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14 aprile 2016

 

L’autostrada del jihad

di Guido Dell'omo

 

L’inviato russo per le Nazioni Unite Vitaly Churkin avverte: “La Turchia questa settimana ha fatto confluire migliaia di terroristi verso la Siria, più precisamente verso Aleppo, con il chiaro intento di destabilizzare l’area e di minacciare il cessate-il-fuoco raggiunto dopo tanto sangue versato”

 

Il mercoledì di questa settimana è iniziato con un’invocazione che suona, se non ambigua, quantomeno particolare: “Gli Stati Uniti devono fare tutto il possibile affinchè venga bloccato il flusso di terroristi che passano dalla Turchia per andare in Siria” ha chiesto a gran voce l’inviato alle Nazioni Unite Vitaly Churkin. Ma cosa significa esattamente? Perché esprimersi in questo modo, che lascia poco spazio alle interpretazioni, proprio ora? Tale richiesta non è stata mossa a caso. Proprio in questi giorni sia il Consiglio di Sicurezza che lo stesso Staffan de Mistura avevano espresso la loro preoccupazione riguardo l’aumento delle tensioni intorno alla città di Aleppo. Due giorni fa de Mistura aveva chiamato da Teheran, in video-conferenza, i membri del Consiglio per discutere l’aumento delle tensioni nelle province di Aleppo, di Hama e di Damasco.

Successivamente, quando Churkin stava per giungere al termine del suo incontro con i membri del Consiglio, gli era arrivata la conferma da de Mistura che avvertiva: “Il fronte di Al-Nusra ha lanciato un’offensiva contro le forze Siriane nella regione intorno ad Aleppo.” E’ stato allora che, informati i membri del Consiglio di Sicurezza, sono cominciate a sorgere le prime preoccupazioni riguardo al flebile cessate il fuoco raggiunto a febbraio. “La situazione è molto complicata e alcuni membri temono che un’escalation della situazione potrebbe portare all’interruzione della tregua da poco raggiunta”, ha detto un diplomatico del Consiglio. Poco dopo l’esercito russo confermava che, in base alle informazioni della propria intelligence, uno schieramento di 10.000 terroristi aveva circondato Aleppo ed era pronto ad attaccare la città.

Questo momento ha rappresentato il climax del percorso, scandito da un crescendo di tensioni, intrapreso dopo il cessate il fuoco. Ma anche le incomprensioni non sono mancate, e, neanche a farlo posta, sono scaturite direttamente da oltreoceano. Mentre Mosca ha cominciato a lamentare il chiaro ruolo della Turchia nel far transitare armi e uomini per foraggiare Al-Nusra in Siria, dall’altra parte l’inviato degli Stati Uniti Samantha Power dichiarava in una conferenza stampa la pericolosità di un contro-attacco delle forze siriane. “Sarebbe devastante per i cittadini di Aleppo e per l’integrità del processo negoziativo in Siria” ha avvertito. Una dichiarazione che ha lasciato interdetti molti. Churkin ha provato a levare la sua voce dimostrando per l’ennesima volta l’impegno della Russia nella lotta contro il terrorismo. Ma a questo punto si è capito che Stati Uniti e Turchia possono agire liberamente in Medio Oriente, perseguendo i loro piani senza nessun disturbo internazionale. La Turchia tiene sempre più sotto scacco i suoi “alleati” occidentali. D’altronde, ormai una settimana fa, si è permessa l’ennesima minaccia: “Se i curdi siederanno al tavolo delle trattative di Ginevra, noi non parteciperemo.”

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