http://www.greenreport.it/ 5 gennaio 2016
Perché lo scontro tra Arabia Saudita e Iran fa comodo a entrambi e perché è pericoloso di Umberto Mazzantini
I russi: in una guerra con l’Iran, l’Arabia Saudita verrebbe annientata
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha condannato gli attacchi contro l’ambasciata dell’Arabia Saudita a Theran e contro il consolato di Mashhad, avvenuti dopo l’esecuzione dello sceicco sciita al-Nimr e di altri 46 prigionieri, accusati di aver attentato alla sicurezza della monarchia assoluta dei Saud. Ma la tensione tra le monarchie sunnite arabe del golfo e la Repubblica islamica dell’Iran resta alle stelle, tanto che il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha telefonato al ministro degli esteri saudita, Adel bin Ahmed Al-Jubeir, dopo aver parlato con il suo v collega iraniano Mohammad Javad Zarif. Ban ha ricordato a Zarif che l’Onu ha subito condannato l’esecuzione di al-Nimr e delle alter 46 persone, ma gli ha anche chiesto di prendere tutte le misure necessarie per proteggere le ambasciate e i consolati in Iran. Ad Al-Jubeir il segretario generale dell’Onu ha ribadito la sua ferma opposizione alla pena di morte e il suo dispiacere per la morte di Cheikh al-Nimr, caso del quale aveva discusso più volte con i governanti sauditi. Secondo Ban la decisione dell’Arabia Saudita di rompere le relazioni diplomatiche con l’Iran «E’ molto inquietante». Ma le parole di Ban Ki.moon resteranno probabilmente inascoltate: secondo diversi esperti statunitensi lo scontro tra Riyadh e Teheran non è destinato a fermarsi presto. Ian Bremmer, presidente del think thank Eurasia Group, ha detto alla CNN che Teheran et Riyadh hanno interesse ad attizzare i sentimenti nazionalisti nei loro Paesi. Esistono delle ragioni interne per le quali l’Arabia Saudita e l’Iran non vogliono dar prova di prudenza nelle loro relazioni. Questo comportamento rende il conflitto tra i due Paesi particolarmente pericoloso». La giornalista della CNN Catherine Shoichet ha ricordato che «L’Arabia Saudita donenica ha espulso i diplomatici iraniani, dopo aver dichiarato che l’attacco contro la sua ambasciata a Teheran era stata l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non c’è niente di straordinario nel fatto che in un momento di reciproche accuse, i Paesi procedano ad una espulsione reciproca dei loro rappresentanti ufficiali. Però, la decisione dell’Arabia Saudita di rompere le relazioni diplomatiche con l’Iran immediatamente dopo l’esecuzione di un capo religioso sciita rischia di costituire un sinistro presagio di qualche cosa di più grave». Per Fawaz Gerges, che insegna relazioni internazionali alla London School of Economics, «L’Arabia Saudita e l’Iran si trovano ai due lati opposti della barricata in numerosi conflitti in Medio Oriente, in particolare in Siria, in Iraq, in Libia, nel Bahrein e nello Yemen. Il problema è sapere fino a che punto la situazione può peggiorare. La situazione è estremamente instabile nelle relazioni da tra i due Stati più potenti del Golfo Persico: l’Arabia Saudita a maggioranza sunnita e l’Iran a maggioranza sciita. Assistiamo ad una guerra verbale, a una guerra per procura. Però, entro qualche settimana o qualche mese tutto questo potrebbe degenerare in qualche cosa di brutto e pericoloso». Anche l’analista militare della CNN, Mark Hertling, non scarta la possibilità di un conflitto armato tra Iran ed Arabia Saudita e secondo Bobby Ghosh, esperto di relazioni internazionali della CNN, «La rottura delle relazioni diplomatiche era praticamente inevitabile, soprattutto se si tiene conto del fatto che la reazione di Teheran – come dovevamo attenderci – è stata piena di furore e che ka guida suprema dell’Iran ha promesso la “vendetta divina” a sull’Arabia Saudita. DA parte sua la monarchia wahabita a fatto capire c di non aver intenzione di cedere. Questo significa che Riyadh e Teheran continueranno ad attizzare il loro conflitto in un futi uro prossimo, una de-escalation non può essere in questione». Il presidente russo Vladimiri Putin si è proposto come mediatore tra sauditi ed iraniani, forte del fatto che la Russia vende armi e tecnologia ad entrambi, ma è un arbitro un po’ troppo sbilanciato dell’Iran, del quale sostiene il programma nucleare (una delle ferite aperte nell’orgoglio wahabita saudita) e con il quale è militarmente alleato in Siria, mentre sostiene le politiche iraniane in Iraq e nello Yemen. D’altronde da che parte stia la Russia – convinta di stare con il più forte – lo ha detto chiaramente in televisione Evgueni Satanovski, presidente dell’Istituto russo del Medio Oriente, secondo il quale: «Un confronto diretto tra Teheran e Riyadh si concluderebbe inevitabilmente nel crollo, forse nell’annientamento, dell’Arabia Saudita e questo malgrado le immense ricchezze del Regno. In caso di conflitto diretto, Teheran troverebbe sufficienti alleati nella regione, mentre Riyadh, certa del sostegno americano, rischierebbe di non riceverlo. Riyadh non si rende conto che le simpatie degli Stati Uniti al suo riguardo sono piuttosto immaginarie». Immaginaria o meno, una guerra tra Arabia Saudita avverrebbe nel centro nevralgico dell’industria energetica mondiale e in un’area già di per sé esplosiva e rischierebbe davvero di coinvolgere le grandi potenze – Usa e occidentali e arbi sunniti con i Sauditi, russi e cinesi con gli iraniani – rischiando di far diventare uno scherzo il sanguinoso conflitto siriano (ormai di fatto una mini-guerra mondiale), mettendo davvero uno di fronte all’altro due Paesi armati fino ai denti da occidentali, russi e cinesi, che trasformerebbero così l’eterno conflitto confessionale e settario tra sciiti e sunniti nella Terza Guerra Mondiale. Dio, Allah, Javeh o chi per loro, non vogliano che questo accada.
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