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August 16th, 2014
Hillary il falco, vola ancora
di Ralph Nader
"Hillary lavora per Goldman Sachs e le piace la guerra, altrimenti Hillary mi piacerebbe" mi ha detto sardonico un ex assistente di Bill Clinton. In primo luogo, si riferiva ai suoi comodissimi rapporti con i baroni ai vertici di Wall Street e dei suoi 200 mila dollari a discorso per l'impresa criminale nota come Goldman Sachs, che ha svolto una parte nel rovinare l'economia degli Stati Uniti nel 2008, gravando sui contribuenti con salvataggi costosi. In secondo luogo, egli stava richiamando l’attenzione sulla sua aggressiva politica estera.
La scorsa settimana, Hillary il Falco è emersa, ancora una volta, con dei commenti per The Atlantic, che attaccano Obama per essere debole e non avere una politica estera organizzata. Chiamava Obama debole, nonostante la sua mano pesante, fatta di droni, bombardamenti e interventi durante la sua presidenza. Mentre Obama si è spesso sbagliato, non è quasi un comandante pacifista. E' un piccolo miracolo che dal 2008, Hillary il Falco è stata generalmente descritta, nelle parole del giornalista del New York Times Mark Landler, più aggressiva di Obama.
Nell'intervista per The Atlantic, ha rimproverato Obama per non avere più profondamente coinvolto gli Stati Uniti con i ribelli in Siria, che si sono spaccati in fazioni, privi di leader forti e con poche eccezioni, di combattenti addestrati. Invece la signora Clinton sa bene, dalla sua esperienza come Segretario di Stato, che la Casa Bianca era prudente a causa della crescente opposizione del Congresso all'intervento in Siria e, in seguito, il Congresso ha cercato di determinare i migliori gruppi ribelli da armare e come evitare che questo armamento cadesse nelle mani degli insorti nemici.
Lei ha grandiosamente detto al suo intervistatore, "Le grandi nazioni hanno bisogno di principi organizzativi, e non fanno sciocchezze, esse non sono principi organizzativi." Non ha senso. Evitare di immergersi in guerre incostituzionali avrebbe potuto essere un buon principio organizzativo. Invece, ha votato per l'invasione criminale dell'Iraq, che torna indietro come un bumerang nel costoso caos per i contribuenti americani e nella tragedia del popolo iracheno.
Inoltre, l'ex Segretario di Stato ha finito il suo mediocre mandato nel 2013 con un record incessante di militarizzazione di un dipartimento, che è stato originariamente creato più di 200 anni fa, per essere l'espressione della diplomazia americana. Come Segretario di Stato, Hillary Clinton ha fatto dichiarazioni molto più bellicose del Segretario della Difesa Robert Gates. Alcuni funzionari di carriera del Foreign Service hanno trovato il suo linguaggio aggressivo inutile, se non addirittura pericoloso per le loro missioni diplomatiche.
Tale belligeranza si è tradotta nello spingere entrambi i contrari, Segretario alla Difesa Robert Gates e il riluttante presidente Obama, a rovesciare il dittatore libico, Muammar Gheddafi. Il dittatore libico stava rinunciando alle sue pericolose armi ed sulla via di ristabilire relazioni con i paesi occidentali e con le compagnie petrolifere occidentali. La signora Clinton non ha avuto un buon principio organizzativo, per le conseguenze mortali con le milizie nella guerra di spartizione della Libia che si è riversata in Mali, irrompendo violenta anche in Africa Centrale. L'assalto libico era una guerra non dichiarata, di Hillary Clinton, un disastro continuo che dimostra la sua propagandata esperienza di politica estera, limitata al solo fare più sciocchezze. Lei mostra molta ignoranza sulle pericolose sabbie mobili per gli Stati Uniti, create dai vuoti di potere post-dittatoriali nelle società settarie e tribali.
Dopo aver criticato Obama, la signora Clinton ha poi rilasciato una dichiarazione dicendo che aveva chiamato il presidente per dirgli che lei non aveva intenzione di attaccarlo e attendeva di abbracciarlo alla festa di Martha Vineyard. L’abbraccio opportunistico dopo l’attacco non è certo ammirevole.
Considerando le origini anti-guerra del Vietnam, della giovane Hillary Clinton come ha fatto a diventare un simile falco da guerra? Forse la causa della sua arrogante ambizione politica e la sua determinazione nell’evitare accuse di essere morbida con il militarismo e il suo impero imperiale, perché lei è una donna.
Dopo la sua celebre elezione come senatore di New York nel 2000, le è stata data la poltrona richiesta nel Comitato dei Servizi Armati del Senato. Lì, a differenza del suo amico, il senatore repubblicano John McCain, ha raramente messo in discussione un contratto per spreco del Pentagono; non ha mai assunto sprechi, frodi e abusi nell'industria della difesa; e non ha mai visto un sistema di armi ridondanti o non necessarie, spesso criticati dai generali e dagli ammiragli in pensione, che non le piacevano.
Il tanto sbandierato complesso militar industriale, su cui il presidente Eisenhower aveva messo in guardia, ha recepito il messaggio. Hillary Clinton era una di loro.
Fare la pace non era all'ordine del giorno del Segretario di Stato Clinton. Avrebbe preferito parlare di forza e spiegamento militare in una zona geografica dopo l'altra. Alla US Naval Academy nel 2012, la Generalissma Clinton ha tenuto un discorso sul far perno in Asia orientale con un atteggiamento vigoroso, altrimenti noto come forza di proiezione degli Stati Uniti (una delle sue frasi preferite), navi da guerra, aerei e truppe posizionate nei paesi limitrofi alla Cina.
Naturalmente, la risposta della Cina è stata quella di aumentare il proprio budget militare e proiettare la propria potenza militare. Una Super-potenza del mondo non dovrebbe dipendere da continue provocazioni che producono conseguenze indesiderate.
Mentre fa il giro del paese, con un esteso corpo di Servizi Segreti, finanziato con fondi pubblici, per promuovere le vendite private del suo libro, Scelte difficili, Hillary Clinton ha bisogno di riflettere se e che cosa, lei come candidato presidenziale ha da offrire allo stanco della guerra, popolo americano, dominato dalle corporations. In qualità di ex membro del consiglio di amministrazione di Walmart, Hillary Clinton ha atteso diversi anni prima di uscire ad aprile, con il sostegno di un salario minimo restaurato per trenta milioni di lavoratori americani, la maggior parte dei quali sono donne.
Questo ritardo non è sorprendente considerando che Hillary Clinton passa il suo tempo negli splendori delle classi ricche e della folla di Wall Street, quando non sta tirando giù le tasse durante enormi discorsi ruffiani alle conventions dei giganti delle associazioni di categoria. Questo crea distanza tra lei e le difficili esperienze fiscali delle masse spremute, non è vero?
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August 16th, 2014
Hillary-The-Hawk Flies Again
by Ralph Nader
“Hillary works for Goldman Sachs and likes war, otherwise I like Hillary,” a former Bill Clinton aide told me sardonically. First, he was referring to her cushy relationships with top Wall Street barons and her $200,000 speeches with the criminal enterprise known as Goldman Sachs, which played a part in crashing the U.S. economy in 2008 and burdening taxpayers with costly bailouts. Second, he was calling attention to her war hawkish foreign policy.
Last week, Hillary-The-Hawk emerged, once again, with comments to The Atlantic attacking Obama for being weak and not having an organized foreign policy. She was calling Obama weak despite his heavy hand in droning, bombing and intervening during his Presidency. While Obama is often wrong, he is hardly a pacifist commander. It’s a small wonder that since 2008, Hillary-The-Hawk has been generally described as, in the words of the New York Times journalist Mark Landler, “more hawkish than Mr. Obama.”
In The Atlantic interview, she chided Obama for not more deeply involving the U.S. with the rebels in Syria, who themselves are riven into factions and deprived of strong leaders and, with few exceptions, trained fighters. As Mrs. Clinton well knows, from her time as Secretary of State, the White House was being cautious because of growing Congressional opposition to intervention in Syria as Congress sought to determine the best rebel groups to arm and how to prevent this weaponry from falling into the hands of the enemy insurgents.
She grandly told her interviewer, “Great nations need organizing principles, and ‘Don’t do stupid stuff’ is not an organizing principle.” Nonsense. Not plunging into unconstitutional wars could have been a fine “organizing principle.” Instead, she voted for the criminal invasion of Iraq, which boomeranged back into costly chaos and tragedy for the Iraqi people and the American taxpayers.
Moreover, the former Secretary of State ended her undistinguished tenure in 2013 with an unremitting record of militarizing a Department that was originally chartered over 200 years ago to be the expression of American diplomacy. As Secretary of State, Hillary Clinton made far more bellicose statements than Secretary of Defense Robert Gates did. Some career Foreign Service Officers found her aggressive language unhelpful, if not downright hazardous to their diplomatic missions.
Such belligerency translated into her pushing both opposed Secretary of Defense Robert Gates and reluctant President Obama to topple the Libyan dictator, Muammar Gaddafi. The Libyan dictator had given up his dangerous weapons and was re-establishing relations with Western countries and Western oil companies. Mrs. Clinton had no “organizing principle” for the deadly aftermath with warring militias carving up Libya and spilling over into Mali and the resultant, violent disruption in Central Africa. The Libyan assault was Hillary Clinton’s undeclared war – a continuing disaster that shows her touted foreign policy experience as just doing more “stupid stuff.” She displays much ignorance about the quicksand perils for the United States of post-dictatorial vacuums in tribal, sectarian societies.
After criticizing Obama, Mrs. Clinton then issued a statement saying she had called the president to say that she did not intend to attack him and anticipated “hugging it out” with him at a Martha’s Vineyard party. Embracing opportunistically after attacking is less than admirable.
Considering Hillary Clinton’s origins as an anti-Vietnam War youth, how did she end up such a war hawk? Perhaps it is a result of her overweening political ambition and her determination to prevent accusations of being soft on militarism and its imperial Empire because she is a woman.
After her celebrity election as New York’s Senator in 2000, she was given a requested seat on the Senate Armed Services Committee. There, unlike her war-like friend, Republican Senator John McCain, she rarely challenged a boondoggle Pentagon contract; never took on the defense industry’s waste, fraud and abuse; and never saw a redundant or unneeded weapons system (often criticized by retired Generals and Admirals) that she did not like.
The vaunted military-industrial complex, which President Eisenhower warned about, got the message. Hillary Clinton was one of them.
Energetically waging peace was not on Secretary of State Clinton’s agenda. She would rather talk about military might and deployment in one geographic area after another. At the U.S. Naval Academy in 2012, Generalissma Clinton gave a speech about pivoting to East Asia with “force posture” otherwise known as “force projection” (one of her favorite phrases) of U.S. naval ships, planes and positioned troops in countries neighboring China.
Of course, China’s response was to increase its military budget and project its own military might. The world’s super-power should not be addicted to continuous provocations that produce unintended consequences.
As she goes around the country, with an expanded publicly-funded Secret Service corps to promote the private sales of her book, Hard Choices, Hillary Clinton needs to ponder what, if anything, she as a Presidential candidate has to offer a war-weary, corporate-dominated American people. As a former member of the board of directors of Walmart, Hillary Clinton waited several years before coming out this April in support for a restored minimum wage for thirty million American workers (a majority of whom are women).
This delay is not surprising considering Hillary Clinton spends her time in the splendors of the wealthy classes and the Wall Street crowd, when she isn’t pulling down huge speech fees pandering to giant trade association conventions. This creates distance between her and the hard-pressed experiences of the masses, doesn’t it?
For more information see Progressives Opposed to a Clinton Dynasty.
Ralph Nader is a leading consumer advocate, the author of Unstoppable: The Emerging Left-Right Alliance to Dismantle the Corporate State (2014), among many other books, and a four-time candidate for US President.