Fonte: http://ellenbrown.com

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Giovedì, 17 marzo 2016

 

L’agenda libica: uno sguardo più attento alle e-mails di Hillary Clinton

di Ellen Brown

Traduzione di Franco

 

I critici si son chiesti a lungo quali fossero le ragioni alla base del violento intervento in Libia. I messaggi di posta elettronica di Hillary Clinton, pubblicati di recente, confermano che non si trattava di proteggere le persone da un feroce dittatore, ma che era solo una questione di soldi e di banche, per ostacolare la sovranità economica africana.

 

La breve visita in Libia dell’allora Segretario di Stato Hillary Clinton, ad Ottobre 2011, fu considerata dai media una specie di ‘giro trionfale’. “”Siamo venuti, abbiamo visto, egli è morto!””, declamò in una video-intervista alla CBS, riferendosi alla cattura e alla brutale uccisione del leader libico Muammar al-Gheddafi.

Ma il ‘giro trionfale’, come hanno scritto Scott Shane e Jo Becker sul New York Times, era prematuro:

““Man mano che il paese si dissolveva nel caos – con una guerra civile che destabilizzava l’intera regione, che alimentava la crisi dei rifugiati in Europa e che consentiva allo ‘Stato Islamico’ di creare in Libia un ‘paradiso sicuro’ che gli Stati Uniti stanno ora disperatamente cercando di contenere – la Libia veniva relegata in secondo piano dal Dipartimento di Stato””.

L’intervento degli Stati Uniti e della NATO era stato intrapreso per motivi umanitari [così pretendeva la propaganda ufficiale], dopo che si erano diffuse notizie di atrocità di massa. Tuttavia, le ‘organizzazioni per i diritti umani’ misero in discussione fin da subito quelle notizie, dopo aver constatato l’assoluta mancanza di prove. Atrocità che, invece, stanno verificandosi oggi. Dan Kovalik dell’Huffington Post ha in effetti scritto che:

“”In Libia, la situazione dei diritti umani è disastrosa, con migliaia di detenuti, compresi i bambini, che languiscono in carcere senza un adeguato controllo giurisdizionale, con rapimenti ed uccisioni mirate che stanno ormai dilagando””.

Prima del 2011 la Libia aveva raggiunto l’indipendenza economica, con la sua acqua, il suo cibo, il suo petrolio, la sua moneta e la sua banca statale. Sotto Gheddafi, uno dei paesi più poveri d’Africa era diventato uno dei più ricchi. L’istruzione e le cure mediche erano gratuite e possedere una casa era considerato un diritto umano.

I libici avevano dato vita ad un originale sistema di democrazia locale. Il paese vantava il più grande sistema d’irrigazione al mondo, il ‘Great Man-made River Project’ [http://www.mathaba.net/news/?x=632945], che dal deserto portava l’acqua alle città ed alle zone costiere. Gheddafi stava inoltre dando vita ad un programma per diffondere questo modello in tutta l’Africa.

Questa era la situazione prima che le forze USA-NATO bombardassero quel sistema d’irrigazione e sconvolgessero il paese. La situazione è oggi a tal punto disastrosa, che il Presidente Obama ha chiesto ai suoi consulenti di elaborare delle opzioni [per dare una soluzione ai problemi], compresa quella di un nuovo fronte militare. E’ stato riferito che il Dipartimento della Difesa abbia già elaborato l’intero spettro delle necessarie operazioni militari.

Il ‘giro trionfale’ dell’allora Segretario di Stato era stato davvero prematuro, se l’obiettivo ufficiale fosse davvero stato quello dell’intervento umanitario. Ma i suoi messaggi di posta elettronica, recentemente pubblicizzati, rivelano che c’era un ben altro ‘ordine del giorno’ dietro alla guerra libica … e quell’obbiettivo, a quanto pare, è stato raggiunto.

 

MISSIONE COMPIUTA?

Dei 3.000 messaggi di posta elettronica tratti lo scorso Dicembre dal server privato di posta elettronica di Hillary Clinton, circa 1/3 provenivano dal suo stretto confidente Sidney Blumenthal, l’avvocato che aveva difeso il marito nel ‘caso Monica Lewinsky’. In una di queste e-mails, quella del 2 Aprile 2011, si può leggere che:

“”Il governo di Gheddafi possiede 143 tonnellate d’oro e un analogo ammontare [in valore] d’argento … Quest’oro fu accumulato prima della ribellione in corso e doveva essere utilizzato per fondare una valuta panafricana basata sul Dinaro d’oro libico. Quel piano era stato progettato per fornire ai paesi africani francofoni un’alternativa al franco francese [CFA]””.

La e-mail declassificata aggiungeva che:

Secondo fonti ben informate, questa quantità d’oro e d’argento aveva un valore superiore a 7 miliardi di dollari. Alcuni funzionari dei Servizi Segreti francesi avevano scoperto questo piano poco dopo l’inizio della ribellione in corso – e questo è stato uno dei fattori che hanno influenzato la decisione del Presidente Nicolas Sarkozy d’impegnare la Francia in un attacco alla Libia.

Secondo queste persone, i piani di Sarkozy erano guidati dalle seguenti ragioni:

1. Il desiderio di ottenere una quota maggiore di petrolio libico.

2. Aumentare l’influenza francese in Nord Africa.

3. Migliorare la sua situazione politica in Francia.

4. Fornire ai militari francesi l’opportunità di riaffermare la loro posizione nel mondo.

5. Dare una risposta alla preoccupazione dei suoi consiglieri sul progetto a lungo termine di Gheddafi, di soppiantare la Francia come potenza dominante dell’Africa francofona.

Non c’è alcun accenno, palesemente, a preoccupazioni di tipo umanitario. Gli obbiettivi sono il denaro, il potere ed il petrolio.

Altre esplosive conferme, contenute nei messaggi di posta elettronica appena pubblicati, sono state dettagliate dal giornalista investigativo Robert Parry [http://www.commondreams.org/views/2016/01/13/what-hillary-knew-about-libya].

Comprendono l’ammissione dei crimini di guerra commessi dai rivoltosi, della presenza in Libia, fin dall’inizio della rivolta, sia degli addestratori di ‘forze speciali’ che di Al Qaeda, incorporata in quella parte di opposizione appoggiata dagli Stati Uniti. I temi-chiave della propaganda a favore dell’intervento erano solo delle semplici voci.

Robert Parry suggerisce che le e-mails possano aver avuto origine dallo stesso Blumenthal. Comprendono la bizzarra affermazione che Gheddafi aveva adottato la ‘politica dello stupro’, fornendo di Viagra le sue truppe. L’accusa fu in seguito ripresa anche dall’Ambasciatrice alle Nazioni Unite Susan Rice, in occasione di una relazione presentata all’ONU sulla situazione in Libia. Robert Parry, retoricamente, si chiede:

“”Pensate che sarebbe stato più facile, per l’Amministrazione Obama, ottenere il sostegno degli americani a questo ‘cambio di regime’, spiegando loro che i francesi volevano rubare la ricchezza della Libia e mantenere l'influenza neocoloniale francese sull'Africa, oppure che gli americani avrebbero risposto meglio ai temi della propaganda contro Gheddafi, dicendo loro che egli dava il Viagra ai suoi soldati perché potessero violentare un maggior numero di donne, mentre i suoi cecchini prendevano di mira dei bambini innocenti? Bingo!””.

 

ROVESCIARE IL REGIME FINANZIARIO GLOBALE

La minaccia di Gheddafi di dar vita ad una valuta indipendente africana non era stata presa alla leggera dagli ‘interessi occidentali’. Sarkozy ha riferito che nel 2011 aveva detto al leader libico che egli rappresentava una minaccia per la sicurezza finanziaria del mondo. Ma come potrebbe, un piccolo paese di sei milioni di abitanti, rappresentare una minaccia?

Ed allora andiamo un po’ all’indietro. Sono le banche, non i governi, che creano la maggior parte del denaro nelle economie occidentali, come recentemente riconosciuto dalla stessa Banca d'Inghilterra.

Questa creazione è andata avanti nel corso dei secoli attraverso un processo chiamato ‘riserva frazionaria’. In origine le riserve erano costituite dall’oro ma, nel 1933 il Presidente Franklin Roosevelt lo sostituì, all’interno del paese, con le riserve accumulate presso la Banca Centrale, ma l’oro rimase la valuta di riserva a livello internazionale.

Nel 1944, a Bretton Woods, furono creati il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale per unificare a livello globale un sistema monetario fondato sulla creazione di denaro da parte delle banche. Conseguenza di una sua decisione, il FMI dichiarò che nessuna cartamoneta avrebbe più potuto avere una copertura aurea.

Una massa monetaria creata privatamente sotto forma di debito, e quindi con degli interessi da pagare, richiede il continuo rifornimento [di denaro] ai debitori. Ed in effetti, nel successivo mezzo secolo, la maggior parte dei paesi in via di sviluppo si indebitò pesantemente nei riguardi del FMI.

I prestiti arrivavano con allegati dei ‘pizzini‘, fra i quali l’obbligo di avviare politiche di ‘aggiustamento strutturale’, che comportano sia delle importanti misure di austerità che la privatizzazione dei beni pubblici.

Dopo il 1944 il dollaro americano, intercambiabile con l’oro, è diventato la valuta di riserva globale. Negli anni ‘70, quando gli Stati Uniti non furono più in grado di mantenere l’interscambiabilità del dollaro con l’oro, strinsero un accordo con l’OPEC per ‘sostenere’ il dollaro attraverso il petrolio, creando i cosiddetti petro-dollari. Il petrolio sarebbe stato venduto solo in dollari americani, che sarebbero stati depositati a Wall Street e presso altre grandi banche internazionali.

Nel 2001, insoddisfatto per la perdita di valore dei dollari che l’OPEC riceveva per il suo petrolio, l’iracheno Saddam Hussein ruppe il patto vendendolo in euro. Pressoché immediato il cambio di regime, accompagnato dalla distruzione del paese.

Anche Gheddafi, in Libia, ruppe quel patto … ma fece al contempo molto di più che vendere il suo petrolio in un’altra valuta. Tutto questo è stato ben descritto dal blogger Denise Rhyne:

“”Per decenni la Libia ed altri paesi africani avevano cercato di creare un ‘gold standard’ pan-africano. Il leder libico al-Gheddafi ed altri ‘Capi di Stato’ africani volevano una valuta forte ed indipendente pan-africana.

Sotto la guida di al-Gheddafi le nazioni africane si erano riunite per almeno due volte con all’ordine del giorno l’unificazione monetaria. I paesi avevano discusso la possibilità che il ‘dinaro libico’ e il ‘dirham d'argento’ [Marocco] fossero le sole valute utilizzabili per l’acquisto di petrolio africano.

Fino alla recente invasione USA/NATO, il dinaro d'oro era emesso dalla Central Bank of Libya [CBL], indipendente e posseduta al 100% dallo stato libico. Gli stranieri dovevano passare attraverso la CBL per fare affari con la Libia. La Banca Centrale emetteva il dinaro, supportato dalle 143,8 tonnellate d’oro del paese.

Il libico al-Gheddafi – Presidente nel 2009 dell’Unione Africana – aveva concepito e finanziato un piano per unificare gli ‘Stati Sovrani’ dell’Africa – gli Stati Uniti d’Africa – con una moneta d'oro. Nel 2004 un parlamento pan-africano composto da 53 nazioni diede il via ad un piano per la fondazione della ‘Comunità Economica Africana’ – con un’unica moneta d’oro da lanciare entro il 2023.

I paesi africani produttori di petrolio stavano progettando di abbandonare il petro-dollaro e di chiedere il pagamento del petrolio e del gas in oro””.

 

L’INDIPENDENZA FINANZIARIA E’ UN COSA POSSIBILE

Gheddafi aveva fatto di più che organizzare un ‘colpo di stato monetario’ in Africa. Egli aveva dimostrato che l’indipendenza finanziaria poteva essere raggiunta. Il suo più grande progetto infrastrutturale, il ‘Great Man-made River’, stava trasformando delle regioni aride in un granaio ed era stato finanziato – 33 miliardi di dollari – senza interessi e senza debito estero, tramite la sola banca statale della Libia.

Tutto questo potrebbe spiegare perché, nel 2011, quest’infrastruttura fu distrutta. La NATO non si limitò a bombardare l’acquedotto, ma pose fine a quel progetto bombardando la fabbrica che produceva le tubazioni necessarie per poterlo riparare.

Paralizzare un sistema d’irrigazione civile che serviva fino al 70% della popolazione difficilmente può essere definito come un intervento umanitario. Piuttosto, come ha scritto il professore canadese Maximilian Forte nel suo libro ‘Slouching Towards Sirte: NATO’s War on Lybia and Africa’:

“”L’obbiettivo dell’intervento militare statunitense era quello di distruggere un emergente modello d’indipendenza e un network di collaborazione all’interno dell'Africa, che avrebbero facilitato una maggiore fiducia degli africani verso sé stessi. Tutto questo avrebbe contrastato la geo-strategia e le ambizioni politico-economiche delle potenze extra-europee, vale a dire degli Stati Uniti d’America””.

 

MISTERO RISOLTO

Le e-mails di Hilary Clinton fanno luce su un altro enigma, come rimarcato dai primi commentatori. Perché, a poche settimane dall’inizio della rivolta, i ribelli crearono una propria Banca Centrale? Nel 2011 Robert Wenzel del ‘The Economic Policy Journal’ scrisse che:

“”Questo fatto suggerisce che non abbiamo a che fare con un gruppo di ribelli messo insieme alla buona per scorrazzare un po’ di qua e un po’ di là, ma che ci sono state delle influenze piuttosto sofisticate. Non avevo mai sentito parlare, fino ad ora, di una Banca Centrale creata nel giro di qualche settimana, giusto prima una rivolta popolare””.

E’ tutto molto sospetto ma, come concluse Alex Newman in un articolo del Novembre 2011:

“”Non si potrà mai sapere con certezza se il salvataggio delle Banche Centrali e del corrotto sistema monetario globale siano state veramente tra le ragioni del rovesciamento di Gheddafi … quanto meno non pubblicamente””.

Ed in effetti la questione sarebbe rimasta in questi termini – sospetta ma non verificata, come molte altre storie di frode e di corruzione – se non ci fosse stata la pubblicazione dei messaggi di posta elettronica di Hillary Clinton, dopo l’indagine del FBI.

Queste e-mails aggiungono un peso notevole ai sospetti di Newman: il violento intervento in Libia non aveva fra i suoi scopi principali la sicurezza delle persone. Fu fatto per la sicurezza del sistema bancario globale, per il denaro e per il petrolio.

 


Link: http://ellenbrown.com/2016/03/13/exposing-the-libyan-agenda-a-closer-look-at-hillarys-emails/

13.03.2016

 

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