http://www.occhidellaguerra.it/ Sett 29, 2016
Quella in Siria è una guerra contro i cristiani di Matteo Carnieletto
Quando risponde al telefono, monsignor mons. Jacques Behnan Hindo, arcivescovo siro-cattolico di Hassaké-Nisibi (diocesi che comprende anche Raqqa, la capitale del sedicente Stato islamico), ha la voce roca. La voce di chi ogni giorno guarda in faccia la guerra. Sul sagrato dell’arcivescovado si affacciano due cecchini. Uno a trenta metri. L’altro a duecento. La tensione è palpabile, nonostante le prime frasi di monsignor Hindo vengano pronunciate con calma. A bassa voce. La linea va e viene. Ma, mano a mano che continuiamo a parlare, l’arcivescovo si fa sentire sempre di più. Parla della guerra che, ormai da cinque anni, sta distruggendo la Siria. Anzi, la “sua” Siria perché, mi spiegherà, “la Siria è prima di tutto mia. Perché io sono siriaco. E Siria deriva da siriaco. Io sono la Siria. Tutti i siriani sono la Siria”. Parole pronunciate dal cuore, come dirà più volte durante l’intervista. Parole di un pastore che ha deciso di non abbandonare le sue pecore. Anche a costo di vivere nel mirino dei cecchini. Giorno e notte.
Monsignore, recentemente ha usato parole molto dure nei confronti dei curdi dello Ypg, accusandoli di voler strappare qualsiasi cosa ai cristiani della sua diocesi. Qual è la situazione ora? La presenza curda è sempre più pressante. Qui in città hanno preso tutti gli incroci e occupato tutte le vie, specialmente nel quartiere cristiano. Gli uomini dello Ypg si stanno comportando molto male con noi cristiani. Sono molto aggressivi. Inizialmente hanno preso il sud della città, poi si sono allargati sempre più. Hanno preso tutto il cotone e tutte le nostre ricchezze. Hanno rubato perfino le sedie. Hanno svuotato tutto, ora non c’è più nulla. Quando Daesh si è allontanato, sono arrivati i curdi dello Ypg, che vorrebbero creare uno Stato indipendente, ma questo non ha senso. Hanno preso qualche avvocato e l’hanno nominato giudice. Ma che giustizia è questa? L’anno scorso, a febbraio, 35 villaggi sono stati occupati da Daesh. I curdi dello Ypg li hanno visti scendere dalle montagne, ma non hanno fatto nulla per fermarli. Volevano che Isis occupasse queste terre bellissime. Quando sono arrivati, gli uomini dello Ypg mi hanno detto: “Siamo qui per proteggere i cristiani”. Ma non era vero: erano venuti per cacciare i cristiani.
Ma in Occidente i curdi dello Ypg vengono visti come degli eroi perché combattono Isis. Come può dire questo? Loro lavorano per gli americani, che li usano per fare la loro politica. Ma poi li abbandoneranno. I curdi non pensano a ciò che accadrà tra un’ora oppure domani. Pensano solamente all’oggi. Non hanno imparato dalla loro storia e dalle persecuzioni degli ottomani. Lei sa cosa stanno facendo ora i curdi? Stanno imponendo la loro lingua nelle nostre scuole. Due ore al giorno per cinque giorni. Al Nord insegnano tutto in lingua curda. Ho detto loro: “Non avete programmi e non avete professori adatti. Come potete insegnare ai bambini?” E sa cosa mi hanno risposto? “Siamo pronti a sacrificare sette generazioni”. Questa non è democrazia. È ideologia. La propaganda curda e americana li presenta come eroi solo perché sono contro il governo. Ma i curdi stanno facendo tutto questo perché vogliono uno Stato. Lo stanno facendo solamente per il loro interesse.
Uno scenario davvero cupo, se è vero – come è vero – che i curdi hanno sfruttato il cessate il fuoco per alzare le barricate. Secondo lei la tregua è stata invece utile per i civili in zone come Aleppo? Io sono contro il cessate il fuoco. La prima volta che l’esercito siriano è avanzato contro i ribelli, gli americani hanno chiesto una tregua e così i terroristi si sono riorganizzati per attaccare i soldati lealisti. Anche con questo cessate il fuoco hanno fatto la stessa cosa. De Mistura e l’Onu parlano solo di Aleppo est, dove sono presenti i ribelli, ma non parlano mai dell’altra parte, dove ci sono un milione e duecentomila siriani che vengono continuamente bombardati dai jihadisti. Anche l’arcivescovado di Aleppo è stato colpito da un missile, ma gli americani, i francesi e gli italiani non ne hanno parlato.
Ed è pure vero che durante la tregua i “ribelli” vengono riforniti di armi e munizioni. Ma chi gliele dà? Di certo non vengono via aereo perché è tutto bloccato. Vengono dalla Turchia. La Turchia aiuta Daesh e anche l’America, che infatti non lo vuole distruggere. Da una parte gli Usa lo combattono, dall’altra lo aiutano. Addestrano i ribelli che poi passano le armi ad Al Qaida e all’Isis. Quando parlano i Capi dei governi occidentali dicono solo bugie. Non vogliono combattere né Daesh né Al Nusra. Non vogliono che la Russia e i siriani li bombardino.
E così i terroristi di Al Nusra hanno cambiato nome per presentarsi come “jihadisti” buoni… Certo. E loro sono sostenuti anche dal Qatar, come l’Isis con l’Arabia Saudita.
Ma qual è la politica degli Usa in Medio Oriente? Quella di Israele, che è il piede americano in Medio Oriente. Lo Stato ebraico ha un valore economico e strategico fondamentale. Per questo deve essere più forte ed è per questo che gli Usa vogliono smembrare la Siria. Non a caso hanno dato 38 miliardi di armi agli israeliani. Ma l’America fa anche gli interessi dell’Arabia Saudita, tanto che Obama ha posto il veto sul disegno di legge sull’11 settembre che permetterebbe alle famiglie delle vittime dell’11 settembre di citare in giudizio i sauditi. L’America ha deciso di attaccare la Siria perché Assad non ha voluto rompere le sue alleanze con l’Iran e con gli Hezbollah.
Com’è il rapporto tra cristiani e musulmani in Siria? L’islam siriano è speciale. Non è come quello dell’Arabia Saudita o della Turchia. Non è un islam politico. I musulmani siriani hanno, prima di tutto, un cuore siriano. Hanno preso il volto della cultura, del commercio e della civiltà siriana. Purtroppo abbiamo anche noi qualche villaggio o qualche città in cui ci sono persone con la mentalità dei Fratelli musulmani…
Ma prima della primavera araba Assad riusciva a tenerli a bada… Da quando il partito Baath ha preso il potere, la Siria è diventata un Paese laico. Quando ho costruito un campanile di 42 metri con una croce di 7 metri nessuno ha detto nulla. Anche se è più alta dei minareti. Come mai? Da settant’anni abbiamo una cultura laica. L’estremismo è arrivato con i Fratelli musulmani. Daesh è figlio loro e dei wahabiti.
Ma davvero Assad ha commesso tutti i crimini di cui è accusato? Nella prima settimana della rivolta c’è stato qualche sciopero e l’esercito ha sparato sugli scioperanti. È vero. Ma chi ha sparato è stato punito. Quella in Siria non è stata una rivoluzione. È una guerra dei Fratelli musulmani. Chi dice che si tratta di una rivoluzione fa propaganda. È una guerra contro i cristiani. Il segretario di Laurent Fabius, tre anni fa, mi ha detto: “Tra poco arriverà in Europa un aereo pieno di cristiani iracheni”. Sa cosa gli ho risposto? “State sradicando i cristiani mediorientali affinché continui la guerra tra sciiti e sunniti”.
Dopo il bombardamento Usa contro l’esercito siriano, monsignor Abu Khazen, arcivescovo di Aleppo, ha detto che non si è trattato affatto di un errore. Condivide questa tesi? Nel 2012 ho preso carta e penna per dire che dovevano essere Russia, Cina e Iran a bombardare Daesh in Siria. Non gli americani e i loro alleati perché ero certo che avrebbero colpito anche l’esercito siriano. E ora è successo. Di solito Isis cerca di colpire gli aerei, ma in questo caso non l’ha fatto. Come mai? Non posso parlare con tranquillità di fronte a questo bombardamento. Sono anche arcivescovo di Deir el-Zor e non posso accettare quello che gli americani hanno fatto. Conosco le persone che combattono con l’esercito siriano e i cristiani che vivono ancora lì. Non posso stare seduto su un trono. Uso le parole che mi vengono dal cuore e, quando vedo la Mogherini che piange per gli attentati di Bruxelles, mi chiedo se mente. Anzi, so che mente. Non ha mai parlato di tutte le scuole bombardate dai terroristi a Damasco. Forse il sangue siriano non è come quello occidentale…
Abbiamo parlato tanto di propaganda. Ma cosa possiamo fare noi giornalisti per raccontare con lealtà il conflitto siriano? Non prendete per oro colato tutto ciò che i governi occidentali vi dicono. Sono bugiardi e contro i cristiani e i siriani. Hanno i loro interessi e non hanno in mente né gli uomini né i cristiani. Credo che la politica debba significare “servizio”, ma purtroppo ora è solo questione di interessi. Mettete dei punti di domanda sulle cose che vi dicono. Abbiate un po’ di cuore per questa Nazione. La Siria è prima di tutto mia. Perché io sono siriaco. E Siria deriva da siriaco. Io sono la Siria. I siriani sono la Siria. Piantatela di chiamare “moderati” i ribelli. È una bugia. Non sono moderati. Nemmeno l’Esercito Siriano Libero lo è. È solo il cambiamento di un’etichetta. Come Isis e come Al Nusra sono degli islamisti. I russi continuano a chiedere agli americani chi sono i ribelli moderati, ma loro non hanno ancora risposto.
Come giudica l’intervento russo in Siria? Putin non è venuto solo per aiutare i cristiani e i siriani. Ma anche perché i terroristi non tornino in Russia. La posizione russa è difendibile, quella americana no perché è contro il diritto internazionale. Chi ha autorizzato l’intervento aereo della coalizione a guida Usa in Siria? Nessuno. È assurdo. La crisi siriana ha mostrato che la Russia è la seconda potenza mondiale e questo non è tollerabile per l’America.
Due mesi fa ha potuto parlare con Bashar Al Assad. Cosa vi siete detti? A dir la verità, ho parlato della situazione nella mia regione. Ho parlato del problema curdo, presentando anche documenti scritti. Sa cosa mi ha detto? “Voglio una Siria laica in cui è vietato parlare di minoranze”. Mi ha poi detto: “Io sono un simbolo. Se va via un simbolo crolla tutto”. E ha ragione. In Siria succederebbe ciò che è successo in Libia e in Iraq. Se Assad se ne va, sparirà pure l’esercito e la Siria verrà smembrata. Dice queste parole con un nodo alla gola, monsignor Hindo. E non possiamo dargli torto. La Siria anche è “sua”. È una questione di fede e di sangue. Cose che sembrano impensabili qui, dove tutto è pace. |