Fonti: Independent

Al Monitor

http://www.controinformazione.info/

Dic 11, 2016

 

Attentato di matrice salafita/saudita contro la cattedrale cristiana coopta del Cairo

di Luciano Lago

 

“L’Egitto deve essere punito”…… lo avevano dichiarato apertamente i massimi responsabili della monarchia saudita di Rijad (Arabia Saudita)….

Il Cairo (AsiaNews) – Una bomba è scoppiata stamane nelle vicinanze della cattedrale copta della capitale egiziana, facendo morire almeno 25 persone e ferendone altre 50.

L’ordigno è esploso nella piccola cappella di san Pietro, adiacente alla cattedrale di san Marco, sede del patriarca copto Tawadros II, che al momento si trova in Grecia per un viaggio pastorale.

Durante la messa i fedeli hanno udito l’esplosione e visto volare brandelli di corpi e sangue provenienti dal lato delle donne, che in genere trovano posto nella zona di destra della chiesa.

Hanna Kamel un testimone, afferma che almeno 10 donne sono morte sul colpo. “Stavamo per pregare quando è avvenuta l’esplosione. Io e i miei amici eravamo fuori perchè la chiesa era piena di fedeli. C’era sangue dappertutto”……..

“L’Egitto deve essere punito”, lo avevano dichiarato apertamente i massimi responsabili della monarchia saudita di Rijad, irritati con il governo egiziano del presidente  Abd al-Fattah al-Sisi, un governo che aveva messo fuori ed incarcerato i responsabili del movimento dei F.lli Mussulmani, la fazione integralista appoggiata dai sauditi e dagli USA.

 

Lo stesso governo laico egiziano, presieduto dall’ex generale, che aveva rifiutato di partecipare alla campagna militare diretta dai sauditi contro lo Yemen, un massacro deliberato contro la popolazione civile, inoltre Al Sisi aveva  poi deciso di appoggiare il Governo di Damasco, quello di Al Assad, nella sua lotta  senza quartiere contro i gruppi terroristi  jiadisti.  L’ Egitto di Al Sisi, che ultimamente si e’ riavvicinato alla Russia,  non solo ha espresso il suo appoggio al presidente siriano Bashar Al Assad, ma ha voluto anche  inviare un contingente di truppe egiziane in Siria ad affiancare l’Esercito siriano nella lotta contro i gruppi terroristi jihadisti, sponsorizzati  dai sauditi e dagli USA per rovesciare il Governo di Damasco.

 

Questa mossa di al-Sisi aveva fatto infuriare i monarchi sauditi e il Dipartimento di Stato USA. Da qui la decisione di Rijad e di Washington di “punire l’Egitto e fargli pagare un caro prezzo per le sue scelte di politica autonoma.

In breve si e’ avuta a stretto giro la decisione di Rijad : 1) di chiudere i finanziamenti che la monarchia saudita elargiva al Cairo, 2) la chiusura delle forniture petrolifere, 3) Attivazione di attivita’ di sobillazione dei gruppi integralisti all’ interno dell’Egitto.

Si tratta delle stesse attivita’ di sobillazione che l’Arabia Saudita da anni conduce in Siria, in Libano ed il Iraq, attraverso la sua rete terroristica occulta e diretta dai potenti servizi di intelligence di Rijad.

Non e’ un mistero che la Monarchia Saudita conduce da anni attivita’ di sobillazione contro i paesi considerati ostili agli interessi di Rijad ed in particolare ai governi di impostazione sciita o filo iraniana, come l’Iraq, la Siria, lo Yemen ed il Libano, oltre a quello che e’ il nemico  storico di Rijad: la Repubblica uslamica dell’ Iran, massima potenza sciita della regione.

Come denunciato dallo stesso governo iracheno e da esponenti libanesi e siriani, Rijad e’ responsabile  come finanziatore ed ispiratore  dei  principali gruppi terroristi salafiti, come l’ISIS ed Al Nusra,  che in continuazione colpiscono con attentati ed autobomba i luoghi di raduno e di preghiera degli  sciiti e delle minoranze cristiane, in Iraq come in Siria, in Libano ed anche altrove.

L’Arabia Saudita (assieme al Qatar) è stato il principale sostenitore (oltre alla mano occulta degli USA) e creatore dell’ISIS, in particolare quando questa organizzazione, facendo leva sulle tribù  sunnite dell’Iraq, si è impadrontita del nord dell’Iraq costituendo lo Stato Islamico. Persino alcuni giornali ed osservatori britannici hanno rivelato gli indubitabili legami fra l’Arabia Saudita e lo Stato Islamico e come il piano di conquista del nord dell’Iraq fosse vecchio di dieci anni, nell’ambito della lotta per la supremaziia sunnita/salafita contro gli sciiti dell’Iraq  (maggioranza nel paese) e della Siria.

Scriveva, nel Luglio del 2014,  il giornale britannico The Independent: “Fino a che punto è l’Arabia Saudita complice della conquista da parte dell’ISIS di gran parte del nord Iraq, come è vero che sta da tempo alimentando un conflitto crescente tra sunniti e sciiti in tutto il mondo islamico? Qualche tempo prima del 9/11, il principe Bandar bin Sultan, il potente ambasciatore saudita a Washington e capo dell’intelligence saudita, fino a pochi mesi fa, ha avuto una volta una conversazione rivelatrice e inquietante con il capo del Servizio Segreto britannico, MI6, Sir Richard Caro . Il principe Bandar gli ha detto: “Il tempo non è lontano in Medio Oriente, Richard, quando sarà il momento, letteralmente, ‘Dio aiuti gli sciiti’ Più di un miliardo di sunniti hanno semplicemente avuto abbastanza di loro.”  “Il momento fatale previsto dal principe Bandar potrebbe potrebbe essere arrivato ora, per molti sciiti, con l’Arabia Saudita impegnata giocare un ruolo importante nella sua realizzazione attraverso il sostegno alla jihad anti-sciita in Iraq e la Siria”. Scriveva l’analista dell’Independent.

 

Non vi è alcun dubbio circa l’accuratezza della citazione dal principe Bandar, segretario generale del Consiglio di sicurezza nazionale saudita dal 2005 e capo del generale intelligence tra il 2012 e il 2014, nei cruciali due anni in cui gli jihadisti tipo di al-Qaeda avevano assunto la direzione dell’opposizione sunnita armata in Iraq e Siria. Parlando al Royal United Services Institute alcune settimane prima, Dearlove, che ha guidato l’MI6 nel 1999-2004, aveva  sottolineato il significato delle parole del principe Bandar, dicendo che costituivano “un commento agghiacciante che mi ricordo molto bene”. La citazione del principe Bandar risulta ancora molto attuale anche alla luce dello sviluppo degli avvenimenti.

Dearlove non aveva dubbi che il finanziamento sostanziale e sostenuto da donatori privati in Arabia Saudita e Qatar, su cui le autorità potrebbero aver chiuso un occhio, ha svolto un ruolo centrale nell’ avanzata dell’ISIS nelle zone sunnite dell’Iraq. Ha detto: “Queste cose semplicemente non accadono spontaneamente.” Questo suona realistico, visto che la leadership tribale e regionale nelle province maggioranza sunnita è molto grata ai sauditi e ai finanziatori del Golfo, e sarebbe improbabile collaborare con I’ISIS senza il loro consenso. A distanza di due anni e mezzo sappiamo come è andata a finire: con l’intervento risolutivo russo in  appoggio alla Siria ed alle forze sciite irachene che si sta dimostrando essenziale nello spezzare il catenaccio di interessi tra Monarchia Saudita e coalizione anglo USA, strettamente alleata di Rijad.

Con l’ultimo attacco terrorista salafita contro l’Egitto, che colpisce la minoranza cristiana, i sauditi hanno aperto un nuovo fronte in reazione ai rovesci subiti sugli altri fronti, dalla Siria allo Yemen, all’Iraq.

Facile prevedere che l’Egitto diventerà a breve il prossimo obiettivo di destabilizzazione da parte della matrice saudita che non tollera le posizioni assunte dal governo di Al Sisi a favore dell’asse russo-siriano-iracheno che si è creato in Medio Oriente.

Chi potrà farne le spese saranno in prima battura le minoranze, quella sciita e quella cristiano coopta che ha già pagato un tributo di sangue sotto la presidenza di Al Morsi, leader dei F.lli Mussulmani, appoggiato dagli USA e poi deposto dalla giunta militare di Al Sisi.

Possiamo prevedere un prossimo  aumento degli attacchi terroristici, come quelli avvenuti nel Sinai, assieme a nuove provocazioni contro la giunta egiziana mentre in contemporanea è già partita una campagna di diffamazione da parte dei media occidentali per rivendicare il rispetto dei “diritti umani” nel regime egiziano. Potrebbero covare i prodomi di una nuova “primavera araba” in Egitto ed è facile indovinare chi ne sarebbero i mandanti.

L’Egitto è un paese strategico, il più popoloso paese arabo dove, attraverso il canale di Suez, passa tutto il traffico marittimo da ovest in direzione dell’Oceano indiano e dell’Asia. Già una volta nel 1956, la crisi di Suez , al  tempo  di Nasser, provocò un terremoto a livello internazionale, non è da escludere che sia l’Egitto il prossimo teatro di confronto tra la declinante influenza degli Stati Uniti e l’asse Russia-Iran. Cina che si prospetta nel prossimo futuro.

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