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Martedì 06 giugno 2017

 

Quindici anni (e più) di orrori

di Marco Cochi

 

Uccisioni di massa e altre gravi violazioni dei diritti umani sono state documentate in una dettagliata relazione che evidenzia gli effetti dei molteplici conflitti scoppiati tra il 2003 e il 2015 nella Repubblica Centrafricana. In attesa di una Commissione per la verità e la riconciliazione. 

 

Lo studio è stato condotto sulla base della risoluzione S/RES/2301 (2016) del Consiglio di Sicurezza che ha incaricato la Missione Onu di mantenimento della pace nella Repubblica Centrafricana (Minusca) di monitorare e indagare, per poi relazionare sulle violazioni del diritto umanitario e gli abusi dei diritti umani commessi dal 2003 al 2015 nella Repubblica Centrafricana.

Il report è stato realizzato con la collaborazione del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), dell’ufficio dell’Alto commissario Onu per i diritti umani (Ohchr) e dell’ufficio del Rappresentante speciale delle Nazioni Unite per le violenze sessuali in situazioni di conflitto.

Il progetto di mappatura ha avuto inizio l’11 maggio 2016, in coincidenza con la prima giornata nazionale della memoria per le vittime dei conflitti nella Repubblica Centrafricana, ed è stato completato in un anno.

Attraverso il lavoro di otto ricercatori, lo studio ha esaminato più di 1.200 documenti riguardanti 620 episodi di violazioni dei diritti umani, compresi gli sconvolgenti resoconti di interi villaggi rasi al suolo nel corso di rappresaglie, numerose testimonianze di stupri di gruppo compiuti ai danni di donne e bambine di appena cinque anni, esecuzioni extragiudiziali, decessi avvenuti in seguito a torture o a gravi maltrattamenti nei centri di detenzione, gravi crimini su base etnica e religiosa, il reclutamento di migliaia di bambini soldato da parte di gruppi armati e reiterati attacchi contro gli operatori umanitari e personale delle forze di pace Onu.

Il rapporto ricostruisce cronologicamente le violenze commesse durante il governo del presidente François Bozizé, fino ad arrivare all’elencazione dei crimini commessi dall’ex coalizione di ribelli Seleka, che nel marzo 2013 ha deposto Bozizé.

Inoltre, la disamina raccoglie anche le violenze commesse dalle diverse fazioni nate dall’ex alleanza di ribelli musulmani e dalle milizie cristiano-animiste anti-Balaka (anti machete in lingua mandja).

Nel documentare le violazioni e gli abusi del passato, la mappatura si prefigge l’obiettivo di stimolare gli sforzi nazionali e internazionali per garantire protezione e giustizia alle vittime di questi crimini. Secondo il report, il governo e tutti gli attori nazionali, con l’assistenza della comunità internazionale, devono collaborare fattivamente per porre fine alla cultura dell’impunità.

Il Forum di Bangui del maggio 2015 aveva riconosciuto che per promuovere la riconciliazione nel paese, erano fondamentali gli sforzi per assicurare alla giustizia le persone sospettate di aver commesso omicidi o stupri durante la guerra civile, che ancora godono della totale impunità e in alcuni casi convivono con le loro stesse vittime.

Oltre a operare la ricostruzione delle gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, lo studio propone una strategia per il possibile sviluppo di meccanismi per stabilire la verità e fornire le garanzie affinché tutto questo non si ripeta.

Sulla base del materiale raccolto, il report propone settori prioritari per le indagini che dovrà portare avanti la Corte penale speciale per la Repubblica Centrafricana, istituita per indagare sui crimini commessi dai diversi gruppi armati dal 2003.

La relazione ribadisce l’urgente necessità di istituire una Commissione per la verità e la riconciliazione, e riconosce la difficoltà nel garantire la sicurezza nella Repubblica Centrafricana. Per questo, raccomanda alcune iniziative da intraprendere immediatamente per avviare il processo di giustizia di transizione, compreso lo sviluppo di un approccio nazionale al controllo dell’operato delle forze di sicurezza e di difesa. 

 

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