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4 ottobre 2016

 

Siria: gli Usa rompono le relazioni con la Russia, che ribatte, sono pronti ad allearsi col diavolo

di Ehsan Soltani

 

Se la soluzione alla crisi siriana doveva essere politica, nelle ultime ore si è consumato quanto di più distante potesse esserci. Tra rimpalli di responsabilità e ruolo del presidente siriano Bashar al-Assad, ieri sera sono volate parole grosse al tavolo per la costituzione di un gruppo congiunto contro i jihadisti, per cui si è arrivati ad uno strappo tra le due potenze che proprio in questo momento non ci voleva.

Tanto che il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha comunicato la sospensione delle relazioni bilaterali tra gli Usa e la Russia per cui si ricorrerà a “canali di comunicazione”, poiché “la pazienza di tutti con la Russia è finita”.

Ufficialmente il motivo del contendere è la transizione del potere politico in Siria, cioè lo scoglio superato il quale si arriverebbe ad una tregua funzionale e concreta, ma è palese che gli Usa hanno in questi anni commesso una serie di errori, finendo ad alimentare, come nel caso di Aleppo, quei gruppi islamisti alleati persino di al-Qaeda.

E su questo la dialettica russa va a nozze: il ministero degli Esteri di Mosca ha oggi commentato che pur di eliminare dalla scena politica Bashar al-Assad “Washington è pronta a fare un patto con il diavolo”, cioè “ad accettare di stringere un’alleanza con i terroristi veri e propri, che sognano di rovesciare la storia e che vogliono imporre il loro nome disumano sugli altri con la forza”.

D’altronde che le armi di Washington finissero ai qaedisti di Jabat al-Nusra (oggi Jabath Fath al-Sham) lo si sa da un pezzo, per quanto Washington cerchi di metterci su una pezza: il 26 settembre dello scorso anno il Centcom, il comando delle forze americane in Medio Oriente, ha ammesso che ribelli siriani addestrati dagli Usa avevano ceduto parte delle loro armi ed equipaggiamenti affidatigli dal Pentagono a Jabat al-Nusra “in cambio del loro passaggio” nel gruppo.

Sul fallimento del tavolo russo-statunitense è intervenuto oggi il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov per spiegare che “Purtroppo, ci sono molti che volevano rompere questi accordi fin dall’inizio, anche nel governo degli Stati Uniti. Purtroppo, ieri sono riusciti a farlo”.

Intanto ad Aleppo est, la parte della città controllata dai qaedisti e dai loro alleati salafiti di Yaish al-Islam e di Ahrar al-Sham, continuano a cadere le bombe dei raid russo-siriani, ordigni ad alto potenziale che centrano anche ospedali e scuole: i jihadisti ed i ribelli hanno le loro posizioni nelle zone densamente popolate, di fatto utilizzando gli abitanti di Aleppo come scudi umani.

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