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venerdì 1 luglio 2016
Israele oggi, con sempre meno opzioni
di Johan Galtung
Traduzione di Miki Lanza
Le opzioni d’Israele si riducono, con una legittimità calante; le opzioni della Palestina crescono, con una legittimità crescente.
Le risoluzioni ONU, per quanto sovente col veto USA[i] stanno facendo presa;
Più importante: la legittimazione ONU della Palestina come “stato osservatore non-membro”, membro dell’UNESCO, forse presto anche dell’ONU stessa con una formula Uniti per la Pace dell’Assemblea Generale, riconosciuta dalla Svezia, presto da altri stati occidentali;
BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) contribuì a porre fine al regime d’apartheid in Sud Africa e può contribuire a farla finita con un altro, quello d’Israele [ii], essendo prevalentemente simbolico;
Il pilastro principale d’Israele in USA, l’AIPAC, sta scemando; Israele ha strafatto con le proprie carte, come il corrompere legislatori USA; irritazione crescente;
I campus universitari USA si sono rivoltati contro le attuali politiche israeliane, spesso sotto la guida di studenti ebrei USA;
Gli ebrei fra i candidati alla nomina/elezione presidenziale USA [iii] tratteranno i “palestinesi con rispetto e dignità”, altri sono per il ritiro; solo Hillary è per la solita politica, contro la rivolta in ambo i partiti;
La guerra è adesso all’interno d’Israele, ma senza ricorrere al bombardamento genocida rituale di Gaza – donne, bambini, scuole – che comunque gli nuocerà ancora [iv];
Le donne israeliane, anche sioniste, rigettano sempre più il giudaismo ortodosso — che le definisce cittadine di 2^ classe – come base spirituale per Israele;
Dirigenti chiave di Mossad-Shin Beth-IDF rifiutano apertamente le politiche israeliane [v];
La Palestina ha più opzioni che mai per comportarsi come lo stato che intende essere, non solo focalizzata su Israele, ma sul mondo intero;
Geopoliticamente, lo Stato Islamico (IS, non ISIS-ISIL) è adesso una forza importante, che ricrea un impero e un califfato analogamente alla UE e al Vaticano;
Geopoliticamente, l’Occidente rafforza l’IS con le sue uccisioni anziché utilizzare una difesa difensiva su base ONU per proteggere l’Israele del 1967, come pure molti altri.
Le sinergie di questi 12 fattori possono indurre gli USA a ritenere Israele una passività; a una rivolta-colpo di stato entro Israele stesso; all’una e l’altra cosa; o ad altre inversioni a U. O peggio, a un attacco devastante, ad esempio con grosse bombe radio/chemio-attive.
Non c’è un efficace movimento per la pace in Israele; demoralizzato? Movimenti contro la guerra, donne in nero su ambo i versanti sì, ma movimenti per la pace che agiscano per delle soluzioni mirate? Una sola persona, Uri Avnery, compensa l’assenza di molti. E così il moderato Alon Ben-Meir; e TIKKUN, Rabbi Michael Lerner, negli USA. Gli altri sono deboli nelle alternative concrete. Solo un ex-capo del Mossad voleva negoziati basati sull’Iniziativa di Pace Araba (API) del 2002. Walid Salem elenca le iniziative di pace arabe [vi] dopo il Vertice di Khartoum del 1967 con esito No-No-No a riconoscimento-riconciliazione-normalizzazione di/con Israele:
l’istituzione nel 1973-74 di un’autorità palestinese “in ogni palmo di terra liberata, o da cui Israele si sia ritirato”;
la Risoluzione del Consiglio Nazionale Palestinese del 1988 per l’accettazione di uno Stato Palestinese basato sui confini del 1967;
il Vertice del Cairo del 1996: la pace è l’“Opzione Strategica araba”;
il Vertice di Beirut del marzo 2002: richiesta API di negoziati bilaterali sui rapporti con la Palestina, la Siria, il Libano, seguiti dalla loro normalizzazione.
L’Iniziativa di Pace Araba aveva come prefazio un riferimento al Corano 8:61, “quando il tuo antagonista è incline alla pace, fai lo stesso”. Ignorata: i realisti israeliani consideravano l’API una debolezza araba – per indurre gli Arabi a fare ulteriori concessioni. La Palestina oggi è Gaza e qualche chiazza su un territorio israeliano; lo stesso che aveva la Palestina del 1947, con alcune chiazze ebraiche sulla costa e nel nordest, la “patria”. Quando arrivò la Nakba, l’orrore.
Dice la Dichiarazione Balfour del 1917, al secondo paragrafo:
“restando chiaramente inteso che non verrà fatto alcunché possa pregiudicare i diritti civili o religiosi delle comunità non-ebraiche esistenti in Palestina, o i diritti e lo status politico degli ebrei in qualunque paese“.
Notevole perspicacia di un secolo fa: il muro di Jabotinsky e la libertà di movimento; violenza contro le comunità ebraiche ovunque.
Walid Salem: l’API è fuori gioco, con tutte queste occasioni mancate. In gioco è “elevare la Palestina, non solo all’ONU ma anche sul terreno creandovi realtà palestinesi in cooperazione con il comitato internazionale”. Questo è appunto quanto sta avvenendo adesso; si vedano i 12 punti precedenti.
E sul versante ebraico? Lo stesso in quanto a stereotipi, pregiudizi, riguardo agli ebrei: lealissimi verso Israele, troppo potere nel mondo degli affari, nei mercati finanziari internazionali, che badano solo alla propria schiatta, troppo controllo sugli affari globali, pensano di essere meglio degli altri, troppo controllo sugli USA, sui media globali, parlano troppo dell’Olocausto, responsabili di gran parte delle guerre (Rothschild?).
Pregiudizi? O ipotesi, basate sulla realtà, da verificare? Molti andrebbero bene per la Germania nazista di Hitler, in quanto alle ipotesi disgustose sulla realtà.
Netanyahu è parte della realtà. Non lo si consideri un estremista ma semplicemente onesto, quando dice al mondo che il giudaismo è un’asserzione geopolitica che obbliga i credenti a lottare per Eretz Israel, dal Nilo all’Eufrate; smantellando nove stati presenti sulla carta geografica attuale. Ciò non succederà, malgrado gli sforzi in atto. Si guardi la Siria: il beneficiario può benissimo risultare l’IS; in espansione provincia per provincia.
Si consideri il Personaggio dell’Anno 1938 di TIME: Adolf Hitler, “nel bene o nel male“, come si espresse Henry Luce, fondatore del Time. Il primo fu Charles Lindbergh, un ammiratore di Hitler. Re Bibi [Netanyahu], il 28 maggio 2012, c’è arrivato vicino.
Si consideri la contessa Marion Dönhoff il 22 settembre 1948 [vii], dopo la Nakba e l’uccisione del conte Folke Bernadotte, che liberò 20.000 norvegesi dai campi di concentramento tedeschi ed elaborò un piano per Israele-Palestina: “Possiamo solo sperare che lo shock, almeno momentaneo, per la morte del conte Bernadotte nel responsabile nel governo d’Israele, li faccia riflettere e capire fino a che punto sono arrivati per quella strada che che solo poco tempo fa ha condotto alla catastrofe un altro popolo”.
Poi dal passato ci si volga al futuro di Martin Buber: “sì, noi ebrei siamo gente eletta, per mostrare che sappiamo vivere in pace con tutti“. È lì che è situato il futuro, non nel passato: un Israele da risoluzione ONU 242 per gli arabi in Israele, e gli ebrei nei paesi arabi, che dia ragione a Bubet.
Israele, è arrivata l’ora di negoziati sotto gli auspici dell’Assemblea Generale ONU – non una pace realista mediante la sicurezza! [viii]
NOTE:
[i]. Esempio: l’ONU vota sulla “necessità di terminare l’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America a Cuba. Nel 1992 59 Sì, 2 No (USA, Israele), il resto astenuto. I Sì stabilmente cresciuti fino a 191 nel 2015 con gli stessi 2 No, 0 astenuti. Al massimo 2 altri paesi membri si sono aggiunti a USA-Israele, come le Isole Marshall, Palau, la Micronesia astenuti; tutt’e tre adesso riconoscono Cuba. C’è voluto tempo, ma la demenza politica ha i suoi limiti; gli USA si sono adeguati.
[ii]. Noam Chomsky, “On Israel-Palestine and BDS“, The Nation, 21/28 luglio 2014, indica una differenza importante: i cubani combattevano contro il Sud Africa, militarmente e con il garbato potere medico; i palestinesi non hanno nulla del genere che li aiuti.
[iii]. Roger Cohen si riferisce alla “eresia israeliana di Bernie”, INYT 19 aprile 2016, positivamente “perché c’è un elettorato emergente particolarmente fra i giovani [nord-]americani per un approccio diverso verso Israele”. Ma l’antica casata bianca di Hillary [Clinton] è robusta.
[iv]. Robert Fisk, “Israele-Gaza: Niente Vittoria per Israele malgrado settimane di Devastazione”, The Independent, su english@other-news.info 29 agosto 2014.
[v]. Esempio: “L’ex-capo del Mossad: Per la prima volta ho paura per il futuro del sionismo”, Shabtal Shavit, 24 novembre 2014. E ovviamente Yoshefat Harkabi già dagli anni 1980s, con un ruolo fondamentale.
[vi]. “API not a Framework for Negotiations any more“ [API non più una cornice negoziale], walidsociety@gmail.com, 17 febbraio 2016.
[vii]. http://www.zeit.de/1948/39/voelkischer-ordensstaat-israel
[viii]. La nostra raccomandazione, di nuovo: schema 1-2-6-20; 1 Palestina riconosciuta, in una realtà bistatale, in una comunità di 6 stati, in una organizzazione per la sicurezza e la cooperazione con 20 stati.
Nº 435, 27 giugno 2016
Titolo originale: Israel Right Now, with Shrinking Options