http://www.infoaut.org Lunedì 01 Febbraio 2016
Tunisia, una lettera aperta contro la disinformazione de La Stampa
Riceviamo e pubblichiamo di seguito la lettera firmata da oltre 170 persone, tra cui docenti, ricercatori, attivisti, studenti, cooperanti e semplici cittadini italiani e tunisini in risposta all'articolo del giornalista Domenico Quirico pubblicato su "La Stampa" lo scorso 28 gennaio dal titolo "Sulle montagne della Tunisia gli ex ragazzi della rivoluzione adesso sognano il Califfato". L'iniziativa è volta a fare chiarezza su un'interpretazione strumentale e faziosa che non rende conto del periodo storico che la Tunisia sta attraversando, a 5 anni di distanza dalla solelvazione popolare che portò alla caduta del regime di Ben Ali. Per aderire all'iniziativa contattare gli indirizzi e-mail in fondo all'articolo.
Assistiamo da tempo al tentativo di trasmettere un’immagine stereotipata e semplificata della complessa realtà che ruota intorno al mondo arabo, in particolare da quando,in seguito alle "rivoluzioni" arabe del 2011 e all’aumento del fenomeno migratorio nel bacino Mediterraneo, l’attualità di alcuni Paesi ha acquistato visibilità in diversi media mainstream.
Come spesso è avvenuto per la Siria, l’Egitto, la Palestina e altri Paesi dell’area, la Tunisia è attualmente vittima di una campagna di disinformazione che mira a semplificaree manipolare la complessa realtà esistente, peraltro in continua evoluzione.
L’articolo “Sulle montagne della Tunisia gli ex ragazzi della rivoluzione adesso sognano il Califfato” pubblicato da La Stampa in data 28 gennaio a firma di Domenico Quirico è, a nostro avviso, un esempio di disinformazione e di interpretazione strumentale del periodo storico che il Paese sta vivendo. Dalle parole dell’autore sembrerebbe che la rivoluzione tunisina, dopo aver aperto e illuminato di speranza il Mediterraneo nel 2011, starebbe oggi virando verso una traiettoria buia che porterebbe ad una “terribile rivoluzione” islamica con epicentro nella città di Kasserine. Quirico rappresenta i nuovi leader della rivoluzione come "uomini arditi dalle lingue affilate e le barbe lunghe". Il tutto, poi, è fomentato dall’apologia di Daesch che, a detta del giornalista, riempirebbe le mura della città.
Come cittadine e cittadini italiane/i e tunisine/i, associazioni, operatori, studiosi che lavorano in e sulla Tunisia da numerosi anni, giornalisti ed esperti di Medio Oriente, ci preme offrire all'opinione pubblica un nostro punto di vista sulla realtà di Kasserine e della Tunisia.
Quanto sta accadendo in queste settimane, ossia le rivolte sociali che attraversano il Paese da sud a nord, si inscrive nel processo rivoluzionario avviatosi 5 anni fa proprio dalle stesse aree geografiche, marginalizzate in maniera sistematica e organizzata da uno Stato centralizzato sulla capitale e sulla costa turistica. Solo nel 2015 la Tunisia ha vissuto 4.288 proteste sociali, nella maggior parte dei casi passate in sordina anche dai media nazionali.
Le richieste dei giovani (e meno giovani) tunisini che (ri)occupano gli spazi in questi giorni rimandano alle questioni socio-economiche e alla revisione del paradigma del modello di sviluppo diseguale mai rimesso in discussione in questi anni di sperimentazione democratica. Le manifestazioni e i sit-in allargatisi a macchia d’olio in molte regioni del Paese chiedono l’apertura di processi di contrasto della corruzione dilagante nelle amministrazioni pubbliche e rivendicano il diritto al lavoro e alla dignità: parole d’ordine, queste ultime, che avevano riempito le strade già nel 2011. Esse sottolineano l’indipendenza dai partiti, dalle associazioni, dai movimenti organizzati, in qualche modo assimilati al sistema.
La transizione politica, tuttora in corso, continua ad essere lodata dai media e dalle istituzioni europee che in questo processo avevano investito troppo per rischiare che fallisse. Ma la stessa transizione non ha saputo rispondere alle aspettative dei giovani che hanno spinto per il cambiamento del regime. Quegli stessi giovani che da tempo hanno lanciato l’allarme rispetto a una deriva controrivoluzionaria e liberticida del processo di transizione. La confisca della rivoluzione, sebbene ce ne fossero i primi segnali già dal 2011 e con il governo di coalizione diretto da Ennadha, è stata in seguito ufficialmente legittimata con il governo dei cosiddetti “laici”, tanto decantato anche dall’altra sponda del Mediterraneo. Con il governo “laico” i tunisini hanno vissuto un acuirsi delle politiche liberticide e un recupero del vecchio sistema anche in maniera ufficiale, come attraverso il progetto di legge per la riconciliazione economica sull’amnistia dei crimini economici attuati prima della rivoluzione, con il radicamento e l’inasprirsi della minaccia terrorista, su cui nessun dibattito serio è ancora stato avviato, minaccia che è servita a legittimare leggi antidemocratiche e violente.
Ricordiamo come il terrorismo rappresenti in primis una minaccia per la popolazione e metta in discussione il sistema di sicurezza e di protezione dello Stato. L’episodio citato, ma non contestualizzat, nell’articolo di Quirico sul pastore decapitato riguarda la regione limitrofa di Sidi Bouzid ed è emblematico dell’abbandono sistematico che vive la popolazione di determinate aree del Paese. Inoltre, è estremamente riduttivo e strumentale affiliare tutto il terrorismo tunisino a Daesch - ricordiamo che nessuno degli attacchi terroristici realizzati finora in Tunisia è stato rivendicato dal “gruppo” Isis, tranne l’ultimo nel centro di Tunisi, la cui rivendicazione.Peraltro,non è mai stata verificata. Il fenomeno terroristico in Tunisia ha radici socio-economiche profonde nel territorio e dinamiche complesse, alimentate anche dalla repressione pluriennale del movimento islamista. È pertanto fuorviante riferirsi alla galassia islamista tunisina come se fosse un tutt’uno e ridurre il territorio di Kasserine a “le montagne del Califfato”.
È vero, la rivoluzione del 2011 in Tunisia non ha ancora realizzato le aspettative di riscatto dei giovani. Ma ha lasciato nonostante tutto segnali indelebili. Tra questi, la liberazione della parola tramite la nascita di tantissimi media locali su vari formati, nati proprio sull’onda della fine della censura e l’apertura al pluralismo. Tra cui le radio, protagoniste incontrastate. Che oggi rivendicano un ruolo da giocare come fonti di informazione affidabili e di riferimento legittimo per costruire una nuova narrazione del paese, dentro e fuori, per evitare banali semplificazioni e interpretazioni strumentali della realtà.
Crediamo che i media dovrebbero interrogarsi e analizzare in maniera critica i processi in corso, approfondendo e dando una visione complessa dei fenomeni per facilitare la comprensione ad un pubblico vasto. Non è responsabilità di Kasserine né del popolo tunisino se i media europei si ricordano del Paese solo in casi sporadici e legati principalmente a violenze reali o presunte tali. Proprio a Kasserine, l’occupazione va avanti da più di dieci giorni: sfidando il coprifuoco, uomini e donne continuano a riunirsi per discutere di diritti, e di lavoro, per criticare il livello esasperante di corruzione nelle istituzioni locali.
Infine, crediamo sia necessario denunciare quelle narrazioni faziose che scientemente sono mirate a creare paura e odio contro il mondo arabo, l’Islam e le migrazioni, generalizzando e non contestualizzando i fenomeni politici e sociali, ma anche avallando quel gioco delle parti dello scontro tra ‘noi’ e ‘loro’, che, a nostro avviso, va assolutamente rifuggito.
Per ulteriori adesioni, contattare l'indirizzo e-mail: Gabriele Proglio: gabrieleproglio@gmail.com Debora Del Pistoia: deboradelpistoia@gmail.com
Prime adesioni 1. Gabriele Proglio, professore di storia contemporanea Universita di Tunisi El Manar 2. Debora Del Pistoia, cooperante e giornalista indipendente in Tunisia 3. Gianluca Solera, scrittore e attivista trans-mediterraneo 4. Damiano Duchemin 5. Martina Tazzioli 6. Lidia Lo Schiavo, docente universitaria 7. Marta Menghi, giornalista free lance 8. Rossana Pezzini 9. Alessia Giannoni 10. Natalia Romanó,insegnante di italiano L2 a Tunisi 11. Alessia Tibollo, cooperante in Tunisia 12. Albertina Petroni, cooperante in Tunisia 13. Luigi Giorgi, giornalista 14. Cecilia Dalla Negra, giornalista 15. Valentina Muffoletto 16. Micol Briziobello 17. Patrizia Mancini, responsabiledelsito Tunisia In Red 18. Santiago Alba Rico, scrittore 19. Mario Sei, docenteUniversita della Manouba, Tunisi 20. Hamadi Zribi, Tunisia in Red 21. Giovanna Barile, Tunisia in Red 22. Diego Barsuglia, fotografo 23. Anna Castiglioni 24. Chiara Loschi, dottoranda di ricerca in Scienza Politica, Universita degli Studi di Torino 25. Paolo Cuttitta, Universita di Amsterdam 26. Demichelis Marco 27. Grazia Vulcano, cooperante in Tunisia 28. Federica Zardo, ricercatrice 29. Christian Elia, giornalista, condirettore Q Code Mag 30. Jana Favata 31. Stefano Barone 32. Stefano Pontiggia, ricercatore sociale 33. Sarra Labib Basha Beshai 34. Francesca Crispolti 35. Oriana Baldasso 36. Giulia Breda 37. Giulia Bonacina 38. Jolanda Guardi, ricercatrice 39. Francesca Biancani, docente a contrattoStoria e Istituzionidel Medio Oriente, Universita di Bologna 40. Marta Menghi, giornalista freelance 41. Sara Borrillo, post doc. Dip. AsiaAfrica e Mediterraneo, UniversitaLOrientale di Napoli 42. Lorenzo Feltrin, dottorando, University of Warwick 43. Marco Lauri, Docente a contratto di Letteratura e Filologia Araba, Universita di Macerata 44. Estella Carpi, Labanon Support e New York University (Abu Dhabi) 45. Lorenzo Declich, ricercatoreindipendente 46. Paolo Paluzzi, Tunisi 47. Clara Capelli, Cooperation and Developpement Network, Pavia 48. Anna Serlenga, regista e docente 49. Mattia Rizzi, coordinatoreprogetti (ADD Atelier pour le developpement durable) 50. Susi Monzali 51. Eugenia Valentini 52. Costanza PasqualiLasagni, umanitariaedanalista di medio oriente. 53. Joshua Evangelista, giornalista 54. Marta Bellingreri, ricercatrice, reporter Medio Oriente 55. Stefano Torelli, ricercatore 56. Sara Manisera 57. Lamia Ledrisi, giornalista 58. Elisa Giunchi 59. Kais Zriba, giornalista Inkyfada 60. Alessandro Rivera Magos, ricercatore 61. Mohamed Al Ahmadi, giornalista indipendente 62. Veronica Bellintani 63. Francesca Oggiano, giornalista pubblicista 64. Comitato Khaled Bakrawi 65. Fouad Rouehia, giornalista 66. Chiara Denaro, dottoranda in sociologia presso Universitàdeglistudi di Roma la SapienA e UAB (Universitatautonoma de Barcelona) 67. Damiano Aliprandi, giornalista e operatore sociale 68. Lucia Spata 69. Giovanni Piazzese, giornalista 70. Alice Bondi' 71. Hatem Salhi : corrispondente AlHiwarTounsi/Radio Kalima a Kasserine 72. Houssem Yahyaoui: giornalista radio Kasserine FM 73. Ali Rabeh: Direttore Radio Kasserine FM 74. Iain Chambers, docente di StudiPostcoloniali, Università l’Orientale di Napoli 75. Chiara Martucci, Milano 76. Nicola Perugini, Mellon Postdoctoral Fellow, Brown University, Middle East Studiesand ItalianStudies 77. Joy Betti, Bologna 78. Vanessa Roghi, docente di sociologia dei processiculturali e comunicativi, Università La Sapienza, Roma 79. Federico Faloppa, docente di Storiadella lingua italiana e Sociolinguistica, Università di Reading 80. Giulia Grechi 81. Ramona Parenzan 82. Ilaria Giglioli, PhD student, University of California, Berkeley 83. Vivian Gerrard 84. Caterina Miele, Università l’Orientale, Napoli 85. Betta Pesole 86. Valeria Deplano, Università di Cagliari 87. Giuseppe Acconcia, Il Manifesto, Università di Londra 88. Barbara Spadaro, University of Bristol 89. Fabrice Dubosc, etnopsichiatra e saggista 90. ChiaraLoschi, dottoranda di ricerca in ScienzaPolitica, UniversitàdegliStudi di Torino 91. Angelo d’Orsi, Docenteordinario di storia delle dottrinepolitiche, Università di Torino 92. Francesca Di Pasquale, Netherlands Institute for War Documentation, Historical researchs Department, Post-Doc. 93. Simona Wright, Professor in Italian Studies, The College of New Jersey 94. Marco Demichelis, Assegnista di Ricerca in StudiIslamici e Storiadel Medio OrienteUniversitàCattolicadel Sacro Cuore, Milano 95. Giuseppe Burgio, professore a contrattodell'Università di Palermo 96. Marzia Maccaferri, Associate lecturer, Goldsmiths, University of London 97. Giusy Muzzopappa, antropologa 98. Raffaella Biasi, Professoressa, esperta di mondoislamico, laurea in arabo 99. Dario Consoli, dottore di ricerca in filosofia, Università di Torino 100. Alessandro Vecchi, fotografo, New York 101. Sole Anatrone, dottore di ricerca, UniversitàdellaCalifornia, Berkeley 102. Ester Sigilló, dottorandaScuolaSuperiore Normale di Pisa 103. ChiaraEgidi, Brescia 104. Oriana Baldasso 105. Alice Conti 106. Valeria Verdolini 107. Serena Marcenò 108. Annalisa Cegna 109. Stefano Rota 110. Anis Azouzi 111. Francesca Biancani 112. Carmine Conelli, dottorando, Università l’Orientale di Napoli 113. FedericaZardo, Research Fellow, Università di Torino 114. Pina Piccolo, studiosa indipendente 115. Giuseppe Burgio, docenteUniversità di Palermo 116. Cristian Lo Iacono, Torino 117. Enzo Guarrasi, docente Università di Palermo 118. Goffredo Polizzi, dottorando Università di Warwick 119. Luigi Cazzato, docente di Letteratura Inglese, Università di Bari 120. Silvia Casilio 121. Benedetta Guerzoni 122. Lorenzo De Sabbata 123. Chiara Stenghel 124. Matteo Di Gesù, docenteLetteraturaitaliana, Università di Palermo 125. Paolo Fait, docente di filosofia, Università di Oxford 126. Elisabetta Dall’O 127. Lorenzo Mari, Università di Bologna 128. Marco Gatto 129. Teresa Degenhardt 130. Alessandro Ferretti, Università di Torino 131. Damiano De Facci 132. Francesca Coin, sociologa, Ca’ Foscari 133. Sabrina Marchetti, European University Institute 134. Tommaso Rebora, studente Università di Torino 135. Matilde Flamigni, studentessa Università di Torino 136. Angelica Pesarini, Lecturer in Socilogy (Race, Gender and Sexuality) University of Lancaster 137. Younis Kutaiba 138. Tullia Giardina 139. Chiara Egidi 140. Maaza Mengiste 141. Sole Anatrone, dottore di ricerca, Università della California, Berkeley 142. Gisella Costabel 143. Raffaella Biasi 144. OrianaBaldasso 145. Leonardo De Franceschi, docente di istituzioni di storia e criticadelcinema, Universitàdeglistudi di Roma Tre 146. Camilla Hawthorne, dottoranda Università della California, Berkeley 147. Valentina Migliarini 148. Chiara Giubilaro, Assegnista di ricerca, UniversitàBicocca, Milano 149. StefaniaVoli 150. Francesco Correale, Università di Tour 151. Cristina Accornero, Università di Torino, dottore di ricerca 152. Paola Rivetti, Dublin City University, SeSaMo – SocietàItaliana di Studio Mediorientali 153. Gaia Giuliani, post-doc Università di Coimbra, Centro de estudios sociales 154. Daniele Salerno, assegnista di ricerca, Università di Bologna 155. AlessioSurian, professore associato di didattica e pedagogia speciale, Università di Padova 156. Vincenza Petrilli, ricercatrice indipendente, Bologna 157. Tatiana Petrovich Njegosh, docente di storia della cultura americana, Università di Macerata 158. Mackda Ghebremariam Tesfau' - UniversitàdegliStudi di Padova 159. Laura Ferrero, dottore di ricerca in antropologia, Università di Torino 160. Arturo Marzano, Professore di storiadel Medio Oriente, Università di Pisa. 161. Serena Marceno, Ricercatrice di FilosofiaPolitica e professoressa aggregata di Filosofia Politica e Human Rights: Theory and Policies, presso l'Università di Palermo 162. Marco Montanaro 163. Souheil Bayoudh, registatunisino 164. Gathia Mraieh (tunisina, abitante a Modena, operaia) 165. Chaker Haddad (tunisino, abitante a Modena, operaio) 166. Takoua Haddad (studentessa italo-tunisinanata a Kairouan e abitante a Modena) 167. Emanuele Venezia, docente di italiano Universita di Gabes 168. Giada Frana, giornalista 169. Alice Elliot, University College London 170. Rabii Ibrahim, attore 171. Rabii Gharsalli, fotografo |