di Natalino Balasso su face book
Domenica 3 luglio 2016 ore 17:26
Dunque, lo schema dovrebbe essere questo:
Attentato con italiani fra le vittime: titolone, paginoni e speciali con le foto e la storia di ognuna delle vittime.
Attentato a occidentali senza vittime italiane: prima pagina con foto di gruppo e dichiarazioni dei politici che condannano il vile gesto.
Attentato con vittime non occidentali: trafiletto quando va bene. Domenica 3 luglio 2016 ore 22:58
Interessantii i commenti che dicono che io avrei rotto i coglioni a fare notare che i giornali ripropongono sempre la stessa ipocrita pagina a ogni attentato, con l'identico schema che si ripete più falso di giuda. Dunque, fermo restando il rispetto per chi perde un parente (ma ci è successo a tutti, no?) non sono i giornali che hanno rotto i coglioni con la fiera delle ovvietà, dei capi di stato che dicono che è stata una barbarie, con un cordoglio e una commozione a cui non crede proprio nessuno. È evidente che non avete letto il post, oppure che non avete capito quel che avete letto. Il fatto che per voi un americano sia più vicino di un turco, di un iracheno o di un siriano dovrebbe farvi porre qualche domanda, se non altro di tipo chilometrico. Ma è proprio questo che il post si chiede: che cos'è la vicinanza? Perché la morte, in alcuni casi, diventa così importante da invadere la sfera del sentimento? Muoiono nostri connazionali tutti i giorni, anche di morte violenta, ma non trovate stucchevole l'identico schema degli articoli che dicono "e pensare che doveva essere da un'altra parte" oppure che dicono "aveva mandato una foto in cui sorrideva il giorno prima". Tutte quelle colonne con le interviste ai parenti, non avrebbero senso solo nei giornali locali? Se io Gazzettino scrive che è morta una persona di Padova all'estero e intervista i parenti, posso trovarlo retorico ma non tanto fuori luogo. Diversamente credo si sconfini nella falsità. Non vi sembra quello che va di moda oggi lo schema tanto deriso in passato delle chiacchiere da bar nel caso di un morto in paese? Quando si diceva "E pensare che stava così bene!" Oppure "E pensare che ho parlato con lui proprio ieri". Alla barbarie non bisogna mai "farci il callo" questo è chiaro, ma mi sembra giusto un po' più sottile il mio ragionamento: non c'è in questi atteggiamenti un voluto scontro ideologico di civiltà? Non c'è l'atteggiamento un po' retro che ritiene che il mondo selvaggio sia contro l'occidente evoluto? Questo atteggiamento porta a pensare: "Beh, finché i selvaggi si fan fuori tra di loro, va bene". Ma forse, fare un ragionamento che si spinga oltre il primo gradino, rompe i coglioni.
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