Fonte: limesonline.it

16/01/2016

 

Giornata mondiale delle migrazioni

di Lorenzo Trombetta

 

Le bombe russe e occidentali in Siria non hanno effetti strategici. Men che meno contro l'Is. Nei territori siriani le milizie del ‘califfo’ non sembrano in seria difficoltà. I bombardamenti russi e occidentali non producono effetti strategici. Intanto, fra tutte le fazioni in lotta si scambiano merci e prigionieri. E Israele sta a guardare.

 

«l’organizzazione dello Stato Islamico qui rimane. E si espande». Lo slogan appare sui muri bassi, scalfiti da proiettili sparati chissa` quando. A Raqqa, come a Mosul in Iraq, quella scritta in vernice nera racconta una verita` che a Mosca, Washington e Parigi sembrano ignorare. Dopo gli attacchi di Parigi, gli improvvisi e intensi raid aerei francesi e russi su Raqqa – la cosiddetta capitale dell’Is in Siria – sono stati uno spot pubblicitario trasmesso dal presidente Franc¸ois Hollande e dal suo omologo russo Vladimir Putin a uso e consumo delle opinioni pubbliche interne e straniere. Hanno compiuto danni materiali e hanno ucciso un numero imprecisato di persone tra civili e jihadisti. Ma non hanno cambiato molto sul terreno. Perche´ l’Is rimane a Raqqa. E a Raqqa, come altrove, continua a prosperare.

 

Dopo quattordici mesi di bombardamenti della coalizione guidata dagli Stati Uniti e un mese e mezzo di sporadici attacchi aerei di Mosca, la crescita dell’Is in Siria e` stata fermata solo in un caso eclatante, mentre in altri teatri l’organizzazione jihadista e` potuta avanzare. A danno, in primis, delle fazioni di insorti nazionalisti. Questi si trovano a fronteggiare sia i jihadisti sia l’asse russo-iraniano.

 

Ben altro ci vuole per sconfiggere militarmente lo Stato Islamico. E anche se il lavoro sporco sul terreno venisse affidato in maniera coordinata e continuativa alle milizie curde – siano esse siriane o irachene – queste potrebbero operare, come già avviene, solo nei territori a maggioranza curda...

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