http://www.nigrizia.it/ Mercoledì 24 maggio 2017
Sfollati, in Congo più che in Siria di Marco Simoncelli
Un rapporto del Norwegian Refugee Council rivela che conflitti e violenze nel 2016 hanno costretto 6,9 milioni di persone a lasciare le proprie case per divenire sfollati interni. Prendendo in considerazione questo dato, in Repubblica Democratica del Congo il loro numero è stato superiore a quello di Siria e Iraq. Ecco il perché.
Guerre e crisi umanitarie (molti dei quali dimenticati) non causano solo flussi di rifugiati che fuggono oltre i confini dei loro paesi, ma anche un gran numero di sfollati interni ai quali però non sempre viene dato lo stesso peso. Conflitti, violenze uniti ai sempre più numerosi disastri naturali hanno costretto più di 31 milioni di persone a lasciare le loro abitazioni per stabilirsi in altre zone relativamente più sicure all’interno dei loro paesi l’anno scorso, l’equivalente di una persona ogni secondo. Ad arrivare a queste conclusioni sono stati i ricercatori dell’Centro di monitoraggio dei trasferimenti forzati interni (Idmc) e dal Consiglio norvegese dei rifugiati (Nrc) in un rapporto pubblicato nei giorni scorsi, dal quale emerge un dato impressionante: il paese con il maggior numero di sfollati interni risulta essere la Repubblica democratica del Congo (RdC) che supera tutte le altre crisi in corso a livello mondiale.
La crisi dimenticata L’instabilità dovuta ai diversi fronti di conflitto interni che affliggono da decenni la nazione dell’Africa centrale, ha causato più di 922mila nuovi sfollati interni nel 2016. Il numero più alto mai registrato dai ricercatori norvegesi, superiore a quelli di contesti mediaticamente più importanti come Siria (824 mila), Iraq (659 mila), Afghanistan (653mila), Nigeria (501mila) e Yemen (478mila).
Perché i congolesi fuggono Dire che la Rd Congo è uno dei paesi più poveri al mondo, al 176° posto su 188 per indice di sviluppo umano, dove 1 bambino su 10 muore prima di aver raggiunto i 5 anni e dove il reddito pro-capite è di 485 dollari all’anno, aiuta già un po’ a capire il contesto da cui i congolesi fuggono.
Troppo ricco per stare in pace Come biasimare dunque i congolesi che lasciano le loro abitazioni al primo sentore di instabilità? Ormai per queste genti vivere in queste condizioni fa parte della quotidianità. La verità è che la Rdc è un “paese ricco da morire» come affermato recentemente dall’attivista congolese John Mpaliza. La situazione drammatica è legata infatti allo sfruttamento delle risorse minerarie e naturali che abbondano: oro, rame , diamanti e poi coltan, cobalto, tantalio, tungsteno e stagno (fondamentali per l’industria elettronica). Gli interessi in gioco sono altissimi e a livello geo-economico fa buon gioco che il paese resti instabile in modo che il prezzo di certi prodotti resti basso. Di fronte a questo sistema mondiale a poco può servire il nuovo regolamento sui minerali insanguinati approvato definitivamente lo scorso aprile dall’Unione Europea (tra l’altro dai contenuti piuttosto annacquati dalle lobbies, pur restando un buon passo in avanti), specie se contemporaneamente il presidente Usa Donald Trump decide di deregolamentarne l’importazione dall’altra parte dell’atlantico, modificando il tanto sudato Dodd Frank act del 2010.
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