http://www.asianews.it 04/05/2016
Parroco di Aleppo: missili contro ospedali, scuole e moschee.
I capi delle comunità cattoliche di Aleppo lanciano un appello: messe e preghiere in tutto il mondo domenica per la fine delle violenze in città. Ieri colpito un ospedale nel settore governativo, morti 17 bambini. Colpita anche l’università, studenti per ore nei sotterranei per sfuggire alle bombe. P. Ibrahim: situazione drammatica, servono compassione e misericordia.
I capi delle comunità cattoliche di Aleppo lanciano un appello a vescovi, sacerdoti, fedeli di tutto il mondo, chiedendo loro di “offrire le messe di domenica prossima, 8 maggio, per la pace in Siria e in special modo ad Aleppo”. È quanto racconta ad AsiaNews p. Ibrahim Alsabagh, 44enne francescano, guardiano e parroco della parrocchia latina di Aleppo, la “capitale del Nord” della Siria da giorni teatro di violenti combattimenti. “Chiediamo preghiere da tutto il mondo - sottolinea il sacerdote - perché la situazione è drammatica; tanti innocenti hanno subito violenze, servono compassione e misericordia”. “Nella nostra zona [i quartieri cristiani a ovest di Aleppo, sotto il controllo governativo] questa mattina c’è un silenzio di tomba, poche le persone per strada e non si sente alcun rumore” prosegue p. Ibrahim, “ma in altre aree si continua a combattere”. Ieri intanto la città ha registrato la sua “giornata peggiore” dall’escalation dei combattimenti, “che sono poi proseguiti per tutta la notte, con violenze e attacchi che non si sono fermati nemmeno un minuto”. “Ieri abbiamo vissuto la giornata peggiore della settimana, con bombardamenti pesantissimi” prosegue il parroco di Aleppo. Missili e razzi lanciati dalla zona sotto il controllo dei ribelli hanno colpito l’ospedale di Dabbi’t (nella foto, prima e dopo), centrando il reparto di ostetricia e uccidendo 17 bambini, oltre che donne e uomini. In precedenza avevano lanciato missili sulle università, in particolare l’università statale “costringendo migliaia di studenti a ripararsi per ore nei sotterranei per sfuggire alle violenze. Da qui il provvedimento del ministero dell’Istruzione di chiudere per tre giorni tutte le scuole della città”. “Nella strada che porta all’università” prosegue il sacerdote, “è stato abbattuto completamente un edificio e al momento non si conosce il numero di vittime o feriti. Questo senza contare i bombardamenti sporadici o intensi in altre zone”. Fra gli edifici colpiti anche la moschea di Aisha, nel quartiere di Zahraa che, precisa il parroco, “era considerata un rifugio per le famiglie musulmane emigrate da altre zone e in cerca di riparo”. Dal marzo 2011 la Siria è martoriata da un conflitto che ha causato almeno 270mila morti e milioni di sfollati, originando un’emergenza umanitaria senza precedenti. Fra le aree più colpite la città di Aleppo, dove jihadisti dello Stato islamico e miliziani di al Nusra (affiliati ad al Qaeda) combattono contro gruppi ribelli e soldati governativi; in meno di due settimane si contano già oltre 270 morti fra i civili. Un nuovo round di colloqui di pace sulla Siria sotto l’egida delle Nazioni Unite dovrebbe iniziare il prossimo 10 maggio, sempre a Ginevra, ma finora la diplomazia internazionale si è rivelata impotente o poco interessata a fermare il conflitto. I combattimenti si concentrano attorno alla metropoli di Aleppo, seconda per importanza del Paese; l’area è divisa in due settori, quello ovest sotto il controllo governativo e la parte orientale nelle mani dei ribelli. Tuttavia, alla periferia della città la situazione è opposta con i gruppi ribelli che hanno quasi circondato la zona occidentale e le forze governative che assediano la parte orientale in mano ai ribelli. I continui focolai di violenze hanno messo in grave pericolo la fragile tregua in vigore dal 27 febbraio scorso, che aveva permesso un miglioramento della situazione umanitaria e fatto sperare in una cessazione - a breve - delle ostilità. L’escalation dei combattimenti e l’inerzia della comunità internazionale preoccupano anche papa Francesco il quale, domenica primo maggio al termine del Regina Coeli, ha rinnovato il proprio appello alla pace nel Paese. Il pontefice ha esortato “tutte le parti coinvolte nel conflitto a rispettare la cessazione delle ostilità e a rafforzare il dialogo in corso, unica strada che conduce alla pace”. Le parole di Bergoglio seguono la dichiarazione dei vescovi cattolici di Aleppo, che in una nota congiunta hanno denunciato “la violenza che la nostra amata città subisce”, affidandola al Cuore Immacolato di Maria perché porti la pace. “Quanto stiamo vivendo - sottolinea il parroco di Aleppo - è un vero e proprio crimine contro l’umanità: perché colpire i bambini, i neonati, le donne partorienti, gli studenti universitari… chiamiamoli vendette o terrorismo, in realtà questi sono atti terribili. Chiediamo compassione e misericordia per queste vittime innocenti”. Ad Aleppo non esiste un ovest o un est, conclude il sacerdote, ma “tutti dobbiamo essere vicini ha quanti hanno un motivo per soffrire, per chi ha subito violenze… per i neonati, gli anziani, i disperati. Come Chiesa siamo vicini non solo ai cristiani, ma a chiunque sia stato colpito nella sua dignità per queste violenze. E per questo rinnovo l’appello a tutti voi per la preghiera e vi ringrazio per la solidarietà, la vicinanza, la buona volontà!”. |