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12.03.2016

 

Jugoslavizzazione della Siria in tre parti

 

L’ex comandante supremo della Nato James Stavridis è diventato l'ultimo sostenitore di alto profilo che vorrebbe dividere la Siria in più parti, anche se la strategia difficilmente gode di un qualche sostegno, nel paese devastato dalla guerra, e potrebbe portare gli estremisti islamici a ruota libera nella maggior parte della Repubblica araba.

"Come la filastrocca per bambini, Humpty Dumpty, le probabilità di mettere la Siria di nuovo insieme in un'entità funzionante appaiono molto basse. E' tempo di prendere in considerazione una partizione", ha suggerito in un articolo d'opinione per la politica estera. La Siria potrebbe quindi essere divisa in tre regioni governate da alawiti, sunniti moderati e curdi.

 

L’ammiraglio quattro stelle della marina statunitense in pensione, che attualmente serve come decano della Facoltà Fletcher di Diritto e Diplomazia presso la Tufts University, ha offerto tre casi che potrebbero servire da modello per la Siria. Tutti molto poco allettanti.

"Ovviamente, l'approccio per una partizione potrebbe variare da un completo smembramento del paese, come si sciolse la Jugoslavia dopo la morte del maresciallo Josip Tito, ad un sistema federato come la Bosnia dopo gli accordi di Dayton, a un modello più debole ma in qualche modo federato come l'Iraq", ha argomentato.

 

Queste non sono affatto buone opzioni. Prendete per esempio l'Iraq. Il paese non ha visto la pace dall'invasione Usa del 2003. Negli anni che seguirono Baghdad ha, in gran parte senza successo, cercato di affrontare un'insurrezione con il potenziale per smembrare il paese. Stavridis stesso ha ammesso che la partizione è uno scenario estremamente pericoloso da esplorare. In primo luogo, imposterebbe quello che ha definito come un "cattivo precedente" che incoraggerebbe le minoranze senza diritti in tutto il mondo, portando potenzialmente a "scenari caotici".

Le partizioni sono "anche difficili da negoziare, richiedono una conoscenza dettagliata del terreno umano in uno stato fallito, oltre a ritagliare compromessi complessi che spesso non lasciano soddisfatto nessuno e possono piantare i semi di conflitti futuri", ha aggiunto. Inoltre, la concessione di una maggiore autonomia o l'indipendenza di minoranze etniche potrebbe causare gravi tensioni nei paesi vicini. Ankara sta già portando avanti una campagna militare contro i militanti curdi in casa, in Iraq e in Siria. Si può solo immaginare quali passi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e i suoi alleati intraprenderebbero se i curdi siriani formassero uno stato tutto loro.

 

"Le partizioni sono anche di difficile attuazione, perché la maggior parte dei partiti rimangono insoddisfatti su qualche aspetto dell'accordo finale. Infine, le partizioni sono ingombranti per il diritto internazionale che, in genere, appoggia Stati sovrani e cerca di sostenere il territorio unificato esistente", ha aggiunto.

 

In sostanza, sembra che non vi sia alcuna necessità di prendere in considerazione la divisione della Siria, tenendo conto che il cessate il fuoco delle Nazioni Unite regge e i colloqui di pace sono in programma per Lunedi 14 marzo. Inoltre, il destino della Siria può essere determinato solo dal suo popolo e non deve seguire un piano introdotto dall'esterno.

Inoltre, la partizione della Siria potrebbe portare ad una maggiore violenza e miseria in un paese che ha già perso 250.000 vite. "Purtroppo, una partizione immediata cederebbe effettivamente una gran parte della Siria agli estremisti sunniti," ha osservato Stavridis.

 


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12.03.2016

 

Yugoslavi-zation of Syria Into Three Parts

 

NATO's former supreme allied commander James Stavridis has become the latest high-profile backer of dividing Syria into several parts although the strategy hardly enjoys support in the war-torn country and could well lead to Islamic extremists overrunning the greater part of the Arab Republic.

 

"Like Humpty Dumpty in the children's nursery rhyme, the odds of putting Syria back together again into a functioning entity appear very low. It is time to consider a partition," he suggested in an opinion piece for Foreign Policy. Syria could then be divided into three regions governed by Alawites, moderate Sunnis and the Kurds.

 

The retired four-star US Navy admiral, who currently serves as the dean of the Fletcher School of Law and Diplomacy at Tufts University, offered three cases that could serve as a model for Syria. All of them hardly tempting.

 

"Obviously, the approach for a partition could range from a full break-up of the country (much as Yugoslavia broke up after the death of Marshal Josip Tito); to a very federated system like Bosnia after the Dayton Accords; to a weak but somewhat federated model like Iraq," he detailed.

 

These are by no means good options. Take Iraq for instance. The country has not seen peace since the 2003 US invasion. In the years that followed Baghdad has largely unsuccessfully tried to tackle an insurgency that has the potential to break up the country.

 

Stavridis himself admitted that partitioning is an extremely dangerous scenario to explore. Firstly, it would set what he referred to as a "bad precedent" that would encourage disenfranchised minorities all over the world and potentially lead to "chaotic scenarios."

 

Partitions are "also difficult to negotiate, requiring detailed knowledge of the human terrain in a failed state and carving out complex compromises that often leave no one satisfied and can plant the seeds of conflicts yet to come," he added.

In addition, granting greater autonomy or independence to ethnic minorities could cause major tensions in neighboring countries. Ankara is already carrying out a military campaign against Kurdish militants at home, in Iraq and Syria. One could only guess what steps Turkish president Recep Tayyip Erdogan and his allies would take if the Syrian Kurds form a state of their own.

 

Partitions are also "difficult to implement, because most of the parties are unhappy with some aspect of the final deal. Finally, partitions are cumbersome under international law, which generally sides with sovereign states and seeks to support existing unified territory," he added.

 

In essence, there appears to be no need to consider dividing Syria, taking into account that the UN-backed ceasefire is largely holding and peace talks are slated to start on Monday. Moreover, Syria's fate could only be determined by its people and should not follow a plan introduced from outside.

 

Furthermore, in Syria's case partition could lead to greater violence and misery in a country that has already lost 250,000 lives. "Unfortunately, an immediate partition would effectively cede much of Syria to Sunni extremists," Stavridis observed.

 

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