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06 apr 2016

 

Ankara: “Togliere la cittadinanza ai kurdi del Pkk”.

Nazionalisti: “Spianiamo le città”

 

Prosegue la campagna militare contro la popolazione kurda a sud-est: ieri dichiarato il coprifuoco a Silopi, c’è già la prima vittima

 

Roma, 6 aprile 2016, Nena News –

 

Dopo Cizre, Sur, Nusaybin , Silvan, Hakkari, anche Silopi torna sotto coprifuoco. Da ieri il più colpito è il quartiere di Zap: parlamentari dell’Hdp riportano di intensi e continui colpi di artiglieria. Per ora il bilancio è di un morto e tre feriti, mentre polizia e esercito vengono dispiegati in tutta la città.

La città, a poca distanza dai confini siriano e iracheno e vicina alla città più martoriata da agosto, Cizre, è tornata nel mirino turco dopo un attacco ad un veicolo militare che ha ucciso un ufficiale. Ad annunciare l’entrata in vigore del coprifuoco, ieri notte, sono stati i megafoni dei minareti e quelli della polizia.

Le operazioni proseguono anche nel resto del Kurdistan turco, da Diyarbakir a Nusaybin. La volontà di piegare definitivamente la resistenza popolare e quella dei gruppi armati del Pkk è palese: dopo aver riacceso il conflitto lo scorso luglio, il governo di Ankara non intende aprire ad alcun negoziato ponendo così fine a tre anni di tregua fortemente voluta dal leader del Partito Kurdo dei Lavoratori, Abdullah Ocalan.

Ieri a parlare è stato il presidente turco Erdogan, ribaldando i fatti: “Avevamo parlato di risoluzione e loro ci hanno ingannato, non ci si può fidare della loro parola. Ora è tardi e noi termineremo la questione”. Una minaccia durissima con cui Ankara nasconde la campagna militare lanciata contro il Pkk e il popolo kurdo in Turchia, Siria e Iraq dopo l’attentato di luglio a Suruc. Con la scusa di colpire l’Isis Erdogan ha ordinato l’avvio di un’operazione brutale che ha visto raid nel nord dell’Iraq, nelle montagne di Qandil, nel nord della Siria, contro Rojava, e nel sud-est della Turchia attraverso coprifuoco e artiglieria pesante che hanno ucciso almeno 310i civili (dati della Turkish Human Rights Foundation) e distrutto città. Oltre 350mila gli sfollati in un paese che l’Europa giudica abbastanza sicuro per accogliere centinaia di migliaia di rifugiati siriani.

“I terroristi hanno due opzioni – ha aggiunto Erdogan – Arrendersi alla giustizia o essere neutralizzati, uno a uno. Non c’è una terza via. Li stiamo uccidendo nei loro dieci, venti, trent’anni e continuerà così”. Tra le alternative che il presidente individua, oltre ad una campagna militare indiscriminata, c’è il ritiro della cittadinanza: “Dobbiamo essere risoluti nel prendere tutte le misure necessarie a fermarli, compreso il ritiro della cittadinanza. Non possono essere nostri cittadini”.

Cittadini di serie A i kurdi turchi non ci si sono mai sentiti, schiacciati da una discriminazione strutturale imposta alle aree a maggioranza kurda a sud-est, teatro di confische di terre, concentrazione della popolazione nelle zone urbane, perdita delle terre, arresti di funzionari amministrativi e repressione della società civile.

A gettare benzina sul fuoco è anche l’opposizione nazionalista, da sempre acerrima nemica di un movimento – quello kurdo – considerato separatista: ieri il leader del Mhp, il partito nazionalizta, ha chiesto la sospensione dell’immunità parlamentare per quei deputati considerati affiliati al Pkk (ovvero il partito di sinistra pro-kurdo Hdp), ma soprattutto ha fatto appello al governo perché “distrugga il distretto meridionale di Nusaybin”.

“Primo ministro, il mio consiglio è: fai appello ai cittadini che vivono a Nusaybin e nelle province del distretto dove le operazioni stanno proseguendo. Garantisci loro tre giorni per mettersi al riparo, per evacuare le città e poi spiana Nusaybin, distruggila, e non lasciare nessuno vivo”. Nena News

 

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