Al-Arab 26/03/2016
No al federalismo in Siria! di Abdullah Awadhi Traduzione e sintesi di Marianna Barberio
L’opposizione siriana e il regime contro il progetto curdo di divisione della Siria in piccoli staterelli
Per la prima volta dall’inizio delle Conferenze di Ginevra, il governo e l’opposizione siriana si trovano d’accordo nell’essere contro il progetto separatista curdo, con un “No al federalismo” come primo passo verso la trasformazione della Grande Siria in una serie di staterelli. Tale timore è stato annunciato pubblicamente al fine di annientare l’ideale curdo di uno Stato indipendente, sfruttando soprattutto la situazione di instabilità in cui riversa la Siria, interessata da una guerra civile che continua da più di cinque anni e che non dà segni di cedimento. Il paese è infatti testimone di un conflitto senza precedenti, che vede il coinvolgimento di tutti senza eccezione. Proprio le disastrose circostanze in cui riversano i siriani sono favorevoli alla realizzazione di un simile progetto che i curdi – non solo della Siria, ma del mondo intero – attendono ormai da decenni. Affermiamo ciò malgrado il rifiuto espresso dalle maggiori potenze, tra cui l’America in particolare, che si pone a difesa dell’unità del territorio siriano e della nazione stessa. Tuttavia, il popolo arabo teme di giungere a tale separatismo a vantaggio di più di uno Stato, di una direzione o di un movimento, mentre il mondo respinge tale progetto e dichiara il suo intento a proteggere un’unica Siria, e non un paese diviso in tre o più parti. Il primo a beneficiare di tale divisionismo è senz’altro il regime, che ha trovato un altro pretesto per giustificare la sua sopravvivenza dopo Daesh (ISIS), e di conseguenza il progetto federalista rappresenta un altro appiglio per il governo Assad. Contro il popolo siriano si sono già accaniti il regime attuale e i movimenti di opposizione, sia interni che esterni, insieme alle forze estremiste di Daesh e tutti coloro intenti a distruggere la nazione, ivi compreso il regime. Tra queste macerie alcuni parlano della nascita di una nuova Siria, un progetto quindi respinto dal regime e dai suoi delegati alla Conferenza di Ginevra 3. Questi ultimi tentano di prolungare i negoziati per altre due settimane o più, in modo tale da discutere più a fondo di questioni rimaste in sospeso. Nel mezzo di questo mare in tempesta, cosa possono offrire gli arabi al fine di salvare i resti di una Siria unita, mentre l’alleanza arabo-islamica non ha ancora dato inizio ad un suo programma e le potenze mondiali non vogliono veder scorrere il sangue dei propri soldati sugli altari siriani? A livello internazionale, gli Stati Uniti appaiono paralizzati politicamente nell’attesa di una decisione da parte del presidente Obama, impegnato ora a Cuba a riallacciare rapporti dopo un’assenza di decenni. Le priorità delle maggiori potenze sono state indirizzate verso l’amministrazione di un modo in rotoli, concentrandosi su altre questioni “urgenti”: per l’Europa, il flusso migratorio, cercando di frenare l’invasione da parte dei migranti; l’America, invece, ha rivolto la sua attenzione all’interesse asiatico in Medio Oriente, ai nuovi dissensi e al programma nucleare in Iran, mentre la questione siriana trova spazio solo nel cuore degli arabi, e di nessun altro.
Abdullah Awadhi è uno scrittore saudita, ex capo dell’Ufficio di Ricerca e Pianificazione presso l’organizzazione “Al-Bayan”, dal 1992 al 2002.
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