Rete Dei Comunisti http://contropiano.org 6 novembre 2017
Verso ed oltre le mobilitazioni del 10 e dell’11 novembre
E’ iniziato il count down verso la due giorni di mobilitazione e proteste del prossimo 10 ed 11 novembre.
Il 10/11 ci sarà una giornata di Sciopero Generale Nazionale proclamato dall’Unione Sindacale di Base, dai Cobas e dall’ Unicobas con manifestazioni nelle principali province italiane e l’11/11 – a Roma – si svolgerà la Manifestazione proposta dalla Piattaforma Sociale EUROSTOP a cui stanno aderendo organizzazioni politiche, associazioni indipendenti nonché tante attiviste ed attivisti da ogni parte del paese.
Una manifestazione che è collocata in un autentico vuoto politico dal punto politico di una possibile, quanto necessaria, rappresentazione pubblica dell’opposizione politica e sociale nel nostro paese. Un appuntamento che sarà preceduto – nel pomeriggio/sera del 10 novembre a Roma – da un Convegno “Dallo Sato sociale alle leggi di polizia: la Costituzione negata” a cui parteciperanno attivisti politici, operatori del diritto, dell’informazione e militanti del sindacalismo conflittuale e del movimenti di lotta per alimentare la campagna contro la repressione che la Piattaforma Sociale EUROSTOP ha avviato, dallo scorso settembre, con l’Assemblea/Forum di Bologna contro la Legge Minniti/Orlando.
Autunno italiano Questa ripresa della mobilitazione politica, sociale e sindacale avviene in un complesso passaggio dell’agenda politica italiana e di quella dell’Unione Europea per cui sarà utile dispiegare il massimo sforzo per la piena riuscita di questi due appuntamenti attraverso la necessaria articolazione e generalizzazione programmatica ed organizzativa delle ragioni e degli obiettivi su cui si fondano queste due scadenze di lotta.
Proprio in questi giorni il governo Gentiloni – attraverso l’uso disinvolto della consueta corte di opinione maker della dis/informazione – punta ad accreditare l’immagine di un paese che sta superando la pesante crisi economica in cui era immerso presentando dati ed indici statistici che proverebbero questa fantomatica ripresa economica in corso. Una “ripresa” – si badi bene – che, con buona pace delle cifre e dei decimali accreditati, non si percepisce nel paese reale, nelle aree metropolitane e nelle pieghe di una società dove, al di là delle cortine fumogene false, depistanti e mistificatorie, crescono insicurezza, precarietà del lavoro e della vita, profonde diseguaglianze e nuove povertà.
La stessa Legge Finanziaria in via di approvazione in Parlamento – apparentemente – attenua e diluisce nel tempo alcuni aspetti particolarmente antisociali dei provvedimenti previsti per tentare di rendersi più potabile e fruibile, all’opinione pubblica, in vista delle elezioni politiche della prossima primavera anche perché, in virtù di una confusa legge elettorale (il Rosatellum), vige una grande incertezza circa il probabile schieramento che potrebbe affermarsi nelle urne e nei meccanismi di formazione delle alleanze.
Nel contempo le teste d’uovo della borghesia continentale europea fanno sapere, nel mentre sostengono l’esecutivo di Gentiloni, che sono “preoccupate per la tenuta dei conti e dell’equilibrio della spesa italiana” a condizione però che, già a partire dal 2018, dovranno restare immutabili i capisaldi finanziari dell’austerity e delle abituali e draconiane indicazioni dalla Banca Centrale Europea. Un anticipazione di questa tendenza è data dalla decisione di Mario Draghi di limitare e restringere l’uso del Quantitative Easing come meccanismo classico di “drogatura del mercato”.
Tale linea di condotta, di tipo strategico, continua a restare vitale per l’Unione Europea per poter continuare a competere, a scala internazionale, con le altre potenze e blocchi imperialistici in un quadro globale di accresciuta concorrenza e di nuove tensioni di vario tipo tra cui quelle belliche in pericolosa incubazione in numerosi quadranti geo/politici del pianeta.
Ma – come hanno correttamente affermato gli organizzatori della Manifestazione Nazionale dell’11 novembre – questi appuntamenti di mobilitazione generale devono servire per mettere in campo una vera e propria Operazione/Verità per porre un deciso stop alla narrazione tossica capitalistica ed alla consumata “grammatica delle fake/news” che accompagna le misure antipopolari in corso e quelle, ancora più devastanti socialmente, che si annunciano per il prossimo periodo.
Una Operazione/Verità non solo, e prioritariamente, a difesa delle condizioni di vita e di lavoro dei settori popolari della società ma anche contro l’offensiva repressiva (di cui la Legge Minniti/Orlando è solo una particolare ed odiosa articolazione legislativa) che sta avvinghiando il paese limitando, esplicitamente, le libertà democratiche ed aprendo, sul piano culturale e politico, la strada al razzismo, all’xenofobia ed alla ulteriore lacerazione di quel che residua dell’unità politica e materiale del mondo del lavoro, del proletariato tutto e dell’insieme dei subalterni.
Del resto questo profondo processo dispotico ed autoritario è perfettamente compatibile ed è in sintonia con quanto avviene nell’intero spazio continentale (e nell’intero Occidente capitalistico) contro ogni espressione del conflitto sociale o della “semplice” non disponibilità ai diktat ed ai dogmi dell’ Unione Europea e dell’Euro (dalla feroce e sproporzionata repressione contro i manifestanti di Amburgo al golpismo della monarchia spagnola contro le rivendicazioni della Catalogna fino al rinnovato interventista neo/colonialista della Francia e dell’Unione Europea nel Nord/Africa e nel Vicino e Medio Oriente).
Ancora una volta, quindi, assistiamo alla configurazione concreta di quel dispositivo “guerra interna e guerra esterna” con cui le classi dominanti della borghesia continentale stanno informando, per davvero, la costruzione del polo imperialista europeo. Volendo sintetizzare politicamente questo snodo anche simboleggiando una parola d’ordine di battaglia politica immediata: l’imperialismo di casa nostra contro cui schierarsi e mobilitare.
Orme Rosse verso il blocco sociale Come Rete dei Comunisti non possiamo non essere parte attiva di questa movimentazione, di questo nuovo ed inedito compito di connessione, di socializzazione e di unità di un rinnovato fronte politico e sociale che non deve esaurire il suo compito nelle giornate del 10 e dell’11 novembre.
La nostra attitudine militante è orientata ad un impegno che mira, progressivamente, nell’individuare e stabilizzare forme di insediamento sociale e territoriale a partire dalla proposta politica della Piattaforma Sociale EUROSTOP la quale, in queste settimane, sta svolgendo un ciclo di assemblee regionali dove la promozione e la presentazione degli appuntamenti del 10/11 si intreccia alla costruzione diffusa di questo progetto dopo l’Assemblea Nazionale dello scorso 1 Luglio che ha sancito l’avvio di questa intrapresa politica.
L’enucleazione di una alternativa politica e sociale, l’accumulo delle forze per la definizione di un programma di rottura verso i poteri forti tricolori ed europei, l’esemplificazione di un nuovo schieramento sociale anticapitalista non sono passaggi astratti o che possono realizzarsi con alchimie politiciste ed elettoraliste come, purtroppo, la “sinistra” si attarda a replicare nei suoi riti e codici stantii alla vigilia di ogni elezione.
Su questo versante si sono consumate e bruciate, negli anni che stanno alle nostre spalle, tante energie militanti e si sono arenate tutte le “avventure politiche” che hanno provato a bypassare la “porta stretta” del difficile e complicato rapporto/sintonia con il nostro blocco sociale di riferimento (per quanto frantumato ed ancora da inchiestare e comprendere, lungo l’intera Catena del Valore, a seguito degli sconvolgimenti operati dalla ristrutturazione capitalistica). Un rapporto/sintonia che deve necessariamente strutturarsi e rappresentare con una autonomia ed indipendenza teorico/pratica rigorosa per non essere, anche inconsapevolmente, sussunto e depotenziato dai suoi contenuti di classe e da ogni anelito di rottura.
Con questa impostazione politica e programmatica – da comunisti – partecipiamo e sosteniamo le mobilitazioni in programma e ci predisponiamo a mantenere viva, nei prossimi mesi, una battaglia politica a tutto campo nei posti di lavoro, nei territori e nella società.
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