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Luglio 18, 2016

 

Lo strano golpe di luglio

di Alessandro Lattanzio

 

Una strana intervista

Il 12 luglio, la rivista di politica internazionale statunitense “Foreign Policy” intervistava gli esponenti del Partito Patria (Vatan Partisi), un movimento nazionalista kemalista e laicista turco, presieduto dal socialista Dogu Perincek e dal Tenente-Generale Ismail Hakki Pekin, ex-capo dell’intelligence delle Forze Armate turche. Perincek e Pekin dichiaravano di aver incontrato esponenti dei governi di Russia, Cina, Iran e Siria e di avergli trasmesso messaggi dei vertici militari e del ministero degli Esteri turchi. Inoltre, Perincek e Pekin avevano incontro Assad a Damasco nel febbraio 2015, dove concordavano sulla “necessità che Turchia e Siria combattano insieme i gruppi terroristici e separatisti fanatici“. Pekin e altri alti ufficiali turchi membri del Partito Patria, come l’ex-Contrammiraglio Soner Polat e il Maggior-Generale Beyazit Karatas, visitarono Damasco almeno altre tre volte, a gennaio, aprile e maggio 2016; la delegazione aveva incontrato i vertici militari, diplomatici e politici del governo siriano, come il direttore della Sicurezza Generale siriana Muhamad Dib Zaytun; Ali Mamluq, a capo dell’Ufficio per la Sicurezza Nazionale; il Ministro degli Esteri Walid Mualam e il Viceministro degli Esteri Faysal Miqdad; e Abdullah al-Ahmar, assistente del Segretario Generale del Partito Baath siriano. Il tema principale degli incontri era “Preparare il terreno affinché Turchia e Siria riprendano le relazioni diplomatiche e la cooperazione politica”.

Pekin aveva detto che “Nel gennaio 2015, la Turchia non era pronta a cambiare politica. Tuttavia, dall’ultima visita notavo che i funzionari del ministero degli Esteri erano più aperti e flessibili su questo problema“. Secondo Pekin e Perincek, l’avanzata del Partito dell’Unione Democratica (PYD) curdo in Siria, che gli permetteva di creare una grande zona autonoma al confine con la Turchia, avrebbe convinto i funzionari turchi a mutare rotta sulla Siria. I due leader del Partito Patria sostenevano che Turchia e Siria avessero nel PYD un nemico comune. “Bashar Assad ci ha detto che il PYD è un’organizzazione di traditori, un gruppo separatista. Ha detto che non tollererà un gruppo separatista in Siria, e non aveva alcun dubbio che PKK e PYD sono le pedine degli Stati Uniti. L’ho sentito dire con le mie orecchie“. Pekin e Perincek avevano detto che, “La Turchia combatte contro il PKK, ma non basta. La Turchia deve tagliare il supporto estero al PYD e combatterlo per sconfiggere il PKK. Per interrompere il supporto estero al PKK, la Turchia deve collaborare con Siria, Iraq, Iran e Russia“. Ma diversi alti funzionari turchi rigettavano l’affermazione che la Turchia cambiasse posizione sulla Siria. Un funzionario aveva detto a “Foreign Policy” che l’idea di tale collaborazione era “ridicola”. Perincek e Pekin inoltre, avevano affermato di aver avuto un ruolo nel riavvicinamento tra Turchia e Russia. “Un gruppo di affaristi vicini ad Erdogan ci ha avvicinato per migliorare le relazioni con la Russia“, secondo Pekin, che aveva visitato la Russia a dicembre subito dopo l’abbattimento dell’aereo russo. Pekin aveva presentato gli affaristi ad Aleksandr Dugin, il più noto geofilosofo russo, che gli avrebbe spiegato che i russi si aspettavano delle scuse. Perincek affermava che Alparslan Celik, il terrorista turco che aveva ucciso il pilota dell’aviogetto russo abbattuto, era stato arrestato subito dopo quell’incontro. “Abbiamo dato un contributo significativo a tale processo di riconciliazione tra Turchia e Russia, volevamo farne parte“. Ma alla domanda se il Partito Patria fosse l’interlocutore tra Turchia e Siria, Perincek rispose: “Non prendiamo indicazioni da nessuno. Ci sono molte persone nell’AKP, soprattutto intorno a Recep Tayyip Erdogan, che ritengono che essere nemici di Siria e Russia non sia sostenibile. In realtà, questo è il motivo per cui il nuovo governo è stato formato“. Infatti il primo ministro Ahmet Davutoglu veniva sostituito da Binali Yildirim, il 4 aprile, e Yildirim aveva detto presso l’Accademia Politica dell’AKP, l’11 luglio, che “Continueremo a migliorare le relazioni con i nostri vicini. Non vi è alcun motivo per combattere contro Iraq, Siria o Egitto, ma dobbiamo aumentare la collaborazione con loro“. Il “Wall Street Journal” riferiva che l’esercito turco riguadagnava influenza politica, con il degenerare delle minacce alla sicurezza regionale, e “Foreign Policy” sottolineava, “Per decenni, le forze armate turche hanno esercitato un controllo diretto sui governi democraticamente eletti e attuato quattro colpi di Stato per proteggere i propri privilegi politici. Ma i militari hanno perso influenza sotto il governo dell’AKP; ma il brutto divorzio tra AKP e movimento di Gulen, alla fine del 2013, rafforzava la vecchia dirigenza. Mentre i gulenisti avevano una forte influenza nelle istituzioni statali, “queste persone sono state sostituite da chi è fedele alla Repubblica e alla nazione, e contrarie alle confraternite religiose”. Un alto funzionario dell’AKP ha detto che c’erano stati “alcuni episodi sfortunati in passato” tra governo ed esercito, ma che il rapporto era ormai in buona salute, “Il coordinamento tra esercito e governo s’è intensificato negli ultimi anni”, aveva detto il funzionario”. “L’esercito turco è noto per diffidare della politica del Paese contro Assad”, affermava un alto funzionario governativo turco responsabile della politica in Siria, che aveva detto anche che “il governo voleva creare una zona cuscinetto nel nord della Siria, ma che l’esercito turco si era opposto a tale decisione già nel 2011”. “Fin dall’inizio l’esercito turco era a favore di amicizia, buone relazioni e cooperazione con Siria, Iraq, Iran e Russia”, affermava Perincek. Ma la presidenza della Repubblica e il ministero degli Esteri turchi negavano con forza le voci secondo cui la Turchia muta la politica verso la Siria, ribadendo che la distruzione del regime baathista restava prioritaria per Ankaraa. Secondo Abdulkadir Selvi del quotidiano turco “Hurriyet”, “L’integrità territoriale della Siria è ora più importante per lo Stato turco del destino del regime di Assad“.

 

Erdogan si prepara al golpe

Ma, solo il 3 luglio, Erdogan affermava che il Presidente siriano Bashar Assad era un “terrorista peggiore” dello SIIL, nonostante l’attentato all’aeroporto Ataturk di Istanbul venisse attribuito ai terroristi dello SIIL. Nel campo profughi siriano di Kilis, Erdogan aveva detto che il leader siriano “E’ un terrorista più avanzato dei terroristi di PYD o YPG. E’ un terrorista più avanzato dello SIIL“, attribuendogli 600000 morti in Siria, una cifra riferita da nessun altro. Erdogan accusava degli anonimi Paesi di sostenere la milizia curda siriana e lo SIIL per impedire la democrazia in Siria e per i loro “sporchi calcoli” nella regione, annunciando che il suo governo avrebbe permesso ai ‘profughi siriani’ (i terroristi attivi in Siria e relativi famigliari) in Turchia di ricevere la cittadinanza turca. I pubblici ministeri intanto avevano stabilito che gli attentatori all’aeroporto Ataturk erano estremisti ceceni legati allo SIIL. Ed infatti, dopo il ‘golpe’, uno dei peggiori gruppi terroristici in Siria, Ahrar al-Sham, elogiava le “istituzioni democratiche la Turchia” dopo che il governo aveva represso il tentato golpe militare, confermando che la Turchia è “la speranza della nazione musulmana e dei popoli oppressi in tutto il mondo. Il popolo turco non sarà mai più sottomesso alla tirannia e non sarà governato dai militari“. L’opposizione anti-Baath della Coalizione Nazionale siriana, basata in Turchia, comunicava che la Turchia aveva protetto le istituzioni democratiche “di fronte ai tentativi oscuri e disperati per cercare di prendere il controllo della volontà popolare”. Il valoroso popolo turco “non ha lasciato che un gruppo di golpisti portasse via la democrazia nel disperato tentativo di ripristinare il dominio dei militari“. Anche i governanti di Hamas a Gaza si congratulavano con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan per aver annullato il “complotto vizioso” per rovesciare Erdogan. La Qatar News Agency riferiva che l’emiro al governo, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, aveva parlato con Erdogan per telefono esprimendogli il sostegno del Qatar. Invece l’ex-emiro del Qatar, Hamad bin Qalifa al-Thani, criticava duramente il ministro degli Esteri saudita Adil al-Jubayr accusandolo di esser coinvolto nel tentato colpo di Stato in Turchia. Al-Thani, stretto alleato di Erdogan, ne aveva lodato il ruolo ‘positivo e costruttivo’ nella regione.

 

Lo strano golpe

Mentre Erdogan era, o sarebbe stato, a bordo del suo aviogetto presidenziale Gulfstream VI, 2 caccia F-16 turchi golpisti l’avrebbero inquadrato nel loro radar mentre l’aereo del capo turco si dirigeva ad Istanbul proveniente dalla località costiera di Marmaris, dove un reparto eliportato di 40 militari dell’11.mo Reggimento delle Forze Speciali aveva tentato di arrestare Erdogan. “Almeno 2 caccia F-16 molestarono l’aereo di Erdogan mentre volava verso Istanbul. Agganciarono l’aereo e gli altri 2 caccia F-16 che lo proteggevano“, afferma un ex-ufficiale militare turco, “Perché non hanno sparato è un mistero”. Il velivolo executive presidenziale era decollato dall’aeroporto di Dalaman, a circa 75 minuti da Marmaris, alle 22:40 del 15 luglio. Erdogan in volo, quindi, riusciva a comunicare all’esterno grazie all’assistenza delle reti TV statunitense CNN Turk e di quella qatariota al-Jazeera, minacciando ufficiali, giudici, procuratori e governatori presunti golpisti, e raggiungendo anche le 85000 moschee della Turchia, che all’unisono mobilitarono per le strade i militanti islamisti per contrastare il colpo di Stato. Erdogan probabilmente era protetto da caccia non turchi, mentre svolazzava sulla Turchia, confermando la tesi di Tunisie-secret secondo cui il sultano veniva aiutato dalla NATO. Le voci sulla rotta per la Germania o altrove erano disinformazione per disorientare i golpisti, una cosa già vista in Libia, su un Gheddafi in fuga di qua o di là.

 

La distruzione delle Forze Armate turche

Nel luglio 2013 veniva modificato l’articolo 35 della costituzione turca, che afferma che è dovere delle Forze Armate della Turchia difendere la nazione contro le minacce esterne, limitando la funzione dei militari unicamente alla protezione dei confini della nazione, ma non della Repubblica. Opposizione e Forze Armate in Turchia furono preoccupate dall’AKP che, seguendo l’esempio dell’ex-presidente egiziano Muhamad Mursi, impone modifiche costituzionali e legislative trasformando la Turchia in uno Stato islamico. Ma ciò non sarebbe stato possibile senza un’attenta decapitazione dei vertici repubblicani dell’esercito turco. Oltre 350 ufficiali furono infatti precedentemente arrestati con l’accusa di spionaggio e cospirazione, accuse fabbricate per imbastire i processi-farsa Ergenekon e Balyoz. Inoltre, la maggior parte degli ufficiali repubblicani disapprovava la guerra per procura contro la Repubblica araba siriana, in collusione con Qatar, Arabia Saudita e NATO, ed avevano anche avvertito che l’azione dell’AKP di Erdogan favoriva la creazione di un “corridoio curdo” nell’ambito della strategia regionale della NATO contro la Russia. Infatti, la decisione definitiva di aggredire la Siria fu presa durante l’Energy Summit del Consiglio Atlantico in Turchia, nel novembre 2013.

Dopo il golpe fallito, il nuovo Vicecapo di Stato Maggiore dell’esercito turco, il comandante della 1.ma Armata Generale Umit Dundar, dichiarava che i militari della Turchia sono decisi ad eliminare i membri del movimento Hizmet di Fethullah Gulen, il religioso turco, ex-sodale di Erdogan, che vive in esilio negli USA. Ufficiali dall’Aeronautica, delle truppe corazzate e della polizia militare, secondo Dundar, erano partecipi al mancato golpe. Il Generale Umit Dundar fu il primo militare a dichiarare, a una TV governativa, che: “Le forze armate non sostengono questo movimento composto da un piccolo gruppo nei nostri ranghi“. Inoltre, e ben più importante, Dundar chiamò Erdogan un’ora prima che il golpe iniziasse, avvertendolo dei piani per rovesciare il suo governo e del tentativo di “ucciderlo o catturarlo”. “Tu sei il nostro presidente legittimo. Sono al vostro fianco, vi è un grande colpo di Stato e la situazione è fuori controllo ad Ankara. Vieni a Istanbul e ti garantisco l’accesso alle strade e alloggio“. Intanto, dopo il fallito golpe, venivano rimossi 1 ammiraglio, 3 capitani di vascello, 9 capitani di fregata, 2 capitani di corvetta, 3 sergenti, 11 generali, 61 colonnelli, 44 tenenti-colonnelli, 55 maggiori, 93 capitani, 349 sergenti, 614 gendarmi, 7887 poliziotti, 12 guardie, 92 vicegovernatori, 47 governatori di provincia, 246 dirigenti amministrativi, 30 governatori, 52 ispettori, 16 consiglieri, 1 vicedirettore generale, 2 capi dipartimento, mentre 358 generali e ammiragli venivano arrestati assieme a 149 funzionari della polizia, indicando che un terzo delle Forze Armate fosse coinvolto nel golpe. Il ministro della Giustizia Bekir Bozdag aveva detto che circa 6000 persone erano state arrestate nelle “operazioni di pulizia”, avvertendo che il numero sarebbe aumentato. Il presunto capo del golpe sarebbe stato il Generale Mehmet Disli, fratello di un deputato dell’AKP di Erdogan. Venivano arrestati anche il consigliere militare di Erdogan Colonnello Ali Albay Yazici; il comandante dell’11.mo Reggimento delle Forze Speciali, Generale Kamil Ozhan Ozbakyr; il Generale Khalil Ibrahim Ergin, comandante della 3.za Divisione di fanteria, il Capo di Stato Maggiore Generale Hulusi Akar; l’ex-comandante dell’Aeronautica ed ex-Capo di Stato Maggiore Generale della Turchia, Generale Akin Ozturk; il Brigadier-Generale Bekir Ercan Van, comandante della base aerea di Incirlik; e il Contrammiraglio Omar Faruk Harmancik, comandante della Flotta del Mar Nero turca. Il Generale Van avrebbe avvicinato funzionari statunitensi chiedendo asilo, ma gli veniva rifiutato. Inoltre, il presidente turco e il suo AKP avviavano le violenze urbane attraverso la rete di Imam sostenitori dell’AKP e affiliati ai Fratelli musulmani, per reprimere la dissidenza ricorrendo a tortura e decapitazione dei soldati catturati, similmente a quanto visto in Ucraina nel 2014 e in Siria nel 2011. Ma nonostante questo, almeno 42 elicotteri militari parevano essersi ‘volatilizzati’ dalle basi turche.

L’agenzia Anadolu, filo-Erdogan, rivelava che l’ Alto Consiglio per la supervisione dei giudici e pubblici ministeri licenziava 2745 giudici, durante la riunione di emergenza tenutasi poche ore dopo la fine del tentato di colpo di stato, eliminando chiunque fosse visto come critico verso Erdogan, inoltre venivano arrestati 10 membri dell’Alta corte amministrativa della Turchia e venivano emessi  mandati di arresto per i 48 membri del Tribunale amministrativo e i 140 membri della Corte d’appello della Turchia, tutti accusati di collegamenti con il movimento guidato da Fethullah Gulen, l’Hizmet, accusato del tentato colpo di Stato effettuato il 15 luglio sera. In sostanza Erdogan ha rimosso gli ultimi ostacoli alla sua nuova costituzione, che vuole far approvare al più presto. Nel frattempo la Federal Aviation Administration vietava ogni volo tra Stati Uniti e Turchia, divieto a tempo indeterminato imposto il 16 luglio, dopo il tentato colpo di Stato, “La FAA monitora la situazione in Turchia, in coordinamento con dipartimento di Stato e dipartimento della Sicurezza Interna, e aggiornerà le restrizioni con l’evolversi della situazione“, dichiarava l’agenzia. L’ambasciata degli Stati Uniti ad Ankara avvertiva che i funzionari del governo degli Stati Uniti di non usare l’aeroporto di Istanbul e che i cittadini degli Stati Uniti in Tirchia dovevano stare al riparo. Nel frattempo, il Pentagono affermava che gli aerei da guerra statunitensi avevano sospeso le missioni contro lo SIIL dalla base aerea di Incirlik, nel sud della Turchia, a cui Ankara aveva imposto la chiusura dello spazio aereo e il blocco dell’accesso alla base aerea, che ospita armi nucleari statunitensi.

 

Conclusione

All’improvviso Erdogan viene dipinto come un mite politico incapace di organizzare complotti, un bravo ragazzo tutto acqua, sapone e petrolio rubato incapace d’idearsi un auto-golpe. Eppure le prove che l’avevano smascherato quale complottardo incallito, non sono poche:

Turkish Whistleblowers Corroborate Story on False Flag Sarin Attack in Syria

Turkish Political and Military Leaders ADMIT to Planning False Flag Terror to Justify a War with Syria

Today’s Attack In Ankara Could Be A False Flag Incident

Turkey YouTube Ban: Full Transcript of Leaked Syria ‘War’ Conversation Between Erdogan Officials

Election Driven War Plans

ecc. ecc.

Fonti:

21.st Century Wire

AP

ARA

Colonel Cassad

Colonel Cassad

FARS

Foreign Policy

Global Research

NYTimes

Reuters

South Front

Syria Times

Times of Israel

Twitter: Mahir Zeynalov

World in War

Zerohedge

Zerohedge

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