gennaio 2016

 

Il mio nome è Tair Kaminer, ho 19 anni. Alcuni mesi fa ho terminato un anno di volontariato con gli scout israeliani a Sderot. Tra pochi giorni, andrò in prigione.

Un intero anno mi sono offerto volontario a Sderot, lavoravo con i bambini che vivono in una zona di guerra, e lì ho deciso di rifiutare di servire l'esercito israeliano. Il mio rifiuto viene dalla mia volontà di dare un contributo alla mia società, e farne un posto migliore, ed è parte di una lotta continua per la pace e l'uguaglianza.

I bambini con cui ho lavorato sono cresciuti nel cuore del conflitto, e hanno attraversato esperienze difficili per la loro giovane età, le esperienze che in molti di loro, hanno formati grande odio, si può capire l’odio, soprattutto nei bambini piccoli. Come loro, molti vivono nella striscia di Gaza e il resto dei territori palestinesi occupati, in una realtà sempre più difficile i bambini, imparano ad odiare l'altra parte. Anche loro non possono essere biasimati. Quando guardo tutti questi bambini insieme, la prossima generazione di entrambe le parti e la realtà in cui vivono, vedo la continuazione di questo trauma e del dolore. E dico Basta!

Per anni fino ad ora non si è visto all'orizzonte un processo politico di pace, non c'è stato nessun tentativo di portare la pace a Gaza ne a Sderot. Ma fino a quando la via militare violenta continuerà, nasceranno generazioni di odio che non potrà che peggiorare le cose. Dobbiamo fermare tutto questo adesso.

È per questo che mi rifiuto. Non voglio prendere parte attiva all'occupazione dei territori palestinesi ne all'ingiustizia che si pratica sul popolo palestinese sotto questa occupazione. In non prenderò parte al ciclo di odio ne a Gaza ne a Sderot.

La data per presentarni all’esercito è stata fissata per il 10 gennaio 2016. In questo giorno mi recherò alla base di lreclutamento di Tel Hashomer e dichiarerò il mio rifiuto di prestare servizio militare, e la mia volontà di fare il servizio civile alternativo.

Nella conversazione con i miei cari sono stato accusato di danneggiare la democrazia non obbedendo alle leggi dello stato. Ma i palestinesi nei territori occupati vivono sotto il dominio del governo israeliano, anche se non lo eleggono. Credo che fino a quando Israele continuerà ad essere un paese occupante, continuerà a prendere le distanze dalla democrazia. E così il mio rifiuto è parte della lotta per la democrazia, e non un atto antidemocratico.

Mi è stato detto che sto evitando la mia responsabilità per la sicurezza dello Stato di Israele. Ma, come una donna che considera tutti gli uomini uguali, e le loro vite altrettanto importanti, non posso accettare l'argomento della sicurezza fino a quando si applica realmente solo agli ebrei. Soprattutto ora, mentre prosegue l'onda di terrore, è chiaro che l'esercito non protesta gli ebrei, perché non si può creare la sicurezza in una occupazione. La vera sicurezza sarà creata solo quando il popolo palestinese vivrà in libertà e dignità in uno Stato indipendente vicino a Israele.

C'era chi si preoccupava per il mio futuro personale in uno stato in cui il servizio militare detiene tanta importanza. Mi hanno suggerito di servire indipendentemente dale mie opinioni, o almeno di non rifiutare pubblicamente. Ma attraverso tutte le difficoltà e le preoccupazioni, ho scelto di rifiutare pubblicamente. Questo stato, questo paese, questa società, sono troppo importanti per rimanere in silenzio. Non sono cresciuto solo per aver cura di me stesso, la mia vita fino ad ora è stata anche un’offerta di responsabilità sociale.

Vorrei che il mio rifiuto, anche se devo pagare un prezzo personale per essa, aiutasse a far emergere l'occupazione nel discorso pubblico israeliano, perché così molti israeliani non sentono dell'occupazione e dimenticano della nostra vita, così relativamente sicura se paragonata a quelle dei palestinesi, o anche degli israeliani che vivono nel Negev occidentale, vicino a Gaza.

Ci è stato detto che non c'è altro modo, diverso dalla via militare violenta. Ma credo che questo sia il modo più distruttivo, e che ce ne siano altri. Vorrei ricordare a tutti noi che esistono alternative; trattativa, pace, ottimismo, una vera e propria volontà di vivere in uguaglianza, sicurezza e libertà. Ci è stato detto che l'esercito non è politico, ma il servizio militare è una decisione politica di grande significato, esattamente come il rifiuto.

Noi, i giovani, dobbiamo capire il significato di questa decisione, in profondità. Abbiamo bisogno di capirne le conseguenze sulla nostra società. Dopo averlo fatto, la mia decisione è di rifiutare. Il carcere militare mi spaventa molto meno di quanto la nostra società che perde la sua umanità.

 


gennaio 2016

 

My name is Tair Kaminer, I am 19. A few months ago I finishes a year of volunteering with the Israeli scouts in Sderot. In a few days, I will be going to jail.

An entire year I volunteered in Sderot, working with children living in a war zone, and there I decided to refuse to serve in the Israeli military. My refusal comes from my will to make my contribution to my society, and make this a better place, and is part of an ongoing struggle for peace and equality.

The children I worked with grew in the heart of the conflict, and went through difficult experiences from a young age, experiences that in many of them, have formed great hate, I hate one can understand, especially in young children. Like them, many of the children living in the Gaza strip and the rest of the occupied Palestinian territories, in an even more difficult reality, learn to hate the other side. They too can not be blamed. When I look at all these children together, at the next generation of both sides and the reality in which they live, I see the continuance of this trauma and pain. And I say: Enough!

For year now there’s no horizon for a political peace process, there’s no attempt to bring peace to Gaza or Sderot. But as long as the violent military way continues, we are creating generation of hate that will only make things worse. We must stop this now.

This is why I am refusing: I will not take an active part in the occupation of the Palestinian territories and the injustice that is done again the Palestinian people under this occupation. In will not take part in the cycle of hate in Gaza and Sderot.

My draft date was set for January 10th, 2016. On this day I will report to the Tel Hashomer induction base and declare my refusal to serve in the military, and my willingness to do alternative civil service.

In conversation with loved ones I’ve been accused of harming the democracy in not obeying state laws. But the Palestinian in the occupied territories live under the rule of the Israeli government, although they did not elect it. I believe that as long as Israel will continue to be an occupying country, it will continue to distance itself from democracy. And so my refusal is part of the struggle for democracy, and not an anti-democratic act.

I have been told that I am avoiding my responsibility for the security of the state of Israel. But as a women who sees all people as equal, and their lives equally important, I cannot accept the security argument as long as it only really applies to Jews. Especially now, as the wave or terror continues, it is clear that the military does not even protest Jews, because one cannot create security in an occupation. True security will be created only when the Palestinian people will live in freedom and dignity in an independent state alongside Israel.

There were those who worried about my personal future in a state in which military service holds so much importance. They suggested I serve regardless of my opinions, or at least not refuse publically. But through all the difficulties and worries, I chose to refuse publically. This state, this country, this society, are too important to me to agree to be silent. I was not raised to care only for myself, my life until now has been about giving and social responsibility.

I wish my refusal, even if I pay a personal price for it, will help to surface the occupation to the Israeli public discourse, because so many Israelis don’t feel the occupation and forget it in our lives, that are so safe relatively to those of Palestinians, or even the Israelis who live in the Western Negev (near Gaza).

We are told that there is no other way other than the violent military way. But I believe that this is the most destructive way, and that there are others. I wish to remind us all that there is an alternative: negotiation, peace, optimism, a true will to live in equality, safety and freedom. We are told that the military is not political, but serving in the military is a political decision with great significance, exactly like refusal.

We, the young people, must understand the meanings of this decision in depth. We need to understand its consequences on our society. After I did so, my decision is to refuse. Military prison scares me much less than our society losing its humanity.


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