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1 aprile 2016

 

Al-Serraj consolida la sua posizione. Il governo di Tripoli in fuga

di Guido Keller

 

Sembrava che dovesse risolversi in un conflitto nel conflitto, o meglio, nei conflitti, l’arrivo a Tripoli con un’imbarcazione militare partita dalla Tunisia del premier designato del Governo di unità nazionale Fayez al-Serraj, frutto delle lunghe mediazioni dell’Onu ad opera di Bernardino Leon e di Martin Kobler. Invece le cose sono andate meglio del previsto: gli scontri iniziali, i blocchi delle strade e le minacce del premier “di Tripoli” Khalifa al-Ghweil, per il quale “al-Serraj deve scegliere: o ritirarsi o essere arrestato”, hanno fatto i conti con la realtà di una comunità internazionale che vuole senza se e senza ma la stabilizzazione della Libia.

Le ultime informazioni indicano al-Ghweil, sottoposto a sanzioni da parte dell’Unione Europea, aver lasciato la capitale libica ed essersi rifugiato a Misurata, la sua città natale, dove però può contare solo su una piccola parte dei combattenti. Recentemente le milizie di Misurata, le stesse che nel 2014 hanno sconfitto le milizie di Zinta costringendo alla fuga a Tobruk il parlamento e il governo eletti nel giungo dello stesso anno. In mattinata da Misurata sono decollati jet che hanno sorvolato Tripoli, ad intimare ad al-Serraj di cedere e di ritirarsi.

 

L’osso duro è rappresentato da esponenti politici islamisti, da capi tribù della zona e dal gran mufti della Libia Sadeq al-Ghariani, per il quale con l’avvento di al-Serraj “saranno aperte le porte della Jihad per dieci anni”. Anche i ministri vengono dati in fuga dalla capitale, ed il presidente del parlamento di Tripoli, Nouri Abusahmin è a Zuwara, nella regione dei berberi amazigh, di cui lo stesso politico fa parte.

 

I rappresentanti delle 13 municipalità della capitale e il governatore della Banca centrale libica Sadiq Elbaker si sono invece andati a presentare al nuovo premier, ed una decina di città hanno fatto sapere il loro appoggio al governo di unità nazionale. Nelle ultime ore vi sono state anche manifestazioni spontanee dei cittadini in sostegno di al-Serraj.

 

Nella base navale ad ovest di Tripoli, dove al-Serraj ha il quartier generale provvisorio, sono arrivati anche dignitari e membri del mondo dell’economia e dell’imprenditoria, anche reduci dell’ancien régime. Ci vorrà qualche tempo per comprendere se il ritiro da Tripoli dell’ormai ex governo significa l’accettazione di quello di al-Serraj o se si tratta di un riposizionamento da cui far partire nuove iniziative.

 

Certo è che attaccare militarmente il nuovo governo significa creare il casus belli per un intervento della comunità internazionale che lo riconosce, per cui è possibile ipotizzare da parte di al-Ghweil e dei suoi una buona dose di prudenza.

Resta invece l’incognita della parte “di Tobruk”, dove continuano ad esserci resistenze e dove i deputati non si sono presentati in parlamento per votare il riconoscimento del governo di unità nazionale.

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