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sabato 16 settembre 2017

 

Buddhisti e Musulmani

 

Improvvisamente un nuovo fronte dell’odio religioso, nonché della “guerra mondiale a pezzi” in corso, rischia di aprirsi in Myanmar, la storica Birmania. In un Paese a maggioranza buddhista, protagonista negli scorsi anni di un’eroica resistenza nonviolenta che ha portato infine all’accantonamento del regime militare e a un governo democratico guidato dal Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, è in atto una violenta repressione contro una minoranza di religione islamica – i Rohingya – che presumibilmente mira a espellerli dal Paese stesso.
La situazione in realtà è complessa e andrebbe analizzata con attenzione; ma in ogni caso il pericolo è grande, sia per le vittime innocenti sia per il significato simbolico che la vicenda riveste.
Ciò ha sicuramente indotto alcuni tra i principali leader buddhisti mondiali – da Thich Nhat Hanh al Dalai Lama a intervenire pubblicamente, richiamando i Buddhisti birmani ai principi pacifici e compassionevoli del Dharma. Ci riferiamo soprattutto a un importante appello a cui in Italia ha aderito l’Unione Buddhista Italiana. Un appello che contiene un prezioso insegnamento. Cioè operiamo davvero per la pace se siamo pronti a vedere non sempre solo la malvagità altrui, ma innanzitutto il danno che dalla nostra stessa parte si viene facendo - talora anche con motivazioni comprensibili, perché il torto e la ragione non si dividono così nettamente come vorremmo. È di quello che dovremmo assumerci la responsabilità.
In ogni caso, così come è giusto che, di fronte ad atti di violenza i cui autori dichiarano di agire in nome dell’Islam, i Musulmani siano richiesti non solo di condannarli, ma di operare in ogni modo affinché ne siano estirpate le radici, e di agire affinché nei Paesi in cui sono maggioranza siano tutelate le minoranze, è giusto che si agisca con rigore quando a essere minoranza perseguitata sono i Musulmani.

 

I leader buddhisti condannano la violenza contro i Musulmani in Myanmar

 

Ai fratelli e alle sorelle buddhiste del Myanmar.
In quanto leader buddhisti mondiali, inviamo i segni della nostra amorevolezza e della preoccupazione per le difficoltà che la gente del Myanmar si trova ad affrontare in questo momento. Benché per il Myanmar sia un tempo di grande positivo cambiamento, noi siamo preoccupati per la crescente violenza etnica e per la persecuzione dei Musulmani nello Stato di Rachine e per le violenze contro i Musulmani e altri in tutto il Paese. 
I Birmani sono un nobile popolo, e i Buddhisti birmani hanno una lunga e profonda tradizione nella trasmissione del Dharma. Noi vogliamo dunque riaffermare di fronte al mondo e sostenere voi nella pratica dei più fondamentali principi buddhisti del non danneggiare gli altri, del mutuo rispetto e della compassione. 
Questi fondamentali principi insegnati dal Buddha sono il nucleo della pratica buddhista:
l’insegnamento buddhista è basato sui principi dell’astenersi dall’uccidere e dal causare danni;
l’insegnamento buddhista è basato sulla compassione e sulla reciproca cura;
l’insegnamento buddhista offre rispetto a tutti, a prescindere dalla classe, dalla casta, dalla razza e dal credo. 
Noi siamo dunque con voi affinché vi solleviate con coraggio per questi principi buddhisti, anche quando altri scelgano di demonizzare o danneggiare i Musulmani o altri gruppi etnici. È solo attraverso il mutuo rispetto, l’armonia e la tolleranza che il Myanmar può diventare una grande nazione moderna che reca beneficio a tutto il suo popolo e risplende come esempio nel mondo. 
Che tu sia un Sayadaw (abate) o un giovane monaco o una giovane monaca, che tu sia un Buddhista laico, ti prego, prendi la parola, alzati in piedi, riafferma queste verità buddhiste e nel Myanmar sopporta tutto con la compassione, la dignità e il rispetto donati dal Buddha.


Noi siamo con voi nel Dharma.

 

Ven. Thich Nhat Hanh
candidato al Premio Nobel 
Vietnam

 

Ven. Bhikkhu Bodhi
Presidente del Buddhist Global Relief
(il più importante traduttore a livello mondiale del Canone Pali)
Sri Lanka/USA

 

Dr. A T Ariyaratne 
Fondatore del Nationwide Sarvodaya Movement, 
insignito del Premio Gandhi per la Pace
Sri Lanka

 

Ven. Chao Khun Raja Sumedhajahn
Abate, Ajahn Chah Monastaries Wat Ratanavan 
Tailandia

 

Ven. Phra Paisal Visalo
Presidente del Buddhika Network, Buddhism and Society
Tailandia

 

Ven. Arija Rinpoche VIII
Abate del Tibetan Mongolian Cultural Center
Mongolia/USA

 

Ven. Shodo Harada Roshi. 
Abate del Sogenji Rinzai Zen Monastery 
Giappone

 

Achariya Professor J Simmer Brown
Direttore Buddhist Studies
Naropa Buddhist University
USA

 

Ven. Ajahn Amaro Mahathera
Abate Amaravati Vihara
Inghilterra

 

Ven. Hozan A Senauke
International Network of Engaged Buddhists
(presente in tutto il mondo)

 

Ven. Sr. Thich Nu Chan Kong
Presidente Plum Village Zen temples
Francia/Vietnam

 

Dr. Jack Kornfield Vipassana Achariya 
Coordinatore Western Buddhist Teachers Council 
USA

 

Lama Surya Das
Dzogchen Foundation International Vajrayana 
Tibet/USA

 

Ven. Zoketsu N. Fischer Soto Roshi
Abate della più numerosa comunità Zen in Occidente
USA/Giappone

 

Tulku Sherdor Rinpoche
Direttore del BI. Wisdom Institute
Canada

 

Sua Santità il XIV Dalai Lama
Premio Nobel 
Tibet/India

(In realtà il Dalai Lama non ha fatto in tempo a firmare questa lettera, ma ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato la sua preoccupazione per i Musulmani Rohingya del Myanmar. Ha richiamato ciascuno a continuare a praticare la nonviolenza e a difendere l’armonia religiosa, in quanto centrale per l antica e venerata cultura buddhista)

 

Noi siamo con i Rohingya e col Myanmar

 

Noi siamo coi Rohingya, così come con qualsiasi minoranza perseguitata nel mondo.

Nel levarci in solidarietà a questa popolazione, colpita da una grave violenza persecutoria condannata dalle Nazioni Unite e dalla comunità internazionale, lo facciamo mano nella mano con le principali autorità buddhiste del mondo - da Thich Nhat Hanh al Dalai Lama – che hanno lanciato un appello internazionale per denunciare tali persecuzioni, e per invitare la popolazione buddhista del Mynamar ad astenersi dalle violenze e ad operare per la loro cessazione, nel nome dello stesso Dharma buddhista e dei suoi nobili insegnamenti.

Tale appello è stato sottoscritto dall'Unione Buddhista Italiana, e successivamente diffuso e valorizzato da esponenti delle stesse comunità islamiche italiane, solitamente invitate a loro volta a dissociarsi da episodi di violenza legati all'Islam. Esso si iscrive in un più ampio orizzonte di autorevoli pronunciamenti, che da Papa Francesco all'Imam di al-Azhar hanno visto in prima fila proprio le autorità delle principali tradizioni spirituali: se il male del settarismo e del fanatismo integralista costituisce un pericolo per ognuna di esse, è proprio al loro interno che possiamo rintracciare oggi i primi e migliori antidoti a tali malattie.

Nell'auspicare un'immediata cessazione delle violenze e una pronta riconciliazione delle nobile popolazione birmana in tutti suoi elementi, uniamo dunque la nostra voce a questi autorevoli appelli, chiedendo alle nostre istituzioni di non tacere e di agire concretamente rispetto a quanto sta accadendo. Nella comune lotta civile e spirituale all'ignoranza, all'odio e ad una distruttiva avidità, i valori condivisi della conoscenza e della compassione costituiscono per noi la solida base del dialogo e della riconciliazione, tanto in Myanmar quanto nelle nostre città e nel mondo intero.

Invitiamo la cittadinanza e le istituzioni di Torino e del Piemonte
a un incontro pubblico venerdì 22 settembre alle 18
al centro italo-arabo Dar Al-Hikma, a Torino in via Fiochetto 15.

Interverranno soprattutto esponenti della comunità islamica e di quella buddhista.

 

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