioni dei Bilderberg“. Richard Aldrich, ex-operatore della CIA ed accademico, scrisse in Diplomacy and Statecraft del marzo 1997: “Anche se Bilderberg e movimento europeo condivisero gli stessi fondatori, membri ed obiettivi, probabilmente i Bilderberg costituirono il meccanismo più efficace… è chiaro che il Trattato di Roma fu proposto dai Bilderberg quell’anno“. Aldrich afferma (e dovrebbe sapere) che il Comitato americano per un’Europa unita condivise tanti “fondatori, soci e obiettivi” coi Bilderberg: “…rivela lo stile delle prime azioni occulte, e non meno fiducia nelle organizzazioni private, anche se coordinate da una cerchia ristretta di amici”. I verbali della prima riunione di Bilderberg ne dichiarano lo scopo: “…creare un ordine internazionale che guarderebbe oltre la crisi attuale. Quando il momento sarà maturo, i nostri attuali concetti di affari mondiali andranno estesi a tutto il mondo“. Le frasi chiave, anzi le parole in codice, di tale élite auto-nominata, includono l'”ordine internazionale”, una frase comune ai corporativisti ingenui di oggi e ai perniciosi capi della Germania nazista. “Quando il momento è maturo” indica una loro pianificazione a lungo termine (“i nostri concetti attuali”) e segretezza. La frase “tutto il mondo” rivela il desiderio di potere sovranazionale e l’intenzione di eliminare gli aspetti non inquadrabili come le democrazie nazionali. Oggi chiameremo questo corporativismo sovranazionale “Globalismo”.
Praticamente tutte le figure più importanti dei Bilderberg sono anche membri del Consiglio per le Relazioni Estere degli Stati Uniti che, nonostante la presenza di molti internazionalisti liberali e conservatori, fu fondato dal più fanatico sostenitore del governo mondiale, Paul Warburg. Warburg fu direttore della IG Farben America che durante la Seconda Guerra Mondiale stipulò accordi per trasferire tecnologia con la Standard Oil dei Rockefellers e beneficiò del monopolio della Standard Oil sulla gomma sintetica, ampliando notevolmente i profitti degli scambi della Germania nazista e la sua capacità di fabbricare materiale bellico. La tecnologia ad Iso-ottani, fondamentale per il carburante aeronautico tedesco, fu fornita esclusivamente dalla Standard Oil of New Jersey dei Rockefeller. Fu il figlio di Paul Warburg, James che, testimoniando a un comitato del Senato degli Stati Uniti nel 1950, meglio articolò gli obiettivi dei collettivisti mondialisti: “Avremo il governo mondiale che ci piaccia o meno. L’unica domanda è se il governo mondiale si avrà con la conquista o il consenso“. Quindi il principale pilastro europeo del gruppo Bilderberg era un nazista ben introdotto, mentre il pilastro statunitense erano i Rockefeller la cui compagnia familiare, Standard Oil, fu utile al regime nazista ed ebbe un’impresa comune, dal 1920 al 1942, con il principale alleato industriale dei nazisti (IG Farben).
James Stewart Martin, ex-capo della sezione guerra economica del dipartimento di Giustizia, rilevò nel suo libro “Tutti gli uomini onorevoli” del 1950 come i corporativisti tedeschi e statunitensi controllavano gli “affari globali” negli anni Trenta e Quaranta, quindi idealmente posizionati per fare la stessa cosa nel dopoguerra, quando cospirarono per creare l’Unione europea: “Un quadro cominciò ad emergere su un nemico che non aveva bisogno dei servizi di spie e sabotatori. Con l’accordo tra i produttori di magnesio tedeschi e statunitensi (necessario per gli aeromobili) la produzione negli Stati Uniti prima della guerra fu limitata a non più di 5000 tonnellate all’anno. Al contrario, la Germania nel 1939 ne aveva prodotto solo 13500 tonnellate e nei successivi cinque anni consumò magnesio al tasso di 33000 tonnellate all’anno”. Reuters riferì (5.10.1996) sui documenti declassificati dall’intelligence statunitense che confermarono un incontro nell’agosto 1944 tra SS e rappresentanti di sette aziende tedesche, tra cui Krupp, Rochling, Messerschmitt e Volkswagen. In questa riunione (La riunione della Casa Rossa) a Strasburgo, furono elaborati piani per costruire ricchezza, potere e capacità industriale all’estero, “affinché un forte impero tedesco possa essere creato dopo la sconfitta“. Un’analisi del dipartimento del Tesoro statunitense del 1946 riferì che i tedeschi avevano trasferito 500 milioni di dollari fuori dal Paese, prima della fine della guerra. L’obiettivo era preparare “una campagna commerciale dopo la guerra“, in altre parole il tipo di pianificazione politico-industriale che questo libro descrive come “corporativista”. Le aziende tedesche furono incoraggiate ad allearsi con società straniere e le SS si riferirono agli accordi internazionali sui brevetti che la Krupp stipulò con le società statunitensi, di cui il precedente accordo IG Farben-Standard Oil era l’esempio classico. Ciò che i politici oggi dimenticano è che alla fine degli anni ’40 e all’inizio degli anni ’50, prima dell’invasione sovietica dell’Ungheria e della costruzione del muro di Berlino, la Germania perseguiva gli stessi obiettivi nazionalistici (cioè aggressivi nazionali) degli anni Trenta, ma usando “l’Europa” come strumento.
In questo periodo del dopoguerra si ritrovano i legami tra Europa nazista, “ordine mondiale” di Hitler e crisi odierna dell’Europa e del “nuovo ordine mondiale”. Ciò non dovrebbe sorprendere, perché 134 impiegati pubblici del ministro degli Esteri di von Ribbentrop lavorarono sotto Adenauer e lo stesso uomo nominato da Hitler a segretario del suo “Comitato Europa” (Heinz Trützschler von Falkenstein) fu scelto da Adenauer nel 1949 per un incarico simile a quello di direttore della “divisione europea” dell’Ufficio estero tedesco-occidentale. Consideriamo il tema comune in queste tre citazioni del 1931, 1950 e 1951. Il primo del dottor Duisberg della IG Farben, del 1931: “Solo un blocco commerciale integrato permetterà all’Europa di acquisire la più intima forza economica… desiderio millenario di cui il Reich grida per un nuovo approccio. Perciò tale scopo possiamo usare il miraggio della pan-Europa“. Dal 1934 in poi IG Farben fu il principale veicolo industriale dei preparativi di guerra di Hitler. Si noti qui che i moderni capi tedeschi sopprimono ciò che i nazisti non mascherarono, cioè che per molti tedeschi “Europa” e “das Reich” sono la stessa cosa.
Il secondo di Konrad Adenauer (fondatore tedesco della Comunità europea e della Germania moderna) nel 1950: “Un’Europa federata sarà la terza forza… la Germania è tornata ad essere un fattore con cui altri dovranno contare… Se noi europei colonizzeremo l’Africa creeremo allo stesso tempo un fornitore di materie prime per l’Europa“. Anche per Adenauer, dunque, l’Europa era una grande ambizione imperiale piuttosto che un interesse nazionale. E del 1951, il ministro del Commercio di Adenauer, il dottor Seebohm anticipò la frase preferita del governo inglese “La Gran Bretagna al centro dell’Europa“: “L’Europa libera vuole unirsi alla Germania? La Germania è il cuore dell’Europa e le membra devono adattarsi al cuore e non il cuore alle membra“.
I Bilderberg è la riunione di politici antidemocratici corporativisti e in parte cacciatori di potere cospiratori, ma soprattutto ingenui arrampicatori politico-sociali e “il tipo di persone che” non bada a sopraffare democrazia e Stati nazionali, e che si crede un “potente dietro le quinte” e pianificatore del “destino” del mondo. Per decenni la loro parola d’ordine era “segreto”, rendendo la presenza dei giornalisti che non denunciassero i loro incontri tanto più riprovevole. David Rockefeller espresse gratitudine alla “stampa libera” delle nazioni democratiche sul silenzio quando si occuparono di una riunione segreta dei Bilderberg a Sand, in Germania, nel giugno 1991. Di seguito una traduzione dalla rivista francese “Minute” del 19 giugno 1991. “Siamo grati a Washington Post, New York Times, Time Magazine e altre grandi pubblicazioni i cui direttori hanno partecipato alle nostre riunioni e rispettato la promessa di discrezione per quasi quattro decenni“. La definizione di “grande pubblicazione” è evidentemente volta a chi non pubblica nulla d’importante. Certamente a chi comprende che la “libertà di stampa” non è la libertà del popolo e che il diritto di conoscere è un diritto dei governi, non dei governati. Rockefeller continuò: “Non avremmo potuto sviluppare il nostro piano mondiale se in tutti questi anni fossimo stati sottoposti a una piena pubblicità. Ma il mondo è ora più sofisticato e disposto a muoversi verso un governo mondiale che non conoscerà la guerra, ma solo pace e prosperità per tutta l’umanità“. Chi si riunisce a porte chiuse, progetta la fine degli Stati nazionali, sfida la democrazia e sottolinea la natura elitaria del propri gruppo e l’inadeguatezza degli altri, viene ovviamente oltraggiato dalla volontà democratica che non si adatta ai propri piani. Credono inoltre che le loro competenze siano indispensabili per un’élite governativa. Naturalmente il banchiere Rockefeller affermò: “La sovranità sovranazionale di un’élite intellettuale e di banchieri mondiale è sicuramente preferibile all’autodeterminazione praticata nei secoli passati“. Naturalmente solo perché teme che il mondo rifiuti le loro idee, che l’élite Bilderberg s’incontra in segreto, cercando d’imporre il suo fantastico “nuovo mondo” prima che i popoli si sveglino e l’impediscano.
Kenneth Clarke e Bilderberg I partecipanti sono spesso finanziati dai fondi dei Bilderberg e alcuni furono inviati dai loro governi ad assistervi ufficialmente (confermato da David Owen e Tony Blair), smentendo così i Bilderberg che affermano che ognuno assiste da “privato”. Alcuni hanno ricordi piuttosto insignificanti su chi gli abbia pagato ciò e mancato sempre di riportarlo sul registro parlamentare degli interessi dei membri. Kenneth Clarke, come la maggior parte dei politici che partecipa a questi incontri, sostiene di non sapere nulla dell’origine del fondatore dei Bilderberg. Fu nel 1993 che Lynn Riley ed io, perseguendo le spese indebite presso i Bilderberg di Kenneth Clarke, riuscimmo ad ottenere un documento ufficiale inglese (una relazione della commissione sulle norme in materia di pubblica utilità pubblicata dalla cancelleria di sua maestà) che citava il gruppo Bilderberg per la prima volta! Molti vorranno sapere perché chi deve la propria posizione agli elettori nazionali debba partecipare (a spese dei contribuenti o di un gruppo segreto) ad incontri di un’organizzazione fondata da un ex- nazista e ufficiale delle SS per perseguire un’agenda segreta con capi e affaristi internazionali che, come abbiamo visto nell’Unione Europea, può avere gravi conseguenze sui loro elettori ignorati. Ogni deputato è eletto in maniera aperta con un manifesto democraticamente discusso, e si riunisce nel parlamento nazionale per decidere unicamente nell’interesse del proprio elettorato nazionale. Partecipare ad incontri segreti di gruppi dal programma segreto, la maggior parte dei quali mai eletta e in luoghi ben protetti, non è affatto ciò che gli elettori hanno in mente. Il libro Tradimento a Maastricht elenca chi partecipò alla riunione dei Bilderberg del 1993 in Grecia. Vi erano tre inglesi: Kenneth Clarke, Tony Blair e Sir Patrick Sheehy (allora presidente della BAT, lo stesso posto più tardi occupato da Kenneth Clarke!) che a poche settimane l’uno dall’altro, all’inizio del 1995, scrissero articoli sui giornali inglesi a sostegno dell’abolizione della sterlina e della Banca d’Inghilterra, e a favore della moneta unica europea. Nel 1995 e 1996 vi fu un nuovo nome inglese nell’elenco degli ospiti dei Bilderberg, il presidente del Congresso sindacale John Monks. Un dirigente sindacalista tra i politici corporativisti dei Bilderberg. Come i dirigenti aziendali, funzionari e politici, i sindacalisti credono nell’organizzazione del capitale, del lavoro, dei prezzi, dei parlamenti e, infine naturalmente delle nazioni. Monks iniziò subito a promuovere l’abolizione della sterlina!
Per un esame più approfondito dei Bilderberg si veda il Capitolo 7 del mio libro “Ciclo completo dell’Europa”. 20 anni dopo la pubblicazione del libro, i Bilderberg sono ancora forti. I partecipanti sono come al solito dirigenti aziendali al 95%, frammischiati ad alcuni politici eletti democraticamente e alcuni giornalisti, soprattutto di Financial Times ed Economist, mentre il London Evening Standard era rappresentato quest’anno dall’ex-deputato conservatore ed ex-cancelliere George Osborne, la cui crociata eurofederalista fu arrestata improvvisamente dal popolo inglese nel referendum per la Brexit del giugno 2016.
Invitati dei Bilderberg 2017 Presidente Castries, Henri de (FRA), ex-presidente e CEO dell’AXA; Presidente dell’Institut Montaigne
Partecipanti Achleitner, Paul M. (DEU), Chairman of the Supervisory Board, Deutsche Bank AG Adonis, Andrew (GBR), Chair, National Infrastructure Commission Agius, Marcus (GBR), Chairman, PA Consulting Group Akyol, Mustafa (TUR), Senior Visiting Fellow, Freedom Project at Wellesley College Alstadheim, Kjetil B. (NOR), Political Editor, Dagens Næringsliv Altman, Roger C. (USA), Founder and Senior Chairman, Evercore Arnaut, José Luis (PRT), Managing Partner, CMS Rui Pena & Arnaut Barroso, José M. Durão (PRT), Chairman, Goldman Sachs International Bäte, Oliver (DEU), CEO, Allianz SE Baumann, Werner (DEU), Chairman, Bayer AG Baverez, Nicolas (FRA), Partner, Gibson, Dunn & Crutcher Benko, René (AUT), Founder and Chairman of the Advisory Board, SIGNA Holding GmbH Berner, Anne-Catherine (FIN), Minister of Transport and Communications Botín, Ana P. (ESP), Executive Chairman, Banco Santander Brandtzæg, Svein Richard (NOR), President and CEO, Norsk Hydro ASA Brennan, John O. (USA), Senior Advisor, Kissinger Associates Inc. Bsirske, Frank (DEU), Chairman, United Services Union Buberl, Thomas (FRA), CEO, AXA Bunn, M. Elaine (USA), Former Deputy Assistant Secretary of Defense Burns, William J. (USA), President, Carnegie Endowment for International Peace Çakiroglu, Levent (TUR), CEO, Koç Holding A.S. Çamlibel, Cansu (TUR), Washington DC Bureau Chief, Hürriyet Newspaper Cebrián, Juan Luis (ESP), Executive Chairman, PRISA and El País Clemet, Kristin (NOR), CEO, Civita Cohen, David S. (USA), Former Deputy Director, CIA Collison, Patrick (USA), CEO, Stripe Cotton, Tom (USA), Senator Cui, Tiankai (CHN), Ambassador to the United States Döpfner, Mathias (DEU), CEO, Axel Springer SE Elkann, John (ITA), Chairman, Fiat Chrysler Automobiles Enders, Thomas (DEU), CEO, Airbus SE Federspiel, Ulrik (DNK), Group Executive, Haldor Topsøe Holding A/S Ferguson, Jr., Roger W. (USA), President and CEO, TIAA Ferguson, Niall (USA), Senior Fellow, Hoover Institution, Stanford University Gianotti, Fabiola (ITA), Director General, CERN Gozi, Sandro (ITA), State Secretary for European Affairs Graham, Lindsey (USA), Senator Greenberg, Evan G. (USA), Chairman and CEO, Chubb Group Griffin, Kenneth (USA), Founder and CEO, Citadel Investment Group, LLC Gruber, Lilli (ITA), Editor-in-Chief and Anchor “Otto e mezzo”, La7 TV Guindos, Luis de (ESP), Minister of Economy, Industry and Competiveness Haines, Avril D. (USA), Former Deputy National Security Advisor Halberstadt, Victor (NLD), Professor of Economics, Leiden University Hamers, Ralph (NLD), Chairman, ING Group Hedegaard, Connie (DNK), Chair, KR Foundation Hennis-Plasschaert, Jeanine (NLD), Minister of Defence, The Netherlands Hobson, Mellody (USA), President, Ariel Investments LLC Hoffman, Reid (USA), Co-Founder, LinkedIn and Partner, Greylock Houghton, Nicholas (GBR), Former Chief of Defence Ischinger, Wolfgang (INT), Chairman, Munich Security Conference Jacobs, Kenneth M. (USA), Chairman and CEO, Lazard Johnson, James A. (USA), Chairman, Johnson Capital Partners Jordan, Jr., Vernon E. (USA), Senior Managing Director, Lazard Frères & Co. LLC Karp, Alex (USA), CEO, Palantir Technologies Kengeter, Carsten (DEU), CEO, Deutsche Börse AG Kissinger, Henry A (USA), Chairman, Kissinger Associates Inc. Klatten, Susanne (DEU), Managing Director, SKion GmbH Kleinfeld, Klaus (USA), Former Chairman and CEO, Arconic Knot, Klaas H.W. (NLD), President, De Nederlandsche Bank Koç, Ömer M. (TUR), Chairman, Koç Holding A.S. Kotkin, Stephen (USA), Professor in History and International Affairs, Princeton University Kravis, Henry R. (USA), Co-Chairman and Co-CEO, KKR Kravis, Marie-Josée (USA), Senior Fellow, Hudson Institute Kudelski, André (CHE), Chairman and CEO, Kudelski Group Lagarde, Christine (INT), Managing Director, International Monetary Fund Lenglet, François (FRA), Chief Economics Commentator, France 2 Leysen, Thomas (BEL), Chairman, KBC Group Liddell, Christopher (USA), Assistant to the President and Director of Strategic Initiatives Lööf, Annie (SWE), Party Leader, Centre Party Mathews, Jessica T. (USA), Distinguished Fellow, Carnegie Endowment for International Peace McAuliffe, Terence (USA), Governor of Virginia McKay, David I. (CAN), President and CEO, Royal Bank of Canada McMaster, H.R. (USA), National Security Advisor Micklethwait, John (INT), Editor-in-Chief, Bloomberg LP Minton Beddoes, Zanny (INT), Editor-in-Chief, The Economist Molinari, Maurizio (ITA), Editor-in-Chief, La Stampa Monaco, Lisa (USA), Former Homeland Security Officer Morneau, Bill (CAN), Minister of Finance Mundie, Craig J. (USA), President, Mundie & Associates Murtagh, Gene M. (IRL), CEO, Kingspan Group plc Netherlands, H.M. the King of the (NLD) Noonan, Peggy (USA), Author and Columnist, The Wall Street Journal O’Leary, Michael (IRL), CEO, Ryanair D.A.C. Osborne, George (GBR), Editor, London Evening Standard Papahelas, Alexis (GRC), Executive Editor, Kathimerini Newspaper Papalexopoulos, Dimitri (GRC), CEO, Titan Cement Co. Petraeus, David H. 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