Invitiamo chiunque voglia collaborare al progetto della rete contro guerra e militarismo a contattarci. comunica@nomuos.com assembleanowar.na@gmail.com NO Trident Rete contro guerra e militarismo Catania 24 gennaio 2016
Report assemblea di Catania Rete Contro la Guerra
Si è tenuta a Catania, lo scorso 24 gennaio, una assemblea aperta delle forze e della realtà impegnate, in vari territori nel Paese, contro la guerra, il razzismo, il militarismo. L’assemblea, indetta dal Coordinamento dei Comitati NO MUOS e dai Comitati No TRIDENT, ha visto la partecipazione di decine di attivisti provenienti da varie località della Sicilia, dalla Campania e da Vicenza. Questa assemblea è stata la naturale prosecuzione di quella tenuta a Napoli il 25 ottobre, all’indomani della manifestazione nazionale contro l’esercitazione NATO Trident Juncture 2015, nella quale si espresse la necessità di mettersi in rete per lavorare insieme verso l’obiettivo comune di ricostruire un movimento nazionale contro la guerra. Nell’assemblea di Catania tutti gli interventi hanno ribadito tale necessità di fronte alle guerre in atto ed a quelle in preparazione, prima tra tutte il nuovo intervento in Libia che vede l’Italia candidarsi a guida di questa seconda aggressione e confermarsi, per l’ennesima volta ed in particolare per le basi e le strutture militari della Sicilia, centro nevralgico per qualsiasi l’intervento militare nel Mediterraneo. La preoccupazione è che l’ulteriore incrudimento della drammatica situazione attuale renda sempre più concreto il rischio di un conflitto diretto tra le grandi potenze, un conflitto mondiale di portata nucleare. Per questo è urgente colmare il forte ritardo nell’emergere di una vera e diffusa opposizione alla guerra. Tutti gli interventi hanno evidenziato, infatti, l’inadeguatezza e la frantumazione delle attuali realtà antimilitariste e la difficoltà di un impegno continuativo persino sui territori dove da anni sono radicate esperienze significative di lotta al militarismo. I compagni dei comitati No Muos hanno raccontato che una certa stanchezza del movimento e forse una eccessiva fiducia nelle azioni della Magistratura, hanno avuto un effetto soporifero e rilassante sul movimento NO MUOS. Da parte di qualcuno si è pensato che la via giudiziaria potesse anche essere una via di uscita. In dati momenti esso ha coinvolto le persone comuni, ma ora rimangono prevalentemente gli attivisti. Ciò nonostante il movimento NO MUOS ha le carte in regola, pur con tutte le sue difficoltà, per essere un catalizzatore e un esempio di pratica militante. Le contraddizioni aperte dalle stesse vicende giudiziarie, il prevedibile colpo di mano istituzionale per imporre il MUOS senza ulteriori ritardi, insieme all’intervento militare in Libia, possono determinare una ripresa del movimento No Muos. Diventa, quindi, quanto mai importante il collegamento stretto con le altre realtà. Da questo punto di vista si è concordato sulla necessità di puntare a recuperare i rapporti con i compagni sardi, una delle poche realtà attive e radicate sul territorio, superando le incomprensioni e le perplessità da loro manifestate, ma anche di allargare il più possibile ad altri comitati, come ad es. i NO F35 di Novara, in un percorso inclusivo e aperto nella consapevolezza che non si va da nessuna parte procedendo in ordine sparso o con iniziative tutte autoreferenziali. Inclusività, però, non vuol dire rinunciare a parole d’ordine chiare su cui, sin dalla manifestazione e l’assemblea di Napoli, questo percorso unitario si è avviato. Per le realtà presenti l’opposizione alla guerra e al militarismo, l’antimperialismo e l’antirazzismo costituiscono un’unica lotta e non possono scindersi. Per questo posizioni ambigue o soggetti che guardano a formazioni razziste o fasciste come possibili alleati in nome dell’opposizione alla NATO, non possono essere compagni di strada. Parimenti, non possiamo illuderci di rafforzare l’opposizione alla guerra trovando scorciatoie, aiuti o una sorta di convergenza con Stati considerati come un pericolo minore o valutati secondo la loro capacità di contrasto ad un “nemico principale”. Pur distinguendo tra aggressori ed aggrediti, il movimento contro la guerra non ha Paesi amici. E’ stata, dunque, ribadita ancora una volta la necessità dell’autonomia e dell’autorganizzazione del movimento contro la guerra. In molti hanno evidenziato che, nonostante i bombardamenti mass mediatici, la maggioranza dell’opinione pubblica è ancora oggi, contraria e diffidente verso ogni intervento armato di truppe italiane. Dobbiamo appellarci a questo sentimento antiguerra ed alle paure di episodi come quelli di Parigi anche nelle nostre città, per coinvolgere strati sempre più ampi di popolazione. In questa direzione è importante un lavoro comune e coordinato che è possibile solo mettendo insieme le diverse realtà in una rete nazionale che possa rappresentare per i tanti individui, collettivi e situazioni attenti quanto noi alle tematiche della guerra (seppure la frammentazione precedente li abbia annichiliti), un punto di riferimento che incoraggia ad una maggiore partecipazione. Di fronte all’imminente attacco alla Libia, la neonata “Rete contro la guerra e militarismo”, deve lavorare da subito a sollecitare una mobilitazione. Si è quindi deciso di: - approntare un appello che chiami già in questi giorni ad esprimere l’opposizione contro il nuovo intervento militare ed un manifesto utilizzabile appena parte l’attacco da tutte le soggettività su tutto il territorio nazionale per chiamare alla mobilitazione con presidi e manifestazioni diffuse - approntare rapidamente una pagina fb per favorire la circolazione di questi materiali, degli appuntamenti e del lavoro della Rete. Inoltre si è deciso di: - Pianificare delle campagne contro la guerra e contro il nemico di casa nostra: il governo italiano, volte a smascherare la propaganda bellicista e a denunciare le ragioni e gli interessi che stanno dietro la guerra. Le dinamiche di rafforzamento del militarismo hanno già oggi conseguenze sulla militarizzazione dei territori, sulle spese per armamenti sottratte a quelle sociali, sulla riduzione degli spazi di agibilità politica. Su questi temi, insieme all’antirazzismo e alla solidarietà verso tutti gli immigrati, ed al ruolo italiano nella produzione e vendita di armi, va sviluppata una controinformazione rivolta soprattutto ai giovani affinché anche nelle scuole e nelle università riprenda il dibattito e la lotta contro il militarismo. - sollecitare, a partire dai rapporti già in essere con altre realtà, assemblee e momenti di incontro in tutto il paese per allargare la partecipazione alla Rete. In tal senso va la partecipazione all’assemblea del 30 gennaio indetta dal Comitato permanente contro la guerra ed il razzismo di Mestre. - programmare mobilitazioni coordinate e simultanee in tutti i territori in cui la Rete è presente non solo quando imposte dagli eventi ma possibilmente con scadenza fissa e continuità - sostenere e partecipare alla manifestazione contro Frontex indetta dalla Rete antirazzista catanese per il 17 aprile, anniversario del naufragio dei migranti avvenuto l’anno scorso, e alle altre iniziative del 16 e il 18 aprile che vedranno la presenza di delegazioni provenienti da vari paesi europei e mediterranei - riprendere i contatti con le realtà europee mobilitatesi contro la Trident Juncture per verificare la possibilità di costruire in autunno un appuntamento volto alla costruzione di una rete almeno europea contro la guerra - lavorare unitariamente anche sul tema della repressione. Dobbiamo aspettarci, infatti, che con il crescere degli impegni bellici dell’Italia crescerà anche il livello di attenzione e di repressione degli antimilitaristi. La propaganda sulla necessità della difesa armata degli interessi strategici dell’Italia e sulla cosiddetta sicurezza nazionale saranno utilizzati per additare chi si oppone alla guerra come un nemico interno e per limitare ulteriormente l’agibilità politica dei movimenti.
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