Fonte: BolPress.com http://www.controinformazione.info Gen 23, 2016
Cosa difende la NATO attualmente? … Il Disordine Mondiale di Raúl Prada Alcoreza Traduzione di Luciano Lago
Cosa difende attualmente l’Alleanza Atlantica (NATO)? L’Ordine Mondiale? No, piuttosto difende il disordine mondiale? Quando si mettono in evidenza i collegamenti tra la NATO e l’ISIS, per quanto abbiano cercato di occultarli: ad esempio quando fingono che non sia accaduto niente con lo Stato Turco, membro della NATO. Lo Stato turco che acquista il petrolio dall’ISIS e che dal suo territorio permette il transito e l’infiltrazione di convogli di terroristi carichi di armamenti destinati all’ISIS; lo Stato che abbatte un aereo russo sulla frontiera in territorio siriano, per causa degli attacchi che questi caccia bombardieri effettuano sulle linee di rifornimento dell’ISIS; lo Stato Turco che attacca la popolazione curda che sta combattendo eroicamente contro l’ISIS.
Da questo si rende evidente il gioco geopolitico della NATO nella guerra di quarta generazione. Guerra che andrebbe qualificata come terza guerrra mondiale, già iniziata ma con caratteristiche di bassa intensità coinvolgendo tutto il mondo. Quando scriviamo di Stato delinquenziale, dobbiamo dire che questa è una figura ideologica che aiuta a descrivere gli Stati nazione, potenze mondiali dominanti nel sistema del mondo capitalista, nella fase del capitalismo tardivo, concretamente del capitalismo speculativo. Questa figura appare come complementare e contrapposta allo pseudo concetto inventato dalla “intelligentia” tradizionalista, dagli ideologi del neo conservatorismo nordamericano, l’ideologia dello Stato canaglia. La cosa sorprendente è che l’ideologia degli Stati dominanti che qualificano come “stati canaglia” gli stati subalterni non sottomessi, un tanto ribelli, un tanto presumibilmente autonomi, hanno finito per trasformarsi in stati delinquenti; proteggono, promuovono, utilizzano la delinquenza, che affligge il mondo a proprio vantaggio. Controllano i traffici: quando non possono farlo li attaccano, pertanto a parte dei circuiti di questi traffici, li ripuliscono su grande scala attraverso il sistema finanziario internazionale, occultando metodicamente questo procedimento. Gli Stati dominanti coinvolgono i gruppi radicali jihadisti; in un primo tempo per farli combattere l’Esercito rosso in Afghanistan, poi per attaccare e distruggere lo stato libico; attualmente per distruggere lo Stato nazione della Siria; dopo averlo fatto con lo stato dell’Iraq, per mezzo di una invasione convenzionale. Nell’attuale congiuntura in Medio Oriente, trasferiscono l’armamento impiegato e catturato in Libia per armare l’ISIS. Coprono allora tutti i metodi delinqunziali impiegati tanto da loro stessi , la NATO, come i gorma più fosca, dallo Stato turco. Quale è l’Ordine mondiale che difendono? Già non ci troviamo nel capitalismo vigoroso della rivoluzione industriale del sec. XIX, non stiamo neppure nel capitalismo monopolista e finanziario che ha dato luogo all’imperialismo del capitalismo di Stato; ci troviamo in un sistema capitalista delinquenziale, non soltanto speculativo. Questa forma di capitalismo non solo è alla ricerca di utili nel breve periodo in modo rapido, per evitare non soltanto il prolungamento degli investimenti a lungo termine, come quelli industriali, ma anche per amministrare la crisi della sovraproduzione, trasformandola in crisi finanziaria. In altre parole sfruttando fino all’osso ed impoverendo le popolazioni con la più sfacciata speculazione in mome della” libertà del mercato” e della libera circolazione dei capitali.. Un sistema che consiste nell’indebitamento su larga scala di imprese e famiglie, rifinanziamento debiti, privatizzazioni selvagge, espropriazioni e sfratti forzati delle famiglie (………….). Per quanto siano legalizzati ed istituzionalizzati, anche su scala mondiale, questi procedimenti non cessano di essere delinquenziali. Ci troviamo quindi in un ordine mondiale delinquenziale, conformato sulle esigenze di questi Stati delinquenziali. La domanda è: come è stato possibile che l’ordine mondiale imperiale, già consolidato, dopo la caduta dell’URSS, abbia potuto procedere su questo percorso provvisorio, del disordine mondiale, di carattere delinquenziale? Sarà che la Federazione Russa e la Repubblica Popolare della Cina ostacolino la proiezione di una dominazione mondiale unipolare? O sarà che la crisi organica e strutturale del capitalismo sia arrivata a toccare il fondo e richieda strategie di emergenza di carattere militare? Tuttavia di una quarta generazione strategica per cercare vie cospirative di alto livello ed estremamente sofisticate? Oppure, in forma più pedestre, la decadenza della civilizzazione moderna è caduta nei giochi di potere tanto teatrali, per quanto pericolosi, in contrasto con quelli che furono questi giochi di potere di una volta? Senza lasciare di considerarli giochi di potere, la differenza è che adesso si effettuano, utilizzando una figura per illustrarli, come uno sport di questi complessi apparati di intelligence, di tecnologia militare e mediatica. In questi giochi da video tape, senza fare caso ai costi sociali ed umani. Di quello che si tratta dell’astuzia della strategia, che , di sicuro, può essere ogni volta più audace e sorprendente. Ci troviamo quindi già di fatto in un ordine mondiale delinquenziale, operativo, per quanto ancora non del tutto, ancora da istituzionalizzare; tuttavia già praticato. Un ordine dove non sono i delinquenti comuni che hanno scalato il potere, neppure precisamente i capi dei cartelli o dei monopoli dei traffici, ma piuttosto quelli che già avevano il controllo del potere mondiale , i quali trovano in modo vistoso, nei procedimenti e nei metodi paralleli dell’economia del ricatto, le modalità per la continuità del potere. Non è quindi, l’assunzione del potere mondiale nè da parte dei delinquenti comuni nè dei cartelli ma entrambi, meglio sono stati subordinati e sottomessi all’apparato possente del dominio del capitalismo finanziario. Nella fase finanziaria del capitalismo in voga, le procedure dell’economia politica del ricatto sono adeguate per l’appropriazione dell’eccedenza da parte del capitalismo speculativo. Nelle strategie di potere, nel contesto di questo ordine mondiale delinquenziale, tutto serve per per il fine di vincere, in questo caso vincere la guerra inventata. Non importa come, il fine giustifica i mezzi. Si può essere più fondamentalisti che non gli stessi fondamentalisti; si può promuovere il terrorismo; si può permettere che gli jihadisti attacchino non solo sui loro territori, ma anche nei propri territori, quelli delle potenze, contro la loro stessa popolazione, se questo serve al fine che si vuole ottenere; isolare il nemico, non soltanto dalle sue basi sociali ma anche da qualsiasi simpatia o appoggio nella sua stessa società. Per vincere la guerra si possono impiegare tutti i mezzi, compreso quelli più esecrabili, come il terrorismo contro la propria popolazione, per educarla, perchè apprenda chi è il nemico, di cosa sia capace; per questo deve confidare nei suoi capi, nel suo esercito, nei suoi servizi di intelligence. Per questo deve dargli autonomia di operazioni, senza restrizioni, perchè si faccia quello che si deve, per vincere la guerra. Dove conduce tutto questo? Possono vincere la guerra in questo modo? Nel caso che abbiano effetto le loro cospirazioni e trame, avrebbero vinto la guerra? Può essere che i loro obiettivi si realizzino; tuttavia sono obiettivi ottenuti con delle montature; sono obiettivi realizzati su di una semplice carta geografica, in modo schematico, secondo la geopolitica di quarta generazione della guerra. Dove il nemico si trasforma in una caricatura, l’amico in altra caricatura; queste caricature si caratterizzano per la loro semplicità. Si tratta di un profilo caricaturale dei combattenti degli opposti schieramenti. Il mondo reale non si riduce , in nessun modo, alla semplità di questo piano astratto di caricature. Non vinceranno la guerra, visto che la hanno vinta solo con l’immaginazione, nel mondo delle finte rappresentazioni. Mentre invece nel mondo reale gli spessori dei piani di intensità continuano ad essere articolati come stavano prima. Questa è l’illusione della vittoria, ma si tratta già di una sconfitta. Il problema è che tutti questi giochi di potere causano stragi, distruggono stati, paesi, società. Questo è un costo troppo alto, non solo per il nemico, come pensano i cospiratori, ma anche per tutti gli amici; compreso il proprio Stato potenza, coinvolto in un gioco dal disegno tanto rischioso. Gli unici che guadagnano, in senso concreto, guadagni nel mantenere alti budget di spesa ingiustificabili, sono i servizi di intelligence, e questi complessi apparati militari- tecnologici- cibernetici – di comunicazione. Per caso si tratta di mantenere uno stato di guerra permanente? Per caso credono di poter mettere nell’angolo la Federazione Russa e la Repubblica popolare della Cina, incluso vincere una guerra, dove in realtà tutti possono soltanto perdere? Quale è il senso di questa geopolitica dei giochi di potere della strategia della guerra di quarta generazione? Tutto sembra mirare alla constatazione di un qualche cosa di allarmante. Per la verità non esiste una strategia, nel senso che vuole indicare questo concetto, per lo meno, rispetto alla strategia militare. La strategia militare, quella che compone la parola strategia, che proviene dal greco stratigos o strategos, “στρατηγ?ς”, che letteralmente significa leader dell’Esercito, e la parola militare che proviene dal latino “militarius”, che si riferisce a miles, il cui genitivo è militis, che significa soldato. La strategia militare è come lo schema predisposto per gli ordinativi, le distribuzioni, le formazioni e le disposizioni militari, nella prospettiva di ottenere gli obiettivi stabiliti. La strategia militare installa una impostazione e la direzione delle campagne belliche, così come del movimento e della disposizione strategica delle forze armate. Nelle guerre convenzionali, ha il proposito di dirigere le truppe nel teatro delle operazioni, conducendole al campo di battaglia. Questo è uno dei tre aspetti dell’arte della guerra. Gli altri sarebbero; uno, la tattica militare e le manovre delle forze di comnbattimento nella battaglia; l’altra, il terzo aspetto. sarebbe la logistica militare, diretta a sostenere l’Esercito ed assicurare la sua disponibilità di equipaggiamenti oltre alla sua capacità di combattimento. Nella guerra di quarta generazione, la strategia si dissemina nella proliferazione di tattiche quasi autonome, che fanno come tragitti separati in diversi piani, non soltanto militari, ma anche politici, “ideologici”, mediatici e culturali. La strategia non consiste esattamente nel vincere la guerra, nel dominare il mondo, per quanto apparentemente sembra che se lo perda. In principio questo sembra un aspetto caratteristico della guerra si bassa intensità, nella sua dimensione locale; si tratta di una guerra di contenzione e di controllo. Poi appare un’altra caratteristica, meno visibile; del fatto che si tratta non di vincere le forze nemiche in forma decisiva ma piuttosto di mantenerle occupate, logorandole mentre si guadagna il favore dell’opinione pubblica del paese delle forze nemiche, oltre a guadagnarsi l’opinione pubblica del proprio paese, sempre diffidente. Si può ipotizzare una terza caratteristica; non si tratta di finire la guerra e fondare una pace definitiva; non c’è una ultima guerra ma piuttosto una guerra permanente. |