Scene di panico per il terremoto in Messico, giornalista scappa via dalla diretta del TG


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Giovedí 21 Settembre 2017

 

Il Messico senza pace conta i danni del sisma

di Roberto Da Rin

 

Si chiama “Cinturon de fuego del Pacifico” ed è quel semicerchio ad alta intensità sismica che unisce l’America con l’Asia. È qui che avviene il 90% dei terremoti e l’80% di quelli più devastanti. Il sisma di martedì, 7,1° della scala Richter, è stato meno potente del precedente, quello dell’ 8 settembre (8,4°) ma l’epicentro è stato più vicino a Città del Messico, megalopoli di 20 milioni di abitanti. 

Il numero dei morti, comunicato dalla Protezione civile, è di 225 ma vi sono molti dispersi. Sono quasi 5milioni le case, i negozi e gli edifici rimasti senza elettricità. Gran parte delle abitazioni senza elettricità si trovano nella zona della capitale e negli Stati di Guerrero, Morelos, Puebla, Oaxaca, e Tlaxcala. Lo riferisce la compagnia elettrica nazionale citata dai media locali. Oggi le prime stime dei danni.

A Città del Messico i quartieri più colpiti sono La Roma e Condesa, due zone centrali, di ristoranti e punti di aggregazione. Nel pomeriggio di martedì, dopo la scossa, si sono formati sedici chilometri di caos e solidarietà: Avenida de los insurgentes, una delle principali arterie della città, si è trasformata in un serpentone di auto in coda, tutte dirette fuori dalla città. 

Quest’ennesima catastrofe avviene nel giorno dell’anniversario del violentissimo terremoto del 1985 che provocò 10mila morti. Era il 19 settembre di 32 anni fa. 

All’origine di quest’ultimo sisma vi è il movimento delle placche tettoniche, che provoca un enorme rilascio di energia. In particolare, sarebbe proprio la placca di Cocos - una placca tettonica situata lungo la Costa del Messico che ogni anno si sposta circa di 3 centimetri -, la causa scatenante dell’ultimo terremoto. Stavolta però l’energia rilasciata deriva da una flessione verso il basso della placca piuttosto che da uno slittamento come avviene di solito.

La Croce Rossa messicana è impegnata nelle operazioni di soccorso a Città del Messico con 39 ambulanze, sette veicoli per il “soccorso urbano” e 217 paramedici.

L’emergenza terremoto colpisce un Paese che vive con tensione una guerra commerciale con gli Stati Uniti, sottotraccia ma indubitabile. Il presidente Donald Trump non perde occasione per rilanciare provocazioni riguardo ai Trattati in vigore con il Paese latinoamericano e all’intenzione di riscriverli. Non solo, tra meno di un anno, il primo luglio 2018, vi saranno le elezioni presidenziali, in un clima di scontento sociale. L’attuale leader, Henrique Peña Nieto, raccoglie solo il 20% dei consensi, dopo aver toccato un minimo del 12 per cento. Non sarà comunque rieleggibile, perché in Messico non è consentita la rielezione. In prima linea c’è Manuel Lopez Obrador (di centro-sinistra), che per ora raccoglie il maggior numero di consensi. 

A dispetto dei pericoli insiti nell’alto grado di esposizione del Messico ai terremoti, il Paese ha un ruolo centrale nell’economia latinoamericana e nelle relazioni con Stati Uniti ed Europa. Sono presenti migliaia di imprese italiane, più di 6mila. Il direttore generale di Pro México, Paulo Carreño, poche settimane fa ha presentato le opportunità di investimento per le nostre imprese in Messico, illustrando i motivi per cui è conveniente allacciare accordi tra i due Paesi. Attualmente il Messico occupa il quindicesimo posto nella classifica delle economie mondiali, ma le stime indicano che il suo ruolo è destinato a crescere. In un recente meeting organizzato da Lide Italia, Gruppo di business leader, sono intervenuti Emanuele Pedrana, Presidente di Olsa Mexico e Andrea Conte, Ceo OMP Mechtron che hanno presentato le loro case history di successo. Difficile parlare di business dopo un sisma, ma considerata la frequenza dei terremoti, i presidenti messicani ricordano senza cinismo, ma con realismo (non)magico latinoamericano, che « nuestra vida sigue». Anche con i sismografi in continua sollecitazione.

 

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