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24-01-2016

 

Tunisia: l’indignazione si fa social

 

A cinque anni dalla rivoluzione del 2011, la Tunisia ha vissuto una settimana di agitazione sociale che ha visto come epicentro delle contestazioni di nuovo il centro del Paese, Kasserine. Un giovane disoccupato è morto provocando un’ondata di indignazione sulla rete sociale.

Ridha Yahyaoui è morto il 16 gennaio fulminato su un palo della luce sul quale era salito, senza che si sappia se si è trattato di un incidente o di un suicidio. Aveva appena saputo, tuttavia, che il suo nome non era più su una lista di assunzioni per un impiego pubblico.

 

Un altro video, pubblicato in rete e divenuto virale, mostra un gruppo di giovani sul tetto della prefettura che minacciano di suicidarsi rivolgendosi alla folla di manifestanti sottostante l’edificio.

“Le regioni si rafforzano le une con le altre. Quando Sidi Bouzid si è ribellata, le altre regioni l’hanno appoggiata. Questa volta, è stata Kasserine a rivoltarsi e ha riscosso la stessa solidarietà. Credo che una parte dei tunisini è semplicemente solidale con i non abbienti”, dichiara sul suo profilo Facebook Hafedh Ben Omar, un giovane originario di Sfax, che ha scoperto il video sul social network.

L’ampliarsi del movimento diventa vita nazionale, favorito dal tasso di penetrazione di internet e di Facebook: il 48% dei tunisini hanno un account sul social network.

Le proteste degli ultimi giorni in Tunisia denunciano la mancanza d’impiego e la disoccupazione endemica dei giovani laureati.

Anche la corruzione è argomento delle manifestazioni. “Il 100% dei tunisini considera che sia aumentata e che sia ovunque “, dichiara Taoufik Chammari, presidente della Rete nazionale contro la corruzione. “La Tunisia dispone di istituzioni d controllo a livello della Corte dei Conti, di un Tribunale amministrativo e di una Corte di disciplina finanziaria e di bilancio (CDBF). Sono necessarie delle riforme. Perché non l’hanno fatto ancora?”, si chiede.

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