http://contropiano.org/ 10 agosto 2016
Cade l’ipocrisia: soldati italiani combattono a Misurata di Sergio Cararo
Prima tre soldati delle forze speciali francesi uccisi, poi l’ammissione del Times che truppe britanniche agiscono sul terreno. Infine, e non poteva essere diversamente, la conferma che anche truppe speciali italiane stanno combattendo in Libia. Nel giro di un mese – una volta che i bombardieri Usa hanno cominciato a lanciare bombe e missili su Sirte (curiosità: lo avevano fatto anche trenta anni fa uccidendo una bambina figlia adottiva di Gheddafi), tutto il castello di silenzio, riservatezza e realpolitik, è stato incrinato da quanto emerge dal territorio libico. Ufficialmente francesi, inglesi, italiani e statunitensi non sono in Libia. Meglio ci sono, ma nel caso dei soldati italiani non ci sono come truppe operative ma con lo status di agenti dell’intelligence. Il governo italiano ha infatti ammesso per la prima volta ufficialmente che militari delle forze speciali sono stati dislocati in guerra in Iraq e adesso anche in Libia. I militari italiani sono impegnati a nei combattimenti contro i miliziani dell’Isis a Misurata dopo essere transitati – come i francesi – per la base militare di Benina posta sotto il controllo del gen. Haftar. La notizia, diffusa in Italia da La Repubblica, trova conferma in un documento trasmesso al Comitato di controllo sui servizi segreti (Copasir), e classificato come “segreto”. Oggi su Sky abbiamo assistito in diretta al patetico tentativo dell’inviato del Corriere della Sera, Lorenzo Cremonesi, di smentire che in Libia siano operativi dei soldati italiani. Un ultimo atto di giornalismo embedded smentito ripetutamente durante tutta la giornata da numerosi altre fonti. Nel documento, redatto dal Cofs (Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali), viene specificato che si tratta di operazioni effettuate in applicazione della normativa – l’art. 7 bis – approvata lo scorso novembre dal Parlamento, un marchingegno che ha consentito al Presidente del Consiglio di autorizzare missioni all’estero di militari dei corpi speciali ponendoli però sotto la catena di comando dei servizi segreti con tutte le garanzie connesse, inclusa l’immunità. |