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Aleppo peggio di Sarajevo di Gianleonardo Latini
È difficile comprendere il motivo di tanto giubilo di Damasco nell’aver riunificato Aleppo est con la parte ovest, quando le truppe che permettono ad al-Assad di imporre la sua dittatura si dimostrano baldanzose verso donne e bambini, ma dei pavidi davanti ai neri stendardi del Daesh.
Aleppo sarà di nuovo tutta sotto l’autorità di Damasco, ma Palmira, con la “ritirata” delle truppe governative siriane, è nuovamente terreno di scorrerie dei fanatici seguaci dello sceicco nero. Sicuramente in Italia c’è chi come Francesca Paci ha interesse della sorte, con arrivo dei liberatori, di migliaia di persone, ma è certo che in parlamento non siede un solo individuo che abbia alzato la voce in difesa delle vittime. I pentastellati o quelli della sinistra italiana, ma neanche Giuliano Ferrara e Il Foglio sempre pronti a prendere giustamente le parti delle vittime, non pensano neanche ad un sit-in silenzioso, con delle candele, davanti all’ambasciata siriana. Le variegate truppe di al-Assad, dopo un durissimo assedio e un incessante bombardamento, si impossessano di Aleppo. Di quella parte di città dove si erano asserragliati i “ribelli”, quell’Aleppo a est ridotta alle macerie di un cimitero di donne e bambini, di medici e insegnanti, città martoriata sulla quale l’artiglieria e l’aviazione che spalleggia Damasco ha fatto pratica di bersaglio su ospedali e scuole. Con l’espugnazione dell’altra Aleppo le sofferenze della cittadinanza non sono finite: ora le truppe d’occupazione rastrelleranno in cerca di ogni possibile sospetto che possa essere un “ribelle”. Se sugli adulti, uomini e donne, si può lasciare anche solo il sospetto di essere terroristi, ma quale colpa devono espiare i bambini? La Russia, in questo desolante panorama d’incivile convivenza, avalla se non addirittura si fa promotrice di queste azioni che è difficile non definire crimini contro l’umanità mentre noi siamo impegnati a far sedere in parlamento delle persone capaci solo di mortificare l’Italia. Ora stanno cercando di aprire dei corridoi “umanitari” per l’evacuazione, a singhiozzo, dei civili e dei ribelli “moderati”, quelli che non alzano la voce, che camminano con il capo chino e magari faranno ogni tre passi una genuflessione di ringraziamento per tanta magnanimità di aver salva la vita. |