Al-Araby al-Jadeed 27/01/2016 http://arabpress.eu/ 29 gennaio 2016
La rivoluzione tunisina: ultima speranza per i popoli oppressi di Hussin al-Sudani scrittore e ricercatore tunisino Traduzione e sintesi di Carlotta Castoldi
Le ripercussioni delle rivoluzioni sul lungo periodo
La rivoluzione tunisina è stata accompagnata da un proliferare di metafore linguistiche. Tra le più frequenti vi è quella che paragona la Tunisia all’ultimo albero superstite in una foresta di rivoluzioni bruciate. Quest’albero rappresenta un rifugio e una speranza per tutti coloro che desiderano seminare nuove rivolte e rende la rivoluzione tunisina un evento di svolta nella storia di tutta l’umanità poiché ha fornito una spinta morale e un quadro di riferimento a tutti i movimenti di liberazione futuri. La rivoluzione tunisina si manifesta nel contesto regionale, e nel contesto universale, come un manuale rivoluzionario per tutte le forze di liberazione esistenti o potenziali. Paragonandola ad altri contesti, ad esempio quello rumeno, vengono fuori numerose somiglianze: nel dicembre del 1989 è scoppiata, a Bucarest,una rivoluzione che si è conclusa con la caduta del dittatore Nicolae Ceausescu, e con la condanna a morte sua e di sua moglie. Nel fervore dell’esultanza delle masse, un fronte di sostenitori del governo di Nicolae, si adoperò per distorcere l’immagine delle forze della rivoluzione, e vennero orchestrati attacchi contro gli edifici radiofonici, televisivi, le università e alcune istituzioni sensibili, attacchi sufficienti a far perdere all’ondata rivoluzionaria la sua credibilità nella coscienza delle persone e per instaurare il terrore nelle anime dei romeni, al punto che coloro che ieri avevano benedetto la rivoluzione, dal giorno dopo speravano nel suo rovesciamento. La paura e il panico hanno impedito alle persone di vedere che il fronte che si era formato dopo la condanna a morte del dittatore, chiamato Fronte di Salvezza Nazionale, capeggiato da Ion Iliescu, vice presidente del dittatore Nicolae Ceausescu, stava ristabilendo nuovamente il dominio sull’apparato statale utilizzando la macchina mediatica per imbrattare l’immagine dei giovani rivoluzionari e impiegando, in una seconda fase, gli operai minatori per punire i giovani della rivoluzione, versando in due giorni di scontri il sangue di centinaia di rumeni. La questione si è poi conclusa con la nomina di Iliescu per un secondo mandato presidenziale, nel quale fu annunciata la sua vittoria con quasi nove decimi degli elettori. La lettura comparata dei due corsi rivoluzionari, quello tunisino e quello rumeno, mostra notevoli somiglianze: in primo luogo, si evince che le masse oppresse che fanno le rivoluzioni, diventano poi sue acerrime nemiche se non si istituisce una coscienza rivoluzionaria a guida del movimento. In secondo luogo emerge che il peggiore dei pericoli per una rivoluzione sono i mezzi di comunicazione, che ogni sistema autocratico tenta inesorabilmente di domare. Pertanto, si scopre che spesso i veri cambiamenti radicali sono legati al controllo dei mezzi di comunicazione, soprattutto se le cose sono state organizzate, come è avvenuto in Tunisia il 7 Novembre 1987, dove la radio fu il primo mezzo ad annunciare la nuova situazione. Ma ci rendiamo conto che nel presente parere vi è una sorta di insulto e una svalutazione della volontà dei popoli. L’inseparabilità del dolore dalla speranza è una caratteristica dei popoli arabi che hanno realizzato i movimenti di liberazione nazionale, e presumibilmente con lo stesso vigore con cui si sono sbarazzati del loro oppressore esterno, si libereranno dell’oppressore locale. Siamo certi che le rivoluzioni non saranno sconfitte poiché il futuro prossimo e lontano delle rivolte è più pericoloso delle loro ripercussioni vicine e dirette, come dimostra la rivoluzione francese continuando a fornire il combustibile che spinge i popoli verso i valori di libertà ed emancipazione. Pertanto, abbiamo la certezza che la rivoluzione tunisina rimarrà nella coscienza umana un autentico manuale rivoluzionario, con un’alta densità simbolica, e le forze di liberazione continueranno ad essere ispirate dai suoi valori.
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