Fonte: Eurasia

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19/07/2016

 

Un putsch preparato al di fuori delle frontiere turche

di Aleksandr Dugin

 

Alla fine della settimana scorsa, in Turchia ha avuto luogo un colpo di Stato militare. Un tentativo di putsch preparato al di fuori delle frontiere turche.

Si è dato il caso che il 15 luglio mi trovassi ad Ankara, dove ho commentato in diretta sull’emittente televisiva « Tzargrad » l’attentato di Nizza. Nessuno sospettava che qualche ora più tardi ci sarebbe stato il colpo di Stato.

Ecco che cosa è accaduto. Nel quadro della mia visita in Turchia, ho incontrato persone di alto livello, tra cui il sindaco di Ankara Melih Gökçek, il quale mi ha confidato la sua opinione sulla situazione politica in Turchia alla vigilia del putsch. Nel corso della nostra conversazione Melih Gökçek, che è molto vicino al presidente Erdogan, parlava di uno « Stato parallelo » creato in Turchia dalla setta di Fethullah Gülen.

Questa setta ha sede negli Stati Uniti, in Pennsylvania, da dove dirige la sua rete di agenti che è ramificata nella società turca.

Melih Gökçek ha ammesso di non aver capito subito che, dietro la facciata dei progetti umanitari e caritatevoli si nascono strutture dirette dalla CIA.

Nel corso del nostro colloquio privato, Melih Gökçek aveva espresso l’idea, che poi ha dichiarata pubblicamente durante il colpo di Stato, che è stata la setta di Fethullah Gülen ad abbattere l’aereo russo e ad uccidere il pilota. Infatti lo scopo degli Stati Uniti era di fare scontrare Ankara e Mosca nel momento in cui i nostri due Paesi erano prossimi ad una collaborazione. L’abbattimento dell’aereo e la morte del pilota sono stati il punto di partenza di questo intrigo geopolitico. Gli americani avevano previsto che il boicottaggio russo avrebbe indebolito le posizioni di Erdogan e che essi lo avrebbero potuto rimpiazzare con Ahmet Davutoglu. Ecco perché in Turchia si sono formate due forze : da una parte i kemalisti e i patrioti che volevano ristabilire le relazioni con la Russia e spingevano Erdogan a presentare scuse ufficiali. Dall’altra, la setta di Gülen e le strutture fioloamericane che, invece, volevano aggravare la situazione.

Al termine del nostro incontro, Melih Gökçek ha detto : « Noi abbiamo sottovalutato il potere dello Stato parallelo creato dagli americani e dai partigiani di Gülen. Questo è stato il nostro errore. Ma adesso correggeremo la nostra condotta : la priorità è un nuovo avvicinamento a Mosca ».

All’aeroporto di Ankara, mentre attendevo l’aereo per Mosca, ho sentito dei colpi d’arma da fuoco e delle esplosioni. L’aeroporto era sotto il tiro dei militari. Le partenze sono state annullate.

Allora siamo stati informati del colpo di Stato dei militari insorti contro Erdogan. Ma per me era chiaro che si trattava della rete di agenti di Gülen che occupavano posti influenti nell’esercito. Era la rete di Gülen che metteva in atto il piano finale di destabilizzazione.

Era per loro l’ultima possibilità per rovesciare Erdogan, il quale, col sostegno dei kemalisti, ha deciso di rompere con Washington e di indirizzarsi verso una politica eurasiatica, rivolgendosi verso Mosca.

Diversi uomini politici turchi mi hanno anche fatto sapere che la Turchia avrebbe preso in seria considerazione l’idea di uscire dalla NATO e di avvicinarsi a Mosca per le questioni militari. La rete di agenti americani aveva individuato come via d’uscita il colpo di Stato e le forze filoamericane hanno cercato di realizzarlo.

Quella notte era piena di incertezza. Ma verso l’alba le forze patriottiche della Turchia hanno represso la rivolta. Tutto quello di cui si parlava a bassa voce alla vigilia, veniva detto apertamente sulle tribune pubbliche, e non solo dal sindaco di Ankara o dal primo ministro, ma da Erdogan stesso : il putsch è stato fomentato dalle medesime forze che hanno abbattuto l’aereo russo, ossia dallo Stato parallelo.

Adesso, però, nulla impedisce più alla Turchia di rompere ogni relazione con gl’istigatori del rovesciamento del potere legittimo, di uscire dalla NATO e di avvicinarsi realmente alla Russia. L’avvenire è l’asse Mosca-Ankara, così come diceva il titolo di un mio libro pubblicato dieci anni fa in Turchia. All’epoca ero in anticipo sui fatti, ma adesso la storia rende possibile questa idea strategica.

Da secoli la Russia e la Turchia si sono reciprocamente ostacolate nel raggiungimento degli obiettivi auspicati. E ciò ha causato numerose guerre.

Se costruiremo una strategia comune, potremo risolvere insieme i nostri problemi, in una relazione pacifica e in un’alleanza strategica.

Era questa la previsione del grande filosofo russo tradizionalista Konstantin Leont’ev.

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