http://nena-news.it/ 08 feb 2016
La fuga dei siriani da Aleppo
In fuga dai combattimenti sanguinosi in corso in città, negli ultimi tre giorni oltre 50.000 civili hanno raggiunto a piedi la città di Kilis al confine con la Turchia. Sempre più vicino, intanto, un accordo per l’apertura di un corridoio umanitario da Azaz, nel nord-ovest di Aleppo fino alla città curda di Afrin.
Kilis (Turchia), 8 febbraio 2016, Nena News –
Migliaia di siriani provenienti dai distretti di Azaz, Tel Rifaat e Hariyatan (nord di Aleppo) lasciano ancora una volta alle spalle le loro terre. Negli ultimi tre giorni oltre 50.000 civili siriani hanno raggiunto a piedi la città di Kilis al confine con la Turchia. E altri 70.000 civili sono attesi nella zona di confine di Oncupinar. Fuggono dalla distruzione, dai massacri, dai combattimenti sanguinosi delle aree di Aleppo controllate dai combattenti dell’opposizione siriana. Dopo più di 300.000 morti, oltre quattro milioni di rifugiati e più di un terzo di siriani sfollati interni, un nuovo tragico capitolo della guerra in Siria sta iniziando sotto gli occhi occidentali attenti, ma impotenti. Il governo Davuto?lu ha deciso di chiudere tutti i valichi di frontiera ufficiali con la Siria. Quando il numero di profughi siriani residenti in Turchia ha raggiunto il milione e mezzo, Ankara ha deciso di ridurre al minimo l’ingresso dei rifugiati ammessi nel Paese. Fino all’inizio dello scorso marzo, infatti, solo i rifugiati siriani con documenti validi hanno potuto attraversare legalmente il confine turco a Reyhanli e a Oncupinar. L’obiettivo finale della Turchia sembra essere quello di creare una zona di sicurezza nel nord della Siria dove far stazionare i rifugiati.
Joram, un ragazzo di Azaz in fila al valico di Kilis, ci racconta che prima era più facile attraversare illegalmente la frontiera turca. Adesso, però, i chilometri che segnano il confine tra Siria e Turchia sono strettamente pattugliati dalla Jandarma turca. Corrompere la polizia militare di confine per passare la frontiera per vie illegali ora può arrivare a costare oltre 400 dollari. Più di 1.000 persone aspettano le ore notturne nei pressi del villaggio di Shemarin e nell’area di Hawar Kilis con la speranza di poter scavalcare il recinto di filo spinato che separa i due Paesi. Vanno avanti e prendono concretezza, intanto, gli accordi per l’apertura di un corridoio umanitario per le famiglie di rifugiati siriani dal villaggio di Azaz (a nord-ovest di Aleppo) alla città curda di Afrin. Una parte di rifugiati, invece, troverà riparo nella martoriata città di Idlib sotto la protezione dell’Unità di Protezione Popolare curda. Continuano senza sosta gli scontri tra esercito governativo e fazioni dell’opposizione nelle zone di Khan Tuman (a sud di Aleppo), a Sheikh Ahmed (a est della città) e a Ratyan, Huraytan, Bashkoy, Azaz e Menagh a nord. Scontri anche nella campagna curda di Afrin tra combattenti dell’Unità di Protezione Popolare e l’esercito di al-Assad. Le incursioni aeree russe non si fermano nelle città di Bayanoun, Hayan e Menneg a nord di Aleppo. “La distruzione di Aleppo è straziante” ci dice Qamar, una donna sulla quarantina con i nipoti infreddoliti al seguito. “Pietre, legno e vetro – dove una volta si posavano fortezze, musei, scuole strade eleganti e case, chiese e moschee – ora odorano di polvere da sparo e assomigliano sempre di più a gocce di memorie lontane”. Continua lo spopolamento a chiazza d’olio di una città che è stata abitata per millenni. Altre 40.000 persone si uniscono così all’esodo da Aleppo. E 350.000 civili rimangono intrappolati al buio delle case demolite dai razzi russi o dai mortai di al-Nusra [ramo siriano di al-Qa’eda, ndr].
Campi di fortuna vengono allestiti velocemente in terra siriana al confine turco-siriano nei pressi di Kilis. Solo qualche palo di acciaio sostiene i teli di plastica necessari per ripararsi dall’umidità e dalla pioggia. Mancano acqua, corrente elettrica, cibo, vestiti e coperte per le rigide temperature notturne. Secondo il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, 5.000 siriani sarebbero entrati in Turchia attraverso Kilis. Altri 50.000 sono invece bloccati al confine. Anche sul lato siriano dei valichi di Bab al-Hawa e Bab al-Salam tende di plastica strappate e sporche colorano l’aria grigia. La Croce Rossa Internazionale e le Nazioni Unite hanno iniziato a distribuire cibo e coperte, ma gli aiuti umanitari non sono ancora sufficienti per coprire i dieci campi profughi ammassati sul lato siriano del confine in cui vivono attualmente più di 70.000 persone. Nena News
|