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26 set 2016

 

Appello di più di 70 accademici Usa: “Boicottaggio mirato contro le colonie israeliane”

 

La lettera, pubblicata sul sito del New York Review of Books, chiede al governo americano di “escludere gli insediamenti in Cisgiordania dai benefici commerciali accordati alle imprese israeliane”. Un’associazione di destra dello stato ebraico, intanto, chiede all’esecutivo Netanyahu di escludere dai finanziamenti l’ong Dottori per i diritti umani – Israele

 

Roma, 26 settembre 2016, Nena News –

 

Più di 70 intellettuali e accademici americani hanno pubblicato un appello in cui chiedono un “boicottaggio mirato” degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, così come dei beni prodotti nelle colonie. La lettera, pubblicata sul sito del New York Review of Books, vede tra i suoi firmatari gli studiosi Bernard Avishai, Michael Walzer, Peter Brooks e Deborah Moore, il giornalista Adam Hochschild e l’editorialista del quotidiano israeliano HaAretz Peter Beinart.

Sebbene contrari ad un boicottaggio economico, politico e culturale d’Israele (fino i confini delimitati dalla Linea Verde), gli intellettuali si dicono favorevoli a sanzionare le colonie perché costruite illegalmente su territorio palestinese. La lettera esorta il governo statunitense a “escludere gli insediamenti dai benefici commerciali accordati alle imprese israeliane e a eliminare a tali entità presenti in Cisgiordania le esenzioni delle tasse che l’Internal Revenue Service garantisce attualmente alle organizzazioni non-profit americane”. “La nostra speranza – scrivono – è che i boicottaggi mirati e un cambiamento della politica americana, limitati ai Territori occupati, incoraggeranno le due parti [Israele e Palestina] a negoziare una soluzione a due stati che possa porre fine a questo conflitto di lunga data”.

Nelle stesse ore, intanto, un’associazione israeliana di destra ha chiesto al governo Netanyahu di tagliare i fondi alla ong Dottori per i diritti umani- Israele (PHR). “Non è accettabile che organizzazioni israeliane che operano contro lo stato e l’esercito d’Israele ricevano fondi dal Servizio nazionale” ha detto al The Jerusalem Post, il fondatore di “Riservisti di turno” Amit Deri. PHR ha annunciato recentemente che sta cercando due volontari per il Servizio nazionale (SN), l’alternativa civile per i giovani che non servono nell’esercito dello stato ebraico generalmente per motivi religiosi, medici.

 

Deri ha chiesto pertanto al ministro dell’Agricoltura Uri Ariel (Casa Ebraica) – che supervisiona l’SN – di togliere al PHR i finanziamenti statali poiché, sostiene, la sua fondatrice e presidente, la Dottoressa Ruchama Marton, ha partecipato all’Apartheid Week a Londra e appoggia la campagna del Bds (boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni). Dall’ufficio di Ariel è arrivata subito una risposta positiva: “Abbiamo la necessità che il Servizio Nazionale non vada contro lo Stato d’Israele, ma agisca in suo favore. Stiamo pertanto lavorando ad una nuova legge che lo regoli cosicché non accadano più tali fenomeni”.

Non è la prima volta che governo o organizzazioni della destra israeliana attaccano Dottori per i diritti umani. A febbraio l’ong fu al centro di un dibattito della Commissione Finanza della Knesset (il parlamento israeliano) perché, secondo alcuni membri dell’esecutivo Netanyahu, PHR aveva contribuito al Rapporto Goldstone che, almeno inizialmente, accusò Israele di aver compiuto crimini di guerra durante la sua offensiva Margine Protettivo sulla Striscia di Gaza.

Di fronte all’attacco di Deri, l’organizzazione per i diritti umani si difende: “PHR non è parte del movimento di boicottaggio. I tentativi di questi e di altri attori volti a minare in vari modi le nostre attività rientrano in un più generale attacco contro le ong della società civile che non condividono le loro visioni politiche”. L’organizzazione ha fatto inoltre sapere che, sebbene abbia ricevuto i finanziamenti per i due volontari del Servizio Nazionale, finora non ha coperto queste posizioni. Nena News

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