Al-Hayat 19/09/2016
Addio alla tregua e alla soluzione politica di George Samaan scrittore e giornalista libanese. Traduzione e sintesi di Claudia Negrini.
La tregua in Siria era destinata ad avere vita breve. Mentre i bombardamenti cessavano, infatti, veniva mobilitata un'ingente quantità di forze armate, come non si vedeva dalla Seconda Guerra Mondiale.
Ciò che si è detto riguardo i negoziati siriani sembra un vaneggiamento. L’accordo tra americani e russi non dà nessun ruolo alle parti siriane e ignora tutte le precedenti risoluzioni internazionali e decisioni prese durante i vertici di Ginevra e Vienna a proposito della crisi in Siria, così come le posizioni degli alleati del regime. La Casa Bianca e il Cremlino hanno cercato di collaborare seppellendo vecchi rancori, ma ignorando il lavoro precedente. Allo stesso tempo, in questi giorni hanno iniziato a mobilitarsi numerose forze armate. Non erano radunati così tanti eserciti di nazionalità diverse in un solo luogo dalla Seconda Guerra Mondiale. Facciamo un po’ di chiarezza su tutte le parti in gioco e sui loro interessi. I russi sono stanziati a ovest e nella zona adiacente alle coste del Libano, vicino al Golan. Gli iraniani e le loro truppe hanno preferito Damasco. I turchi, intanto, non soddisfatti dall’operazione “Scudo dell’Eufrate” stanno lanciando lo “Scudo del Tigri” e un’operazione per liberare Mosul da Daesh (ISIS). Gli americani stanno aspettando l’inizio di quest’ultima e credono di poter coinvolgere tutte le forze che possono contribuire alla guerra: dalle forze irachene alle milizie popolari, le nuove “Guardie della Rivoluzione Irachena”, fino alle forze americane, alle truppe peshmerga e in particolare i turchi. Israele difende gli ebrei, ovunque essi siano. Come la Russia e l’Iran difendono i loro uomini disseminati nella regione. La Turchia, allora, si sete autorizzata nel voler proteggere i turkmeni in Siria. Al contrario, gli americani, hanno dispiegato meno forze sul territorio, precisamente nelle zone adiacenti agli iraniani e ai curdi. Per non parlare della presenza giordana e israeliana sul fronte meridionale. Anche Francia e Inghilterra stanno cercando di penetrare qui e là e stanno insistendo per portare l’accordo tra russi e americani di fronte al Consiglio di Sicurezza per cercare di capire che cosa si possa nascondere dietro, temendo che gli Stati Uniti e la Russia si spartiscano il paese al momento giusto. Gli ultimi accordi sancivano una tregua tra Washington e Mosca e non tra le parti realmente in gioco. Per raggiungere un accodo, però si è deciso di non discutere il futuro del presidente Assad. L’opposizione militare e le sue fazioni, nel frattempo, devono scegliere tra due opzioni, entrambe dal sapore amaro. Da un lato, possono aderire alle direttive del Fronte di al-Nusra per continuare a beneficiare delle loro capacità e dei loro servizi, nonostante vengano classificati come “terroristi”, e dall’altro possono rimanere da soli a combattere i raid russi e internazionali. Qualche fazione, tra cui quella collegata all’Esercito Siriano Libero, si unirà agli estremisti per disperazione e perché sente di essere stata abbandonata dal mondo. L’accordo russo-americano era destinato a durare poco alla luce della mobilitazione di tante forze armate. La domanda cruciale è: visto che le due grandi potenze sono riuscite a far durare la tregua solo alcuni giorni, cosa conferisce loro il ruolo di controllo e l’ambizione di continuare la guerra per cambiare i pesi delle forze in gioco e la configurazione geografica della regione, ergendo nuovi confini nazionali e dividendo chi è già diviso invece di condividere zone d’influenza? |