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28/12/2016

 

Mao Zedong, persecutore delle religioni, ora è adorato come un dio

 

In occasione del compleanno del defunto leader, si offrono incenso, frutta, carta-moneta alle statue di Mao, addobbate come una divinità buddista o taoista. In 40mila alla veglia del 26 dicembre a Shaoshan, luogo di nascita del Grande Timoniere.

 

Mao Zedong, che in vita aveva cercato di distruggere le religioni, ora è adorato come un dio. Soprattutto nell’Hunan, la provincia da dove proveniva, si trovano spesso templi buddisti e taoisti dove troneggia la statua del Grande Timoniere, rivestito di panni gialli (il colore dell’imperatore e del Budda), a cui offrire incenso, frutta, carta-moneta (falsa) proprio come a un dio o allo spirito di un antenato.

Secondo Radio Free Asia vi sono alcuni ricchi che hanno trasformato una stanza della loro casa in “cappella” privata, occupata dalla statua di Mao.

Gli onori alle statue di Mao e al suo mausoleo in piazza Tiananmen a Pechino sono molto più evidenti nel giorno del suo compleanno, il 26 dicembre, la data in cui egli è nato nel 1893.

A Shaoshan, il suo luogo di nascita, almeno 40mila persone sono giunte da varie parti del Paese per vegliare nella notte ricordando il defunto presidente.

Il governo cinese mantiene una posizione ambivalente verso la memoria di Mao. Da una parte esso elogia il defunto leader per aver “fatto alzare” la Cina davanti a tutte le nazioni; dall’altra ha giudicato errori per almeno “il 30%” del suo pensiero, soprattutto con l’esperienza del Grande Balzo in avanti – che ha fatto morire per fame fra i 30 e i 50 milioni di abitanti – e la Rivoluzione culturale, quando la Cina si è trovata in una guerra civile con epurazioni, purghe, esecuzioni, scontri che hanno colpito milioni di persone.

Negli ultimi decenni, davanti alla grande differenza fra ricchi e poveri e alla corruzione dilagante nel Partito, molti proletari hanno esaltato Mao e il periodo maoista come l’età d’oro del comunismo, dove erano assenti i problemi attuali, sfruttando l’elogio per Mao come una critica all’attuale leadership.

Nel tentativo di evitare “la fine dell’Unione sovietica”, Xi Jinping ha posto il veto ad ogni critica al passato e al presente del Partito comunista, favorendo il revival delle “canzoni rosse”, i canti dei tempi di Mao, che esaltano il Grande Timoniere e i successi splendenti della Cina.

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