euronews.com - Sep 06, 2017 - Aumenta la pressione internazionale sulla leader birmana e Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi per fermare le violenze contro la minoranza musulmana rohingya in fuga verso il Bangladesh. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha insitito sul rischio che la crisi destabilizzi l’intera regione e chiesto l’adozione di uno statuto legale per i rohingya. “Riceviamo costantemente rapporti sulle violenze perpetrate dalle forze di sicurezza del Myanmar, compresi attacchi indiscriminati. Questo non fa che esacerbare la situazione e spingere verso il radicalismo. Non si può più rinviare un piano per affrontare le cause di questa crisi. È di vitale importanza concedere ai musulmani dello Stato Rakhine la cittadinanza o per lo meno un qualche tipo di statuto legale che gli consenta di condurre una vita normale” ha detto Guterres. Le violenze nei confronti dei rohingya sono riesplose lo scorso 25 agosto. Si calcola che da allora almeno 123.000 persone siano fuggite dal Myanmar verso il vicino Bangladesh, privo dei mezzi necessari a gestire un esodo di massa. Gli attriti e le violenze tra la maggioranza buddista e la minoranza musulmana – costate la vita negli ultimi giorni ad almeno 400 persone – sono vecchie di decenni nell’ex-Birmania, innescate non ultimo dagli attacchi perpetrati da gruppi musulmani radicali.


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Sep 06, 2017

 

Il mondo islamico si mobilita per fermare il massacro dei Rohingya

 

Dall'Afghanistan al Kurdistan iracheno fanno rivolto appello alle Nazioni Unite per chiedere un intervento atto a fermare il genocidio in corso ai danni dei musulmani Rohingya del Myanmar.

 

Il ministero degli Esteri di Kabul ha rivolto un appello alle Nazioni Unite per chiedere un intervento atto a fermare il ''genocidio'' contro la minoranza musulmana dei Rohingya in corso in Myanmar. Come si legge in un comunicato, la diplomazia afghana ritiene infatti che l'esercito birmano si stia macchiando di crimini contro l'umanità e chiede all'Onu di indagare.

 

''Condanniamo i crimini contro i nostri fratelli in Myanmar. E' un crimine contro l'umanità, contro la minoranza dei musulmani che vive in Myanmar. Chiediamo alle organizzazioni internazionali e alle istituzioni per la protezione dei diritti umani di indagare'', ha detto Sebghatullah Ahmad, vice portavoce del ministero degli Esteri afghano.

Anche il ministero per la Religione del Kurdistan iracheno ha condannato le ''azioni brutali'' commesse in Myanmar.

 

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha manifestato "profonda preoccupazione" per la situazione dei Rohingya durante un colloquio telefonico con la leader birmana e Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, sulla quale piovono le critiche della comunità internazionale per il suo silenzio sulle violenze nello stato di Rakhine. "Il mondo intero, Paesi islamici per primi, è profondamente preoccupato per l'escalation di attacchi contro i Rohingya", ha detto Erdogan ad Aung San Suu Kyi, secondo fonti della presidenza turca citate dall'agenzia di stampa ufficiale Anadolu. Domani Mevlut Cavusoglu, il ministro degli Esteri del governo di Ankara, si recherà in Bangladesh e incontrerà i rifugiati.

Questo mentre e' gia' in corso l'emergenza profughi nel distretto di Cox's Bazar, in Bangladesh, dove le agenzie umanitarie hanno difficoltà a gestire l'arrivo in massa di Rohingya in fuga dalle violenze nel vicino stato birmano di Rakhine.

 

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