Fonte: Fort-Russ

Aurorasito

http://www.controinformazione.info/

Mar 07, 2017

 

Verso la vittoria della Resistenza al pensiero unico

Traduzione di Alessandro Lattanzio

 

Ancora una volta la Macedonia ha dato una lezione al mondo e salvato l’indipendenza. E’ stata una lezione di coraggio, leadership, diritto costituzionale e sovranità nazionale. Questa volta la lezione è stata data dal Presidente Gjorge Ivanov, grande intellettuale e grande statista.

 

Negli ultimi giorni la Macedonia è stata colpita da pressioni e minacce combinate dal solito sospetto ambasciatore (non per molto) Jess Baily, del temporaneo satrapo della NATO Jens Stoltenberg, uno sciame di funzionari iperattivi ed agenti d’influenza inglesi iper-isterici, come indica la dinamica dell’intromissione della coppia Mia & Lawrence Marzouk e del ministro Alan Duncan, e anche dell’avanzo dell’amministrazione Obama, l’”attuale” (non per molto a quanto pare) portavoce del dipartimento di Stato Mark Toner… e molti altri.

 

Tali rappresentanti della falsa e in via di estinzione “comunità internazionale” hanno concentrarono la loro potenza di fuoco sul Presidente Ivanov: Ivanov deve (“deve”) cedere “senza indugio” il mandato per formare il nuovo governo a Zoran Zaev. Nemmeno il viceré inglese dell’India avrebbe osato parlare così ai subalterni coloniali! Lo sporco trucco per annullare la volontà del popolo è stato questa volta l’uso del primo ministro albanese Edi Rama, che organizzò (sotto la direzione dei burattinai della comunità internazionale) un incontro di ben controllati capi “albanesi” per diffondere una fasulla “piattaforma albanese” che avrebbe dovuto disintegrare la Macedonia e avviare un processo di violenza sociale ed etnica, evocando il fantasma delle guerre balcaniche.

 

Ivanov: definizione della parola dirigente

Ma il 1° marzo, quando gli aspiranti padroni pensavano che Ivanov si fosse corretto, il presidente mostrava a burattini e burattinai il significato delle parole leadership e coraggio. La sua notevole affermazione non mancherà d’ispirare molti altri, ora e in futuro: “Né la Costituzione né la mia coscienza mi permettono di dare un mandato a chiunque eroda la sovranità e l’indipendenza della Repubblica di Macedonia!” Riferendosi alla trappola della “piattaforma”, Ivanov sottolineava: “Con tale piattaforma, la sovranità e l’indipendenza del Paese sono in pericolo, subordinandolo a un altro Paese… Le fondamenta del Paese macedone vengono contestate. Mi aspettavo che i leader politici l’avessero categoricamente respinto, ma certuni le hanno messe all’asta, non capendo che in tal modo indicevano l’asta del Paese… ho pubblicamente chiesto a Zoran Zaev di rifiutare tale piattaforma… E’ contraria alla Costituzione della Repubblica di Macedonia. Allo stesso tempo, accettare una piattaforma straniera è un atto punibile…”

 

Non solo Ivanov non cedeva; ma attaccava apertamente e con argomenti chi progettava ulteriore destabilizzazione. Ora i congiurati hanno paura. Il tempo è contro di loro trovando una resistenza che non si aspettavano. La “comunità internazionale”, e non la Macedonia, si scioglie come neve al sole torrido.

 

Il tempo è contro i congiurati

In realtà, il tempo è contro i cospiratori. L’istituzione che dominava l’occidente da decenni, esemplificata dalle opposte e uguali dinastie dei Bush e Clinton e dai burocrati anti-europei di Bruxelles, perde rapidamente potere. Il suo piccolo odioso e megalomane psicopatico George Soros impazzisce. Ecco perché, mentre perdono, tali giocatori d’azzardo esasperano l’aggressione. Devono creare caos, violenze e destabilizzazione il più possibile. Se non altro, per dimostrare che sono ancora al potere. Ciò porta a molti errori e più si agitano più il cappio della storia gli si stringe al collo. Con l’elezione di Donald Trump perdono rapidamente il controllo degli Stati Uniti. Non si rendono neanche conto che al vertice dell’élite anglo-statunitense non serve più una grande dirigenza capace solo di saccheggiare l’economia reale e chiedere nuove guerre infinite e altra destabilizzazione all’estero. Ha indebolito l’economia reale e la struttura statale degli Stati Uniti, divenendo inutile e pericolosa anche per chi intendeva utilizzare il potere degli Stati Uniti per proteggere i propri interessi.

 

Come una vecchia cosca mafiosa perdente, va “ripulita”. Le grida di rabbia e dolore visti sui media degli Stati Uniti, al Congresso, nella vecchia macchina clintoniana nel DP, e nei circoli di John McCain & Co nel partito repubblicano, gli sporchi trucchi, le violenze di piazza dirette dal carrozzone di Soros, tutto questo non indica forza ma debolezza. Con il tempo le operazioni dentro e fuori gli Stati Uniti saranno sempre meno rilevanti, anche se ora cercano di far credere al mondo di essere duri e spaventosi.

 

Donald Trump non è un umanitario la cui missione è risolvere i problemi del mondo. Ma è evidente che la sua missione, il motivo per cui è stato eletto, è “ripulire” e rilanciare l’economia e la struttura statale degli Stati Uniti. Infatti, la ripulitura sarà relativamente più facile che non ricreare una solida economia produttiva smantellata dal successo dalle follie finanziarie: l’illusione che il denaro provenga da denaro, guerre e sporchi trucchi, invece che da lavoro ed investimenti nell’economia reale. Ma proprio perché Trump dovrà rilanciare l’economia reale degli Stati Uniti, è molto positivo per le molte nazioni vittime di Soros e del vecchio regime. La maggior parte delle battaglie che Trump dovrà combattere sarà interna.

 

Quando parla della lotta a SIIL e terrorismo, un osservatore non superficiale capisce che si tratta tanto di una lotta in famiglia quanto di una guerra estera. Il cosiddetto terrorismo moderno, almeno da quando l’Afghanistan di bin Ladin, è una forma “non rintracciabile” di guerra. Ora, tali forme surrettizie di guerra sono considerate inutili e controproducenti. Ma la lotta tra le due concezioni arriva ai vetrici dei servizi segreti. Si farà pulizia. Per il momento si tratta di guerra dell’informazione o “fughe di notizie”; con imminenti rivelazioni incriminanti, non da lontano (la mitologia della Russia, grande nemico), ma dall’apparato statale.

 

Lo stesso vale per la guerra alla droga, la lotta alle bande violente che controllano molti ghetti o centri delle città statunitensi. Le bande sono lì per un motivo: per distribuire sostanze stupefacenti di ogni tipo. Si tratta di grandi quantità di denaro che hanno distrutto la mente delle persone e il riavvio di un’economia reale. Molte agenzie, dentro o fuori l’apparato statale, mangerebbero da tale zozza ciotola. Vanno fermate. Gli Stati Uniti di Trump hanno bisogno di pace e tempo per concentrarsi sull’economia. Paradossalmente, i principali problemi degli Stati Uniti sono ora: lavoro e pace. Ciò naturalmente ha innescato un terremoto positivo in Europa. Un processo che interessa perfino le letargiche e suicide Francia, Germania e Italia. Sarà un processo piuttosto irregolare, ma il genio non tornerà nella lampada.

 

Per questi e correlati motivi, non importa quanta realpolitik si pretenda, Paesi come la Macedonia hanno molto da guadagnare dalla presenza della nuova amministrazione degli Stati Uniti. Le bande scatenate contro la Macedonia (prima fra tutte la macchina di Soros) sono indebolite alla fonte e nuovi strumenti dello “Stato profondo” saranno creati. La Macedonia e tanti altri Paesi sotto il tallone della Comunità Internazionale, hanno ora la possibilità di agire in modo indipendente, con grande cautela, ma con indipendenza. Le forze macedoni, reduci da una grande guerra di resistenza, possono fornire una guida ideale e programmatica al movimento crescente in molti Paesi dei Balcani che vuole finalmente passare dalla resistenza alla liberazione.

top