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7 novembre 2016

 

L’Fbi ci ripensa: Clinton estranea allo scandalo email. Trump: Sistema corrotto

di Guido Keller

 

A un giorno dal voto è impossibile ipotizzare la vittoria di Hillary Clinton o di Donald Trump alle presidenziali Usa. I sondaggi dicono tutto e il contrario di tutto, e l’esperienza insegna a non prenderli come dogma. Clinton sarebbe leggermente sopra il candidato repubblicano, e l’Abc/Washington Post le assegna un distacco di cinque punti, ma la partita è tutt’altro che chiusa.

A dare una mano all’ex segretaria di Stato è intervenuto il presidente Barak Obama, il quale, abbandonando la neutralità di prassi, ha tenuto comizi a favore della collega di partito: Obama si è rivolto ai latinoamericani e agli afroamericani per invitarli ad andare a votare contro il Donald Trump che vorrebbe il muro lungo il confine con il Messico e che ha ricevuto l’endorsement del Ku Klux Klan.

Tuttavia, più del presidente in carica, ad aiutare Clinton è arrivata ieri sera la dichiarazione del capo dell’Fbi, James Comey, il quale ha reso noto che l’ufficio federale mantiene le proprie conclusioni già espresse a luglio per quanto riguarda le indagini sulle email di Hillary Clinton, la quale dunque non sarà quindi incriminata per l’”email gate”.

Solo una settimana fa lo stesso Comey aveva fatto sapere, nel quadro di un’indagine parallela, che gli agenti avevano scoperto migliaia di email sul computer di Anthony Weiner, marito della consigliera di Clinton, Huma Abedin, le quali contenevano immagini erotiche di una ragazza di 15 anni e messaggi indirizzati alla moglie in cui viene coinvolta Hillary Clinton.

Nulla a che fare quindi con l’”email gate”, cioè con l’uso di un server privato per le proprie email di quando era segretaria di Stato, server a cui aveva accesso la segretaria Abedin, la quale avrebbe avuto con Clinton – si vociferava – una relazione gay.

Comey ha ieri dichiarato che “Durante l’intero processo di verifica di tutte le comunicazioni che sono state inviate o ricevute da Hillary Clinton mentre era segretario di Stato non sono emersi elementi per modificare le nostre conclusioni già espresse a luglio”.

Eppure il 28 ottobre, giorno dello scandalo, i tecnici avevano garantito che ci sarebbero voluti mesi per leggere le 60mila email rinvenute sul computer di Weiner, per cui qualche dubbio sull’improvviso cambio di rotta del capo dill’Fbi rimane.

Difatti, se Clinton alla notizia diffusa da Comey ha gioito e Jennifer Palmieri, capo della comunicazione del suo staff, ha affermato di essere “felice di vedere che (Comey) ha deciso, come eravamo certi, di non dover modificare le conclusioni cui era giunto a luglio”, Trump ha dichiarato durante un comizio a Minneapolis che “E’ un sistema corrotto. E Hillary Clinton è protetta e lei è perfetta per questo sistema”.

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