Fonte: Ugo Maria Tassinari

http://www.ariannaeditrice.it/

04/07/2016

 

La globalizzazione non è un pranzo di gala

di Ugo Maria Tassinari

 

Il mio post dal titolo provocatorio sulla strage di Dacca (Guerra santa o guerra di classe) ha raccolto tanti consensi quanti dissensi. Mi interessano, ovviamente, molti di più questi ultimi e quindi partirò da loro per provare a meglio focalizzare il ragionamento. Pochi, per fortuna, si sono fermati alla questione formale (della serie: non si parla male dei morti …), molti, invece, presumibilmente ignorando che per Marx la “lotta di classe” non è solo lotta tra capitale e lavoro, né tanto meno, come sembra pensare più di uno, l’unilaterale insorgenza proletaria contro la borghesia, si sono attaccati al fatto che i componenti del commando suicida sono “figli di papà”. Invece, come ricorda la quarta di copertina del libro di Domenico Losurdo dedicato al tema:

“La lotta di classe non è soltanto il conflitto tra classi proprietarie e lavoro dipendente. È anche «sfruttamento di una nazione da parte di un’altra», come denunciava Marx, e l’oppressione «del sesso femminile da parte di quello maschile», come scriveva Engels. Siamo dunque in presenza di tre diverse forme di lotta di classe, chiamate a modificare radicalmente la divisione del lavoro e i rapporti di sfruttamento e di oppressione che sussistono a livello internazionale, in un singolo paese e nell’ambito della famiglia”.

Concordo quindi con Michele Franco che, nel presentare l’analisi della Rete dei Comunisti, osserva che

 

“solo uno sguardo occidentale ed eurocentrico non comprende che l’origine sociale degli attentatori di DACCA è un segno di come – seppur contraddittoriamente – è in fase avanzata di enucleazione un vero e proprio POLO ISLAMICO nell’ambito dell’accentuata Competizione Globale interimperialistica.”

 

Del resto, se si esclude il network franco-belga protagonista di un anno di terrore tra i due Stati, da Charlie Hebdo alle stragi di Bruxelles, formato da lumpen reclutati in carcere da un predicatore radicale, la composizione socio-culturale dei miliziani jihadisti in Occidente, dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti è medio-alta. E se il venerdì nero di Parigi si è caratterizzato per la scelta di simboli dello stile di vita occidentale come grande Paese dei balocchi (il ristorante, la discoteca, lo stadio) in molte altre occasioni, dal museo del Bardo ai resort di Sharm, l’intenzione dei commando jihadisti era di colpire al cuore le economie nazionali. Il turismo, in Tunisia e in Egitto, l’industria tessile in Bangladesh, quindi. Con una differenza sostanziale: che i potenziali bersagli del turismo low cost nel bacino del Mediterraneo sono milioni di persone, gli imprenditori tessili che hanno rilocalizzato in Bangladesh o i buyer poche centinaia. Andrea Cascioli sceglie un registro beffardo

 

“Chiaramente in Bangladesh si va ad avviare “floride attività nel settore dell’abbigliamento” e a mostrare “la migliore creatività del méidinitali”, non a pagare un gettone della Sip ogni dodici ore giornaliere di lavoro, magari dopo aver chiuso in Italia. Un po’ come ad Amsterdam dove tutti visitano i musei e in Thailandia dove si entra nelle pagode a risvegliare il sé interiore.”

 

Posizione minoritaria, la sua, tra i critici “da destra” della globalizzazione. Infatti, pur essendo in tutta evidenza la presenza italiana in Bengala il rovescio dell’invasione dei “pezzotti” cinesi, una forma di concorrenza mimetica per riconquistare competitività, in molti hanno preferito rifiutare l’approccio sociologico ed economicista. Di diverso avviso, ma credo che sia oramai difficile proprio etichettarla di “destra”, Flavia Perina, che ci ricorda che la globalizzazione non è un pranzo di gala:

 

«Il commando dei giovani ricchi», «Terroristi con la villa», «Figli dell’alta borghesia», oggi è tutto un coro di sorpresa. Totalmente immemore del fatto che da Che Guevara a Giangiacomo Feltrinelli passando per Eva Klotz e Ulrike Meinhof chi aveva un mitra o delle bombe è stato quasi sempre colto, spesso ricco e con villa, perché il famoso brivido del passamontagna non è necessariamente collegato ai calli e alle scarpe sfondate. Anzi. Lo status sociale degli assassini di Dacca parla assai poco di religione e Islam, molto di altro. Nazionalismo contro lo straniero, forse, o lotta di classe, o utopia insurrezionalista. La globalizzazione non è un pranzo di gala, sarebbe bene cominciare a rifletterci su.

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