Fonti: Hispan TV Rossiya 24 http://www.controinformazione.info/ Gen 26, 2016
La Russia in allarme per l’espansione della NATO verso le sue frontiere, prende le sue contromisure Traduzione e nota di Luciano Lago
Il capo dello Stato Maggiore Generale delle forze armate della Russia, Valeri Guerasimov, ha dichiarato oggi di considerare quale una minaccia il continuo avvicinamento di basi militari e di mezzi bellici della NATO a ridosso delle frontiere della Federazione Russa. Nel corso di una intervista, trasmessa dal network federale Rossiya 24, il generale dell’Esercito ha denunciato che gli Stati Uniti ed i loro alleati ricorrono di continuo alla retorica ed alla propaganda anti-russa per giustificare il continuo aumento in Europa delle loro forze armate e lo spiegamento del loro sistema di difesa anti-missili (DAM).
Riferendosi a questa situazione, il vicecancelliere russo Alexei Meshkov ha scartato l’idea che l’estensione della DAM intorno alla Russia sia collegata al conflitto ucraino, ed ha assicurato che la nuova situazione operativa esige misure di risposta da parte russa. A questo proposito si registra la dichiarazione di ieri di Andrei Cheburin, comandante delle Forze di difesa aereospaziali russe, il quale ha affermato che i missili balistici intercontinentali russi (ICBM) sono in grado di attraversare qualsiasi sistema di difesa antiaerea che attualmente sia esistente al mondo, grazie ad un sofisticato sistema di interferenza che blinda tali missili da qualsiasi scudo spaziale antimissile. Il comandante russo si è riferito al sistema antimissile che gli USA vogliono installare in Romania ed altri paesi dell’Est Europa. (Un ottimo business per le industrie USA che lo producono). “I nostri nemici si sbagliano se credono che, schierando sistemi di difesa anti missile o antiaerea, questi li possano proteggere. Qualsiasi sistema antiaereo viene superato e noi disponiamo della capacità di farlo”, ha aggiunto Cheburin. Queste dichiarazioni confermano quanto affermato in precedenza dal presidente Vladimir Putin il quale aveva avvisato che “la Russia dispone di armi e missili in grado di penetrare qualsiasi sistema di difesa e garantire la propria sicurezza”. Nel frattempo l’ambasciatore russo presso la NATO, Alexandr Grushkó, ha riaffermato che, “senza voler incorrere in una nuova corsa agli armamenti, Mosca farà tutto ciò che è necessario per preservare l’equilibrio delle forze militari nel Vecchio Continente”. Anche, Oleg Shvedkov, capitano di vascello e portavoce della Flotta russa del Mar Nero, in relazione al recente ingresso di una nuova flotta NATO nel Mar Nero, ha voluto segnalare che la prospettiva che il blocco nord-atlantico schieri un distaccamento marittimo permanente in questa zona (Mar Nero), obbliga di fatto la Russia a prendere contromisure ed a rafforzare le sue forze militari in questa regione dove si terranno esercitazioni militari in Settembre, denominate Caucaso-2016, che saranno le più importanti dell’anno per la Marina da Guerra e per le forze armate. Unità navali russe lanciamissili Da parte sua, il segretario della Difesa degli Stati Uniti, Ashton Carter, ha affermato che” Washington valuta nuovi scenari di contenimento contro Mosca per quella che gli USA considerano la sua sfida contro la comunità internazionale”. Il sottosegretario nordamericano per la Difesa ha sottolineato che gli Stati Uniti non hanno deciso di raggiungere una presenza militare simile a quella della Guerra Fredda, si sentono però in obbligo di incrementare il numero delle loro forze militari “per difendersi” dal Cremlino. Nota: Ovviamente Carter, quando parla di “sfida contro la comunità internazionale”, si riferisce alla annessione della Crimea nella Federazione Russa, dimenticando che questa è avvenuta grazie ad un referendum in cui il 95% circa della popolazione si è pronunciata a favore della incorporazione della penisola nella federazione. Tuttavia per gli USA i referendum ed il diritto di autodeterminazione dei popoli sono validi soltanto quando sono conformi ai loro interessi geopolitici, come avvenuto ad esempio nel caso del Kosovo, in Europa, dove la regione ottenne l’autonomia dalla Serbia grazie al referendum celebrato nel 2008 fra la popolazione albanese che costituiva la maggioranza in quella regione. Un evidente caso di “doppio standard” di valutazione che Washington ed i suoi alleati adottano quando si tratta di situazioni al di fuori del loro controllo. |