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11 settembre 2016

 

Siria. Kerry e Lavrov raggiungono un’intesa per il cessate-il-fuoco

di Enrico Oliari

 

Potremmo essere davanti a “un punto di svolta per l’intero conflitto” siriano: lo ha affermato il segretario di Stato Usa John Kerry dopo il raggiungimento con il collega russo Sergei Lavrov di un accordo di tregua, accettato dal governo di Damasco.

I due ministri hanno discusso a lungo per individuare i margini della tregua, la quale dovrebbe iniziare con il tramonto di lunedì in occasione della festa musulmana di Eid al-Adha, e interesserà in primis la città di Aleppo, dove negli ultimi mesi sono rimaste uccise 700 persone di cui 160 bambini.

Va tuttavia detto che già in passato i qaedisti di Jabhar Fath al-Sham, ex Jabat al-Nusra, e i loro alleati ribelli di Yaysh al-Islam e di Ansar al-Sham, che controllano metà della città, hanno ignorato i cessate-il-fuoco e continuato a combattere contro l’esercito regolare, come pure quest’ultimo ha colpito con barili-bomba e con raid aerei i quartieri abitati.

Il fatto saliente di oggi è la posizione di Damasco, secondo cui l’intesa tra Usa e Russia “è stata raggiunta con l’approvazione del governo siriano”: la mediazione di Staffan de Mistura potrebbe ora avere un nuovo slancio, dopo che lo stesso inviato dell’Onu si era arreso all’evidente fallimento delle trattative di Ginevra fra l’Hcr (sigla che raccoglie 32 gruppi ribelli) e la delegazione di Damasco guidata dal ministro degli Esteri Walid al-Muallem.

Il nodo cruciale è sempre lo stesso, cioè il ruolo del presidente Bashar al-Assasd che Usa e ribelli vorrebbero fuori dai giochi, mentre i russi, alleati di Damasco, lo vorrebbero al potere per garantire i propri interessi. Contestualmente vi è una forte resistenza del Pentagono a condividere le informazioni con i russi, cosa che legittimerebbe la loro presenza in Siria (che in realtà c’è sempre stata, si pensi alla base di Tartus).

Un’ipotesi che sta girando è quella di dar vita ad una forma fortemente federale per la Siria con i vari gruppi che controllano i propri spazi sotto la formale presidenza di Damasco, un’ipotesi possibile ma complicata per via del mosaico di etnie e confessioni di cui è fatto il tessuto sociale del paese mediorientale.

Sull’intesa raggiunta a Ginevra è intervenuto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, il quale ha affermato che “L’accordo raggiunto stanotte a Ginevra apre la porta alla speranza di una svolta nella drammatica guerra in Siria”.

“L’Italia – ha continuato – sostiene lo sforzo diplomatico di John Kerry e Sergei Lavrov ed è impegnata perché si giunga a una effettiva cessazione generalizzata delle ostilità a parite dalla serata di lunedì” Insieme alla cessazione delle ostilità, l’intesa prevede l’accesso umanitario alle popolazioni in stato di bisogno, a cominciare da Aleppo, un coordinamento nella lotta al terrorismo e il ripristino delle condizioni necessarie per la ripresa del processo politico.

“L’Italia si aspetta l’effettiva attuazione dell’accordo da parte di tutte le parti coinvolte, nell’interesse della popolazione siriana e del futuro del paese”, ha aggiunto il ministro.

“Ho confermato oggi all’inviato Staffan de Mistura l’appoggio italiano alle proposte negoziali che, se la tregua sarà in vigore, le Nazioni Unite avanzeranno nel prossimo vertice ministeriale sulla Siria che si riunirà tra dieci giorni a New York con la presidenza di Kerry e Lavrov”, ha concluso Gentiloni.

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