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21/09/2016

 

Simulacro di pace

di Thierry Meyssan

 

Mentre il cessate il fuoco in Siria, sembrava tenere – tranne il tentativo israeliano del primo giorno - il Pentagono ha attaccato per la seconda volta l’Esercito arabo siriano. Esso assicura che si sia trattato di un errore, ma la reazione dell’ambasciatore alle Nazioni Unite all’ONU lascia invece pensare alla realizzazione di un piano. A che gioco gioca Washington?

 

Nel negoziare un cessate il fuoco con gli Stati Uniti, la Russia sapeva che non lo avrebbero rispettato più dei precedente. Ma Mosca sperava di avanzare verso il riconoscimento di un mondo multipolare.Washington, da parte sua, metteva davanti la fine della presidenza di Obama per giustificare la sottoscrizione di un accordo da ultima possibilità. Lasciamo da parte il tentativo israeliano di approfittare della tregua per attaccare Damasco e il Golan. Tel Aviv ha dovuto subire lanci di missili di nuova generazione, ha perso un aereo e ne deve riparare un secondo. Sembra che la Siria sia ora in grado di contestare il predominio aereo regionale di Israele. Lasciamo ugualmente da parte anche i capi di Stato e di governo europei che hanno applaudito a questo accordo senza conoscerne il contenuto e si sono quindi coperti di ridicolo.

Veniamo al punto: in definitiva, il convoglio umanitario dell’ONU era pieno di armi e munizioni. È ancora in attesa al confine turco, ufficialmente perché la strada non è sicura, ufficiosamente perché la Siria richiede di poterlo ispezionare prima di lasciarlo passare. Questo modo di fare delle Nazioni Unite corrisponde alle rivelazioni dell’ex capo dell’anti-terrorismo turco, Ahmet Sait Yayla, attualmente in fuga: il Pentagono e la Turchia utilizzano convogli umanitari per armare i jihadisti. In seguito, il Pentagono ha attaccato una posizione statica siriana a Deir ez-Zor. Si è fermato quando la Russia l’ha avvertito del suo “errore”. E ha lasciato che i jihadisti continuassero l’attacco lungo la via che era stata loro aperta.

Sul piano strategico, impedire all’Esercito arabo siriano di liberare l’intero governatorato di Deir ez-Zor significa mantenere Daesh nel suo ruolo di ostacolo sulla tratta Damasco-Baghdad-Teheran. In passato, il Pentagono aveva lasciato che Daesh s’installasse a Palmira, la tappa storica lungo la “Via della Seta”. Ad oggi, la strada è tuttoratagliata dal lato iracheno da parte dei jihadisti, ma potrebbe venire aggirata da Deir ez-Zor, qualora gli iracheni liberassero Mosul. Da un punto il punto di vista statunitense, l’accordo era solo un modo per guadagnare tempo, per approvvigionare i jihadisti e riprendere la guerra. Invertendo la situazione sul piano diplomatico, la Russia ha convocato una riunione del Consiglio di Sicurezza di emergenza, provocando il panico a Washington. In effetti, questo periodo non corrisponde unicamente alla fine del mandato di Obama, ma anche allo svolgimento dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Chiaramente preoccupata, l’ambasciatrice degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza, Samantha Power, ha lasciato la sala del Consiglio in sessione plenaria per parlare con i giornalisti. Sperava così che i primi dispacci di agenzia avrebbero trattato solo il punto di vista statunitense. Ha dunque ironizzato sulla «messa in scena» russa intorno a ciò che non sarebbe altro che un semplice «incidente» di tiro (appena 62 morti e centinaia di feriti!). Poi si è lanciata in una diatriba sui ben più gravi crimini del regime di Damasco. Allertato della manipolazione in corso, l’ambasciatore russo, Vitaly Churkin, ha lasciato a sua volta la sala del consiglio per venire a offrire il suo punto di vista. Piuttosto cauti, i giornalisti, ai quali la Camera dei Comuni britannica ha appena ricordato le menzogne della Power sui presunti crimini di Muammar Gheddafi, hanno riferito entrambi gli interventi.

Ormai la Russia spingerà il suo vantaggio diplomatico: gli Stati Uniti sono stati colti in flagrante delitto di tradimento. Mosca potrebbe quindi utilizzare l’Assemblea Generale per annunciare la sua volontà di farla finita con i jihadisti. La manipolazione USA si ritorcerebbe contro coloro che l’hanno concepita. Washington avrebbe solo due opzioni: o impegnarsi in un confronto aperto che non vuole, o accettare che i suoi protetti perdano la partita.

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