Monde Afrique 15/01/2016
Algeria: rivelazioni sul colpo di Stato del 1992 di Sadek Sellam Traduzione sintesi di Ismahan Hassen
Mentre ad Algeri si combatte la guerra tra clan, si intensifica lo smantellamento dei servizi segreti algerini
Il 13 settembre 2015, il generale Toufik, potente patrono del Département du Renseignement et de la Sécurité (DRS) è stato obbligato dal presidente Bouteflika a dimettersi. Con questa azione, lo smantellamento del DRS, già avviato da Bouteflika quando prese il potere, è stato improvvisamente accelerato. Dopo Toufik infatti, anche i suoi principali luogotenenti sono stati scartati dal gioco politico e imprigionati. Proprio da questi ex membri di quella che è stata la spina dorsale del regime da dopo l’indipendenza, arrivano adesso rivelazioni esplosive sulle pratiche del DRS, che vengono poi rese pubbliche attraverso i media. Così, per esempio, il canale privato Khabar ha mandato in onda quasi due ore di colloquio tra l’ex colonnello Mohamed Tahar Abdesselem e Fodil Saidi, responsabile delle operazioni esterne della DRS fino alla sua misteriosa morte avvenuta nel 1996 in un incidente stradale su una strada dritta e asciutta nei pressi di Ouargla. A proposito delle elezioni del 1992, è sempre il colonnello Abdesselem a portare un resoconto dettagliato sull’interruzione del processo elettorale nel gennaio di quell’anno. Dopo il primo turno delle elezioni legislative, che avevano dato la maggioranza al Fronte Islamico di Salvezza (FIS), il presidente Chadli fu declassato e i militari (ancora chiamati “janviéristes”) presero il potere. Per Abdesselem, senza dubbio il golpe era stato preparato nel 1990, quando sotto Chadli, il generale Nezzar era stato nominato ministro della Difesa e il colonnello Toufik capo dei servizi segreti. Proprio il generale Toufik poi, sospettato da Abdesselem di intrattenere forti relazioni con Abassi Madani, capo del FIS, si dimetterà dopo il colpo di Stato insieme ad una dozzina di altri ufficiali. In quegli anni, il leader del movimento islamista tunisino Ennahda, Rached Gannouchi, aveva lasciato il paese e cercato rifugio in Algeria. Ma il presidente tunisino Ben Ali, che aveva iniziato una politica di brutale repressione contro l’opposizione, ne chiese l’estradizione di Ennahda. Abdesselem si recò così a Losanna per informare l’allora presidente Ben Bella, che richiamò il primo ministro algerino imponendogli di “non sminuire l’Algeria per obbedire a un piccolo poliziotto come Ben Ali”, e quindi di non estradare Ghannouchi. Dopo le dimissioni di Chadli, i nuovi governanti, gli “janviéristes”, presero il controllo del Paese e delle sue ricchezze. I golpisti misero le mani perfino sulla villa del generale egiziano Saad Chazli, l’eroe della guerra dell’ottobre 1973 quando l’Algeria gli aveva concesso asilo dopo il conflitto con Sadat. Questa sontuosa villa, situata di fronte all’ambasciata degli Stati Uniti nel quartiere chic di Poirson. Per lasciare la sua villa, a Chazli furono offerte due residenze a Club des Pins, facendo credere lui che la villa sarebbe stata attribuita al presidente Zeroual. “Non sono venuto in Algeria a nuotare”, avrebbe risposto Chazli prima di tornare in Egitto, con il permesso di Hosni Mubarak. Questo a prova di come, all’epoca, prosaici calcoli reali e la conquista di obiettivi strategici sono stati nascosti dietro la retorica della “salvaguardia della Repubblica”.
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