http://nena-news.it/ 04 lug 2016
«Occorre liberare la donna in Medio Oriente da una visione sociale che ne impedisce l’auto realizzazione» Cecilia D’Abrosca intervista Amer Al Sabaileh
Secondo l’analista politico giordano: «il passo iniziale da compiere è quello di operare una trasformazione della struttura societaria così concepita, garantendo un’uguaglianza formale e sostanziale tra donne e uomini».
Roma, 4 luglio 2016, Nena News –
Proviamo ad affrontare il tema dei diritti civili e politici delle donne in Medio Oriente con riferimento alle forme di tutela giuridica Credo che la questione dei diritti civili e politici delle donne, dunque dei diritti umani, debba partire da una riflessione che tenga in considerazione i diritti civili e politici di tutti i cittadini al fine di comprendere lo stato di degenerazione che ha portato alla situazione attuale e all’affermazione di una vera e propria questione femminile in rapporto a tale tema. La società medio orientale è imbevuta di patriarcato e di un’ideologia maschilista. E`possibile immaginare la struttura della società a forma di piramide dove le classi al vertice, che hanno maggiore potere economico e giuridico, opprimono le classi più deboli. La categoria sociale che subisce maggiormente l’influenza dei gruppi al potere è quella delle donne. Per questo motivo, il passo iniziale da compiere, è di operare una trasformazione della struttura societaria così concepita, garantendo un’uguaglianza formale e sostanziale tra donne e uomini. Solo in questo modo, la materia dei diritti umani diventerebbe un qualcosa di formalmente riconosciuto. Oggi vi sono alcune leggi, ma queste riconoscono una tutela marginale che non basta se ad essa non vi si oppone una trasformazione culturale. In definitiva, la situazione concreta è complessa.
Le donne e l’istruzione. Qual è il profilo di donna che ha un accesso più facilitato all’istruzione, tenendo in considerazioni alcune variabili quali la famiglia, risorse economiche, società? Quali sono gli studi più intrapresi e scelti dalle donne? Vi è la possibilità di ottenere borse di studio e scambi a scopo di ricerca in altri Paesi? La differenza tra donne, volendo considerare le variabili elencate, sono notevoli. Le famiglie economicamente più benestanti concedono alle figlie di studiare, anche nelle migliori università estere, riconoscendo loro una capacità decisionale del loro futuro. Le professioni più diffuse sono quella del medico, avvocato, ingegnere informatico, specie negli ultimi anni, imprenditrici, giornaliste. Mentre le ragazze appartenenti a classi sociali inferiori hanno minori possibilità di scelta, o meglio, la loro forma di “emancipazione” va vista in una prospettiva funzionale: la famiglia compie un investimento economico sulla propria figlia, che un giorno potrà contribuire all’economia familiare. In questo ultimo caso, il tipo di facoltà non sempre corrisponde ad una scelta di libertà, dettata da ambizioni personali e da sogni. Va richiamata a questo punto la dimensione sociologica. Vivendo in un contesto basato su un modello patriarcale, dove il successo e l’ambizione di un uomo hanno più valore di quello della donna, l’aspetto meramente motivazionale ed ideologico della scelta femminile viene sacrificato. Dunque, molte di loro studiano per diventare insegnanti, in modo da poter garantire un’entrata economica fissa in famiglia (quella d’origine e quella successiva), ed evitare il rischio di un’apertura eccessiva e di una rottura dei modelli tradizionali di donna previsti all’interno della società mediorientale. Il successo di entrambi i sessi non è ugualmente riconosciuto e valorizzato, infatti, quello maschile è più legato a un discorso di onore, fierezza, capacità di occuparsi economicamente della famiglia. Riguardo gli scambi per motivi di studio e ricerca: le possibilità che il governo dà sono scarse, ma ciascuno, autonomamente può prevedere di vivere all’estero per un periodo. Diciamo che, gli ostacoli restano quelli di natura sociale e familiare piuttosto che istituzionale. Ma, al contempo, credo che la cooperazione internazionale si stia attivando per favorire la mobilità delle studentesse.
In che modo una studentessa con ambizione e talento è “vista” dal modello societario? Negli anni ’50, ’60 e ’70 la posizione della donna era diversa da quella di oggi, per molti aspetti. Il grado di emancipazione era piuttosto alto e il successo personale della donna era ammesso e incoraggiato. Poi, l’affermazione di un’ideologia di chiusura ha spinto fuori la donna da quello che era il suo ruolo sociale, penalizzandola a livello professionale e personale. Dalla mia esperienza come docente universitario posso confermare che in ambito accademico la percentuale di ragazze preparate è altissima, purtroppo molte di loro dopo la laurea sono state destinate al matrimonio e non hanno potuto proseguire il loro percorso perdendo in tal modo l’opportunità di ricoprire ruoli privilegiati all’interno della società di Amman e non solo.
Il sistema educativo, così com’è concepito, secondo Lei, agevola la possibilità per una donna di raggiungere un livello d’istruzione medio-alto? Che possibilità concrete vi sono di fare carriera dopo l’università? Non c’è una evoluzione naturale in base alla quale una giovane che merita vada avanti. È fondamentale essere figlia di una persona che ha potere, entrare in alcuni giri e conoscere persone che hanno un ruolo rilevante, e così via. Lo stesso discorso vale per i maschi. Come dire, Amman dà possibilità di un certo tipo solo ai ricchi. Io dico che in Giordania la gioventù non può fare progetti e dire: “Parto da qua, comincio a fare questo, e mi prefiggo di raggiungere i seguenti obiettivi”, ciò avviene perché la società soffre di nepotismo e di favoritismo e questo crea danni essenzialmente alle donne, le quali dopo aver superato impedimenti sociali e familiari, hanno bisogno di aiuti straordinari per essere introdotte nel circuito lavorativo ed economico e diventare protagoniste sociali.
Quali ostacoli è costretta a fronteggiare una giovane donna per affermare se stessa? (società? legge? famiglia? conflitti interiori?) Gli ostacoli sono tanti. Si parte dal nucleo familiare. La famiglia condiziona tutto. Le scelte possibili sono limitate così come lo stile di vita. La possibilità di viaggiare, di conoscere altra gente non è a disposizione di tutti, né illimitata, e questo influenza le ambizioni, i sogni e la visione della vita di ogni persona. La ragazza finisce per essere condizionata e si adegua a ciò che è possibile realizzare, si accontenta di ciò che può ottenere e le viene riconosciuto. Dunque, la famiglia in primo luogo e poi la società costituiscono un peso ed un ostacolo per le ragazze. Talvolta accade che la famiglia mostri apertura verso i figli, ma interviene la società che esercita il suo controllo, generando una pressione sulla famiglia stessa, la quale decide di adottare un’ottica conformista e intervenire sul comportamento e sulle scelte della propria figlia. Si ritorna al discorso dell’assenza di progettualità e capacità di scelta dei giovani. Bisogna, al contempo, orientare la legge e far sì che si avvicini e ai bisogni giovanili, concorrendo al concreto sviluppo delle opportunità lavorative. Ma oltre agli ostacoli esterni, una ragazza vive forti disagi interni dovuti alle auto limitazioni alla sua realizzazione, che sono un riflesso del peso che avverte su di sé, da parte delle persone che la circondano e dalla società.
Quali sono i lavori femminili più ambiti e richiesti? Qual è il lifestyle delle giovani donne professioniste in Medio Oriente? I lavori più diffusi sono quelli di manager, medico, ingegnere informatico, giornalista, architetto e imprenditrice. Storicamente il lavoro più svolto dalle donne è stato quello d’insegnante, professione accettata sia dalla società che dalla famiglia poiché vista come un’occupazione “tranquillizzante”. Più della metà della popolazione in Giordania vive ad Amman, città auto rappresentativa, ma non realtà esemplificativa dell’intera Giordania. Ed è nella capitale che si concentrano le figure professionali a cui si è fatto riferimento poco prima, sperando che queste giovani donne professioniste spianino la strada a quelle che verranno dopo. È possibile delineare uno stile di vita riconducibile a queste giovani donne, fermo restando il superamento del controllo sociale e della famiglia, ma non credo si possa parlare di un trend generale all’interno del Paese il quale offre uno stile di vita unico dettato da una vita quotidiana senza hobbies, es. dalla mancanza di luoghi pubblici per fare sport all’aperto, spazi dedicati ad un hobby non pagato e condiviso dalla gente comune (che potrebbe cambiare e creare uno stile di vita comune). Amman è il riflesso di una società capitalista dove tutto è mercificato. Vige un’oligarchia nata con la guerra dopo la caduta del regime iracheno nel 2003.
Donne lavoratrici con figli. Forme di tutela e assistenza. Come vengono aiutate dal mercato del lavoro e dal sistema legislativo? Dunque, quando parla di donne lavoratrici, è bene riferirsi sia alle donne in attesa sia alle mamme. Non è prevista, al momento, alcuna forma di tutela in ambito lavorativo. Questa fattispecie concreta risponde alla logica strutturale secondo la quale a dover essere valorizzato è l’uomo, il suo lavoro e la sua posizione giuridica sui posti di lavoro. Purtroppo attualmente non vi è alcun passo coraggioso e serio per dichiarare l’inizio di una fase legislativa che stia dalle parte delle donne. La donna continua a pagare un alto prezzo, nonostante contribuisca al peso familiare si ritrova vittima del sistema.
A suo parere, quali sono gli aspetti sui quali occorre intervenire allo scopo di colmare eventuali lacune giuridiche legate alla tutela femminile? Va detto che sono tre i ruoli riconosciuti alle donne: donna come strumento di piacere dell’uomo, donna che provvede alla gestione domestica e alla procreazione. Negli ultimi tempi se n’è aggiunto un quarto: la donna che contribuisce all’economia familiare. Tutto ciò non va di pari passo con una tutela giuridica dei diritti e doveri delle donne, per questo motivo, l’assenza di una legislazione richiede un intervento efficace. Il passo preliminare è di lavorare per liberare la donna da una visione sociale che la costringe ad incarnare e restare fissa in questi ruoli. Qualunque intervento legislativo dovrebbe fare perno sulla dipendenza economica di molte di loro, dato che spesso è la sofferenza economica a fare da motore di cambiamento, e servirsi di piani scientifici e strategie chiare che diano alle donne la possibilità di entrare in determinati settori lavorativi. Successivamente, fissare il riconoscimento di una tutela della donna nelle varie fasi della sua vita, con particolare riguardo al periodo che va dalla gravidanza alla maternità delle giovani professioniste di Amman. È essenziale che l’intero percorso di disciplina della materia segua un’impostazione che non crei conflitti, ma sia in armonia con il contesto di evoluzione sociale che nel frattempo prosegue. Nena News
Amer Al Sabaileh è nato ad Amman. Docente dell’University of Jordan ed analista politico. Collabora con il quotidiano Jordan Times, opinionista per la BBC e CNN Arabic, per ciò che concerne la politica in Medio Oriente. PhD all’Università di Pisa con uno studio sul dialogo interculturale e inter religioso nel Mediterraneo. Ha conseguito un Master in Educazione alla Pace, Cooperazione Internazionale Diritti Umani e Politiche dell’Unione Europea all’Università di Roma Tre. E` Segretario Generale dell’Atlantic Treaty Association e fa parte di diversi Think Tanks.
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