Fonte: http://www.informationclearinghouse.info https://comedonchisciotte.org/ 22 settembre 2017
Dopo Harvey & Irma ecco gli effetti della Shock Doctrine Amy Goodman Intervista Naomi Klein traduzione Bosque Primario
AMY GOODMAN: Siamo su Democracy Now!, democracynow.org, The War and Peace Report. Sono Amy Goodman. Questo caos climatico, che sembra non arrestarsi più, ha spinto numerose celebrità a mettere in guardia contro i pericoli del riscaldamento globale. Martedì scorso durante il telethon “Hand in Hand” che seguiva passo passo l’andamento dell’uragano, Stevie Wonder ha lanciato un messaggio a chi nega i cambiamenti climatici riproponendo un pezzo classico “Stand By Me”. STEVIE WONDER: Dovremmo cominciare a parlare e ad amare il nostro pianeta e chiunque creda che non esista nessun riscaldamento globale deve essere un cieco oppure una persona-non-intelligente. AMY GOODMAN: Anche la leggenda della musica Beyoncé ha voluto denunciare gli effetti del cambiamento climatico durante il telethon “Hand in Hand: A Benefit for Hurricane Relief “. BEYONCÉ: Ogni giorno gli effetti dei cambiamenti climatici stanno sconvolgendo tutto il mondo Proprio la settimana scorsa, abbiamo visto la devastazione dei monsoni in India, un terremoto 8,1 in Messico e tanti altri uragani catastrofici. Irma da sola ha lasciato una scia di morte e distruzione dai Caraibi alla Florida, agli Stati Uniti del Sud. Dobbiamo essere preparati per quello che verrà. Quindi, stasera, facciamo insieme uno sforzo collettivo per levare le nostre voci, per aiutare le nostre comunità, per rincuorare i nostri spiriti e per guarirli. AMY GOODMAN: Questa era Beyoncé. E adesso passeremo un’ora insieme a Naomi Klein, autrice nel nuovo libro No Is Not Enough: Resisting Trump’s Shock Politics and Winning the World We Need. Il libro è appena entrato tra i finalisti del National Book Award, o meglio Naomi è entrata tra i finalisti. E allora Naomi, abbiamo visto Beyoncé, abbiamo anche visto Stevie Wonder, ma tu puoi dirci qualcosa del networks — Non parliamo né di Fox—MSNBC o della CNN che a malapena hanno menzionato parole come “climate change” anche se quando succedono eventi orribili come questo, provocati dal caos climatico, fanno delle dirette di 24 ore al giorno — . Dopo Uno dei nostri ultimi servizi “Season of Smoke: In a Summer of Wildfires and Hurricanes” – mio figlio mi ha fatto una domanda ” Ma perché sta andando tutto storto?” – Bene, né la CNN, né la MSNBC glielo hanno saputo spiegare. Ma cosa dobbiamo dire, non solo su quanto dice il Presidente Trump, ma anche sulla mancanza di copertura mediatica su questo argomento e sulla mancanza di informazioni sulle connessioni che esistono tra gli ultimi terribili uragani, già passati e in arrivo, sugli incendi, le tempeste, la siccità e su tutte le altre catastrofi che succedono nel resto del mondo e che ci fanno impallidire se mettiamo a confronto il numero dei decessi avvenuti nel nostro paese con i 1.300 provocati dalle inondazioni nel Sud asiatico ? Quindi, questo è il mondo estremo — stiamo cominciando a intravederlo — quel mondo dal quale avevano cercato di metterci in guardia. E sentiamo frasi come “la nuova normalità”, ma queste sono parole è un po’ fuorvianti, perché non credo che – in queste cose – esista una normalità. Vedi, è esattamente la imprevedibilità che dobbiamo cercare di capire. E penso che un mondo più caldo significhi solo che ci sono sempre meno intervalli tra un evento estremo e un altro. AMY GOODMAN: Quindi adesso abbiamo il sindaco di Houston, Sylvester Turner, che ha annunciato di aver nominato Chief Recuperation Officer di Houston, l’ex CEO della Shell Oil Company, Marvin Odum. Turner ha dichiarato in una intervista: “Con tutte le risorse e gli ingegni che esistono a Houston, per me è stato un passo naturale cercare qualcuno capace di risolvere i problemi e creare partnership pubblico-privato, e cercarlo fuori dallo staff del mio municipio, qualcuno desideroso di aiutarci nella ricostruzione dopo inondazioni senza precedenti. … Marvin E. Odum è la persona giusta per questo lavoro, alla luce di tutto quello che ha fatto nell’ambito dell’industria energetica con i governi e non solo, dopo aver affrontato avversità commerciali come l’enorme mazzata che è arrivata con l’uragano Katrina all’industria del petrolio e del gas “. E con questo arriviamo al tuo libro The Shock Doctrine: The Rise of Disaster Capitalism. Quando ci si trova in mezzo ad un disastro, come si deve affrontare per trasformarlo in una opportunità? NAOMI KLEIN: Bene, voglio dire noi dobbiamo reagire a crisi come questa. Le crisi sono messaggi. Sono messaggi che ci dicono che qualcosa non funziona nel sistema. Sai, non si tratta solo di disastri naturali. Si tratta di disastri che sono diventati qualcosa di innaturale, che sono diventati innaturalmente delle catastrofi, certamente per effetto dell’impatto del cambiamento climatico, ma anche per effetto della deregulation, per effetto dellediseguaglianze e delle ingiustizie razziali. E l’industria del petrolio ne è il centro nevralgico. Se guardiamo al modo in cui una tempesta si trasforma da disastro in catastrofe, come è successo con Harvey, vediamo dove si può arrivare quando l’impatto dell’intersezione dei flussi dell’acqua, impatta con una industria del petrolio e del gas che sono state deregolate e con una industria petrolchimica capace di creare una infernale zuppa tossica, come tu hai ampiamente detto, Amy, giusto? E la stessa cosa accade con la violenza delle tempeste, che diventano ancora più forti per effetto dell’impatto globale provocato da queste e anche da altre industrie. Quindi, l’industria del petrolio e del gas sta rendendo più violento l’impatto delle tempeste a livello locale, cosa che abbiamo visto in città come Houston, e poi a livello mondiale, e questo per un effetto cumulativo della combustione di tutti questi carburanti fossili. E allora, chi andiamo a cercare per fare il responsabile della ricostruzione se non un ex CEO della Shell Oil, una delle più grandi società petrolifere che conosciamo — e di cui conosciamo le responsabilità — per l’impatto delle emissioni globali che provengono essenzialmente dalla combustione di materiali fossili. Questa roba dovrebbe essere lasciata dove sta e non dovrebbe essere usata. E questo parlando della Exxon, della Shell, della BP e delle altre società dell’industria e naturalmente del carbone, perché hanno tutte contribuito a rendere ancora più grave questo disastro. Quindi è davvero un mondo che si sta andando al rovescio, un mondo in cui quelli che sono i responsabili, quelli che dovrebbero pagare il conto dei disastri prodotti, invece vengono chiamati, come esperti, a pianificare come spendere il denaro pubblico, cosa questa che è una vera necessità ma che dovrebbe — in un mondo che avesse una mente sana — essere speso per progettare una transizione veloce verso il 100% di energie rinnovabili, usando tutte le tecnologie disponibili. Un progetto che potrebbe in effetti essere ridisegnato in tempi brevissimi e in modo equo e giusto, ma questo significherebbe che le persone che sono state maggiormente danneggiati dal modo di fare di oggi, quelle comunità che sono state avvelenate da queste industrie, quegli uomini che hanno respirato l’aria tossica, dovrebbero essere in prima fila nel possedere e nel controllare come si produce la loro propria energia rinnovabile, lavorandoci dentro, ecco, assicurandosi che i lavoratori che perdono il posto di lavoro perché le vecchie industrie chiudono, vengano prontamente riqualificati e impiegati nella produzione e nella economia di una nuova energia pulita. Beh, pensiamo davvero che la Shell possa essere il buon pastore per guidare un processo come questo? Ovviamente no. Quindi abbiamo bisogno in questo momento di cacciare via un sacco di gente. AMY GOODMAN: Qualcuno ha consigliato di dare agli uragani il nome di queste compagnie. NAOMI KLEIN: Yeah, mi piace quest’ idea. Oppure potremmo chiamarli semplicemente “Rex.” AMY GOODMAN: Vorrei andare ora da Bryan Parras, che ci ha accompagnato in un “toxic tour” di Houston subito dopo le devastazioni del Hurricane Harvey, un tour tossico guidato da una persona che lavora per la Sierra Club e che lavora su quelle che chiamano comunità che vivono sulle ultime linee di difesa — non vivono proprio al front-line, ma vivono dove comincia la zona-rischio, come la ExxonMobil a Baytown. Parla l’attivista per la giustizia ambientale Bryan Parras. BRYAN PARRAS: Stiamo andando a Baytown. Baytown è la sede della Exxon, uno stabilimento molto vecchio ed è il secondo in ordine di importanza per la Exxon. Questo stabilimento è stato inondato durante l’uragano, e potrebbe essere ancora allagato. Non ci sono ancora stato. Ma si sono visti degli enormi bagliori, documentati da USA Today, provocati dall’incendio dalle sostanze chimiche, quando si è interrotto il processo di lavorazione. AMY GOODMAN: E a questo tipo di aziende è stato concessa qualche deroga per bruciare tutto questo materiale che rilascia tante tossine? BRYAN PARRAS: Beh, diciamo che in una situazione di normalità, dovrebbero rispettare dei limiti sul tempo massimo in cui possono bruciare i materiali. In questo caso, l’EPA ha concesso una deroga per cui non si prevedono penalità per il superamento dei limiti di tempo previsti. AMY GOODMAN: Stiamo vedendo un cartello che dice “Kinder Morgan. Attenzione, attraversamento del gasdotto”. BRYAN PARRAS: E’ vero e appena 10 metri dietro c’è una casa di qualcuno. La casa di qualcuno che vive proprio in quel posto. AMY GOODMAN: Chi parla è Bryan Parras del Sierra Club – t.e.j.a.s., un gruppo ambientale, che ci porta attraverso il Texas, in un “tour tossico” di Houston e dello Houston Ship Channel. E questo è il percorso dell’uragano Irma mentre la sua forza stava crescendo e stava per a abbattersi sui Caraibi prima di dirigersi verso la Florida. Donald Trump ha usato l’uragano Irma come scusa fare dei tagli fiscali ai ricchi. Questo è Donald Trump che parla, la scorsa settimana, mentre stanno arrivando gli uragani. PRESIDENT DONALD TRUMP: Per creare più prosperità a casa nostra, stiamo discutendo di un piano per fare dei tagli fiscali importanti e per fare una riforma fiscale e penso che, con quello che è successo con questo uragano, io devo chiedere una forte accelerazione per questi tagli. AMY GOODMAN: “Una accelerazione” sui tagli fiscali. Naomi Klein? NAOMI KLEIN: Sì, e da allora lo ha perfino ribadito. Ma quello che deve far riflettere è che in quel momento Irma non era ancora arrivato a fare danni. Lo sai, nel corso degli anni, ho documentato certi casi di leader politici tanto furbi da fare affermazioni subito dopo una qualche catastrofe, tanto per rincarare la dose e per spingere la gente a pensare di approvare dei progetti a favore di un certo programma, delle multinazionali, che rende ancora più grave il problema che ha causato la crisi. L’esempio classico di questo è Katrina, dove subito dopo quella catastrofe, creata dalla collisione di correnti calde, un tipo di uragano, che vediamo sempre più frequentemente mentre il pianeta si surriscalda, che si abbatte su una popolazione debole e trascurata, che non può gestire un’evacuazione, che ha abbandonato la gente di New Orleans, per cinque giorni, sui tetti delle case o nel Superdome. E poi è arrivata la risposta: “Bene, demoliamo completamente il sistema dell’edilizia popolare” giusto? Quindi, ho documentato che quando arrivò Katrina si aspettava almeno qualche giorno, prima di dire: “Dobbiamo demolire gli alloggi popolari e poi non riapriremo le scuole” – forse hanno aspettato 10 giorni, forse due settimane, Amy. Ma Trump ha sicuramente battuto tutti i record – usando un uragano che doveva ancora doveva toccare gli Stati Uniti – per dire: “Beh, questo è il motivo per cui dobbiamo sbrigarci ad approvare i miei tagli fiscali”.Penso che Bill McKibben lo ha spiegato bene. Ha detto “In un mondo sano, si chiederebbe di dare un taglio al carbone, non di fare tagli fiscali”. Ma davvero … ancora una volta, questo è un mondo che va a rovescio? In un momento come questo, dove si stanno per presentare ai governi delle leggi multi-milionarie per sospendere il pagamento delle tasse e per la ricostruzione – e questi sono già pronti perché Harvey è già arrivato e sicuramente avremo bisogno di più soldi dalle multinazionali. E ricordiamoci che il progetto fiscale di Trump concederebbe dei tagli fiscali alle multinazionali come non se ne vedevsno da molti decenni. E’ questo quello che Trump vuole fare – vedremo come finirà dopo i negoziati, ma il suo obiettivo iniziale era tagliare le imposte sulle imprese fino al 15%, giusto? Certo, però così fallisce il governo. Dove troverà i soldi per pagare l’impatto del cambiamento climatico? Quindi questo è proprio l’approccio sbagliato. Ma, in effetti, quello che ho sostenuto nel pezzo di cui parlavi prima voleva rivelare qualcosa e cioè, non della dottrina dello shock, ma della crisi del cambiamento climatico, che è una minaccia molto profonda per il diritto ideologico, per quelle persone che hanno previsto quella visione radicale del mondo che Joseph Stiglitz ha definito fondamentalismo del mercato, che ha messo al suo centro privatizzazioni, deregolamentazioni e tagli fiscali, compensando i mancati introiti con massicci tagli alla spesa sociale, tutto per dare una mano agli affari-delle multinazionali-degli-amici, e a incarcerazioni di massa e da una cintura di persone disposte a tutto per mantenere questo modello economico, giusto? Si tratta dell’agenda neoliberista, che si scontra frontalmente con quello che dobbiamo fare per fronteggiare la crisi del clima, perché ovviamente bisognerà tassare le società e i ricchi che dovranno pagare un conto piuttosto pesante, per tutto quello che stiamo passando e per quello che stiamo solo intravedendo. Naturalmente è necessario dare delle regole alle multinazionali in modo che non continuino a inquinare e a rendere il problema ancora più pesante. Quindi, il motivo per cui persone come Trump negano il cambiamento climatico non è perché siano convinti che la scienza sbagli. È perché se la scienza ha ragione – ed è vero – allora tutto il loro progetto ideologico, che è un progetto estremamente redditizio per i ricchi, cade a pezzetti, perché dovremo metterci in linea e dovremo tassare i ricchi. Vedi, dobbiamo costruire una sfera pubblica e ancora più importante è che dobbiamo trasformarla e, dovremo seguire la strada che ci porterà dove si trova l’ energia che ci serve, dovremo cambiare il modo in cui ci muoviamo. Dobbiamo reinventare le città e non ci sarà modo che quel progetto politico-economico possa sopravvivere all’azione di un vero cambiamento climatico. Ecco perché negano che sia in atto il cambiamento climatico. Non dobbiamo preoccuparci su cosa pensino della scienza. Non si tratta della scienza. Si tratta delle conseguenze, delle conseguenze politiche ed economiche della scienza. AMY GOODMAN: Dopo la pausa, vogliamo parlare – di quelle cose che hai presentato, cose che molti pensano che dovrebbe dire il Democratic Party e che dovrebbe mettere al primo posto nel suo programma alternativo e ancora: dove sta il Democratic Party in questo momento. Voglio chiederti del sistema sanitario. Bernie Sanders ha presentato un disegno di legge per l’assistenza sanitaria per single-payer, così negli Stati Uniti, ci sarà Medi-care per tutti. Voglio parlare con te di Hillary Clinton che ha ricominciato a parlare ed ha attaccato Bernie Sanders — anche se, naturalmente, ha attaccato anche Donald Trump — e voglio parlare di altre storie, per esempio, lo scorso fine settimana è stato anche l’anniversario di Occupy Wall Street qui a New York. Siamo su Democracy Now! con la nostra ospite Naomi Klein, appena nominata finalista per il National Book Award per il suo ultimo libro : No Is Not Enough: Resisting Trump’s Shock Politics and Winning the World We Need.
Link : http://www.informationclearinghouse.info/47839.htm 19.09.2017
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