Fonti:  Hispan Tv

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Feb 19, 2016

 

L’Esercito turco ha bruciato vivi 150 curdi lo scorso mese durante gli attacchi contro la popolazione curda nel sud est del paese.

Traduzione e sintesi di Luciano Lago

 

L’Esercito turco ha bruciato vivi 150 curdi lo scorso mese durante gli attacchi contro la popolazione curda nel sud est del paese. Denuncia del Partito Curdo HDP. Questo non è tuttavia un “problema” per l’adesione della Turchia all’Unione Europea.

“Nel distretto di Cizre, a Sirnak, circa 150 persone sono state bruciate vive all’interno di diversi edifici da parte delle forze militari turche. Alcuni cadaveri sono stati ritrovati senza testa. Altri sono stati bruciati completamente, in modo che l’autopsia non fosse possibile”. così ha denunciato pubblicamente lo scorso Giovedì, Feleknas Uca, deputata del Partito Democratico dei Popoli della Turchia (HDP).

La deputata ha denunciato anche la “terribile” situazione in cui si trova la città di Diyarbakir, nel sud est del paese, in Turchia, dove lo stato d’assedio procalamto dalle autorità è vigente da 79 giorni con gravi sofferenze per la popolazione.

 

Con il pretesto di voler proteggere la sicurezza nazionale, le forze militari turche lanciano attacchi giornalmente contro le diverse città della regione sud orientale del paese, abitata in maggioranza dalla popolazione curda. Lo denuncia il Partito Curdo HDP.

A seguito dell’attentato suicida compiuto lo scorso 20 di Luglio contro una manifestazione dei curdi nella città turca di Suruç, in prossimità con la frontiera della Siria, di cui i curdi accusano Ankara e che ha determinato la morte di 32 persone e un centinaio di feriti, la Turchia vive una situazione di alta tensione per causa degli scontri e di attacchi giornalieri delle forze turche contro i componenti del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK).

Nel frattempo le autorità di Bruxelles, dopo gli ultimi incontri della Merkel con il presidente turco Recepit Erdogan, hanno  deciso di accelerare la procedura di ammissione della Turchia nell’Unione Europea.

E’ stata la stessa Angela Merkel ad ordinare l’accelerazione. Il motivo è, come si comprende, quello che la Turchia accetti di tenersi i rifugiati siriani – che la Merkel aveva chiamato ad emigrare in Germania. Per questo la Turchia riceverà anche 3 miliardi annui che saranno ripartiti in quote fra i paesi europei al fine di contribuire alle spese per mantenere i profughi, che la Turchia accetterà di tenere sul suo territorio.

La Turchia ha promesso la piena collaborazione nella gestione dei profughi, come sostenuto dai rappresentanti della UE, in contropartita ha ottenuto lo sveltimento dei negoziati per la sua adesione alla UE. I cittadini turchi e gli altri provenienti dalla Turchia potranno accedere all’interno dell’Unione Europea senza necessità di mostrare il passaporto.

L’accordo era stato siglato nei mesi scorsi direttamente dal primo vicepresidente della Kommissione Franz Timmermans, oltre che da Johannes Hahn, della Commissione Europea, incaricato dell’allargamento dell’Unione.

Lo stesso Timmermans aveva dichiarato: “Noi abbiamo bisogno della Turchia e la Turchia ha bisogno di noi”.

Anche il presidente italiano Mattarella si è ultimamente pronunciato a favore della prossima integrazione della Turchia nell’Unione Europea.

Nonostante questi accordi le autorità turche non hanno fermato il flusso dei profughi verso la Grecia e da qui in direzione dell’Europa, al contrario sembra che questo flusso venga utilizzato dal presidente turco Erdogan come arma di ricatto verso l’Europa per ottenere altre facilitazioni e finanziamenti.

La Turchia, paese membro della NATO, sostiene da molto tempo i gruppi terroristi che operano nella vicina Siria, fornendo loro armi ed assistenza logistica, consentendone il passaggio dal confine turco in modo scoperto. Questo tuttavia non è ritenuto dalla UE un motivo ostativo per valutare la condotta delle autorità turche, anzi la Merkel ha ultimamente appoggiato anche la richiesta turca alla NATO di poter creare un corridoio nella Siria settentrionale garantito da una “no fly zone“.

 

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