Oggi, siamo tutti insieme a raccogliere le olive vicino alla cittadina di Tqoa, circondata da tre colonie. Le giovani volontarie, Gianni e Luigi, che partecipano al progetto, di Intervento civile in Palestina chiacchierano allegramente insieme alle donne, ai ragazzi ed ai bambini della famiglia che possiede l’uliveto ai margini della strada che porta al paese. Ma io non sono tranquilla, perché stamattina ho saputo che è mancato il nostro caro Alberto L Abate. Tanti Ricordi mi si affollano alla memoria, tutto il mio percorso nella teoria e nella pratica della Nonviolenza, mi era stato illustrato e spiegato da Lui, con pazienza unita ad una particolare ironia che rendeva anche le discipline più ostiche di scorrevole apprendimento, unita ad un costante entusiasmo nella ricerca di un percorso sempre originale e personalissimo. Sempre insieme alla sensibile e calorosa presenza di sua moglie AnnaLuisa che, nei lunghi periodi condivisi durante varie missioni all’estero, ha sempre portato il calore di una vera famiglia anche nei luoghi più difficili e nei giorni più bui. Penso a tutti gli anni passati a lavorare a Progetti che, come questo, cercano di realizzare il grande sogno della costruzione dei corpi civili di Pace, l’ideale di Alex Langher, fatto proprio dalle nostre associazioni e che, proprio oggi, si realizza in modo autonomo e senza riconoscimenti ufficiali in questa nostra presenza, al fianco delle popolazioni di questa martoriata terra di Palestina. Lavorare con i contadini nella raccolta delle olive serve a rassicurarli, mentre cercano di continuare a considerare con normalità una consuetudine che potrebbe essere interrotta improvvisamente dalle incursioni di Coloni che tentano in modo violento di impedire la raccolta. Ma Insieme al ricordo comincio a pensare che non vedrò più fisicamente il nostro caro Professore, e mentre lo penso, vividissima mi appare la sua figura sorridente che cammina un pò incerta nell’uliveto con il suo immancabile bastone ad indicarmi sorridente dove raccogliere le olive. E’ così vivida questa immagine che per un attimo mi sembra che sia proprio qui, insieme a noi, e capisco che la sua affettuosa presenza non ci abbandonerà mai, lungo questi percorsi dedicati a realizzare le idee che amava e ci ha insegnato ad amare.
Carla Biavati
Caro Alberto, te ne sei andato ieri e noi l’abbiamo saputo questa mattina ad Al Masara in Palestina. Quale posto migliore per apprendere la triste notizia? Hai speso la tua vita in pensieri, parole e azioni nel cercare di rendere più abitabile questo mondo. Hai cercato di essere presente in tanti luoghi di conflitto per prevenirne la violenza, per starci in mezzo e alleviarla, per tentare di riconciliare le parti. Insieme a Carla ripenso con dolcezza, al viaggio in Kosovo fatto, diversi anni fa, con te Anna Luisa e altri amici. Ripenso alla tua disponibilità, al tuo saper guardare oltre, alla tua sete di giustizia, alla tua ricerca di nonviolenza e pace. Gli interlocutori locali ti guardavano tutti con simpatia e apprezzamento. Ripenso ancora alle tante riunioni di Ipri-ccp, l’ultima a casa tua, in cui ci davi mille indicazioni e ci parlavi di tanti progetti. Trasmettevi l’entusiasmo di un giovanotto pur mantenendo quel sano pessimismo su come gira il mondo e sulle tante divisioni che abbiamo nei nostri movimenti. E allora ciao, cercheremo solo di fare in modo che i tuoi insegnamenti e il tuo esempio continuino a camminare con le nostre gambe e con quelle ancora più giovani, alcune delle quali, presenti con il nostro progetto, qui tra gli uliveti e le strade palestinesi.
Gianni D’Elia
Al Masara, 20 ottobre 2017
Cara Carla e Gianni, grazie e grazie.
In questi mesi non sto trovando più parole per tutte quelle persone che ci hanno lasciato e che sono state presenti nella mia vita e nelle nostre vite, ma sopratutto persone che sono state luce in questo nostro mondo.
Ho un muro dentro di me. Mi dico sempre che è per riuscire a resistere, che ho cominciato a costruirlo quando gli operai della Fonderia Tonolli negli anni 60 morivano di silicosi ed io avevo scelto di fare la sindacalista nei metalmeccanici, ma forse anche da prima quando nella mia valle dell'Ossola, ho visto uccidere un giovane ,sotto casa mia subito dopo il 25 aprile:. E poi i contadini uccisi dai contras in Nicaragua e poi gli eritrei bombardati dai Mig 21 e poi via il Sudafrica, l'Angola e via fino alla prima Intifadah e poi ancora e ancora, bisognava farsi una ragione bisognava continuare, E poi maturare lentamente la scelta della nonviolenza, imparando e camminando insieme a tanti e tante. Tra loro c'è stato anche Alberto L'Abate, qualche volta vicino, più volte da lontano. Ho cercato di conservare gelosamente una sua lettera che dopo l'apertura di una delle Assemblea dell'Associazione per la pace di cui ero diventata portavoce nazionale ( per mancanza di altri che se ne erano andati per dissensi e differenze sulla guerra del golfo ), mi scriveva di come era stato felice di sentire nelle mia parole non solo l'affermazione della nonviolenza come nostra scelta, ma una pratica concreta.
Alberto fa parte di quelle persone che avrei voluto ascoltare di più, che ho sempre rispettato e amato anche se da lontano. All'annuncio della sua morte ero ad un assemblea con studenti di Napoli, ho guardato il messaggio, e volevo lasciarmi affondare, ho scelto parlato di lui ai giovani studenti. Dovrò imparare a fermarmi di più invece che correre sempre. Vi abbraccio nel vostro dolore per voi che avete avuto la fortuna di avere Alberto così vicino. Essere in Palestina è un grande privilegio, , quando sarà il tempo di piantare un albero di ulivo potremmo dedicarlo ad Alberto, come l'albero di ulivo che abbiamo piantato per Linda Bimbi mescolando terra brasiliana a terra palestinese (per sua volontà) dove il comitato popolare di Bil'in ha lasciato la presenza di Bassem - l'elefante ucciso in quel luogo dall'esercito israeliano in una delle manifestazioni nonviolente palestinesi. Ciao
Luisa Morgantini |