Fonte: http://www.counterpunch.org http://znetitaly.altervista.org/ 8 aprile 2016
Gli italiani e il Machtstaat egiziano di Omar Kassam Traduzione di Maria Chiara Starace
Più di un anno fa, rivolgendomi ai burocrati di Washington e di Bruxelles su Counterpunch, specialmente ai loro leader dell’epoca del colpo di stato egiziano del 3 luglio 2013, Obama, Kerry, Herman van Rompuy, Ashton, Cameron e Hollande, che hanno l’abitudine di fare discorsi senza fine “in difesa dei valori liberali, chiesi: “Come spiegherete al mondo che consapevolmente avete appoggiato un gruppo di delinquenti per rovesciare il leader dell’Egitto eletto democraticamente!?
La domanda si pone di nuovo, questa volta in maniera molto intensa, per il pubblico italiano, dato che dopo una serie di orribili massacri in Egitto, unita a una litania infinita di disastri sotto la sorveglianza del leader delinquente Sisi, ora abbiamo l’argomento della tortura e dell’esecuzione sommaria del dottorando italiano Giulio Regeni che era in Egitto per fare ricerche per la sua tesi che riguardava il movimento egiziano dei lavoratori. Parlare in dettaglio degli eventi rivoltanti che circondano la morte di Regeni, senza risolvere il problema fondamentale connesso a ciò che fanno i nostri politici, produce soltanto un’ ulteriore “esplosione” emotiva, senza che nessuno si avvicini a una soluzione. Cominciamo negando che non c’è affatto un qualcosa che si chiama ‘valori liberali’ che l’Occidente deve difendere. Non è tanto un’illusione quanto un fraintendimento. I nostri politici hanno bisogno di un corso di filosofia politica. Forse se smettessimo di dire totali sciocchezze sui ‘valori liberali’ nella linguaggio di Montequieu e di Rousseau, e cercassimo invece di comprendere le cose nei termini del pensiero del filosofo politico nazista Carl Schmitt, potremmo ottenere qualche risultato. Schmitt è certamente il padre del pensiero politico occidentale. Possiamo solo spiegarci l’ascesa di persone come Hitler e Sisi se leggiamo Schmitt che ebbe un impatto fondamentale sul pensiero di Leo Strauss (Norton 2004: 5, 35, 38-40). Influenzò Alexandre Kojève che a sua volta ebbe influenza su Francis Fukuyama. Sheldon Wolin ci dice che l’influenza di Leo Strauss è una delle due principali influenze sul pensiero politico elitista di oggi. Strauss ha insegnato a Joseph Cropsey che ha insegnato a molti preminenti membri dell’establishment della difesa, come Paul Wolfowitz e Abram Shulsky (Norton 2004:7). La seconda principale influenza sul pensiero di oggi, secondo Wolin, è quella di Samuel Huntington, famoso per un articolo intitolato: Lo ‘scontro di civiltà?’ (Wolin 2010: 167). Questo introduce l’ottica islamica nel quadro e coinvolge anche l’allievo di Huntington, Fareed Zacharia. Le basi per le riflessioni di Huntington furono poste dal filosofo neo conservatore e seguace di Leo Strauss, Bernard Lewis* (Allawi 2008: 6), in una precedente diatriba anti-musulmana. Tornerò a parlare dell’ottica islamica dopo aver delineato il problema generale. Lo ‘stato duale’ di Hans Morgenthau sviluppa l’idea di uno ‘stato di sicurezza’ che esiste in parallelo con lo stato ‘democratico’. Lo ‘stato democratico’ dà legittimità allo ‘stato di sicurezza’, mentre quest’ultimo interviene in caso di emergenza. Nel 1922, Schimitt scrisse che lo ‘stato di sicurezza’ è di fatto ‘sovrano’ perché determina quali sono le emergenze. E quindi, mentre i ‘valori liberali legittimano lo ‘stato di sicurezza’, proprio la natura dello ‘stato si sicurezza’ cancella quello che lo legittima.
Il Machtstaat Quando Ernst Fraenkel racconta la storia della Repubblica di Weimar, dice come ‘i gruppi aristocratici monarchici e le sezioni imperialiste della alta borghesia’sentissero la necessità di promuovere il Partito Socialista Nazionale per evitare qualsiasi forma di socialismo. Questo era conseguenza diretta del dissolversi della monarchia e della minima legittimità che offriva senza cercare di introdurre nuove strutture di legittimità nella nuova costituzione (Fraenkel 2010: pag. 168.170). Il Machtstaat – o ‘stato di potere’, nasce dove ‘lo stato profondo’ non mantiene più un apparato la cui esistenza viene negata da istituzioni chiaramente democratiche che seguono la regola della legge, ma dove gli elementi dello ‘stato di sicurezza’ vengono poi alla ‘superficie’ della politica per rappresentare gli interessi che cercano il potere ma che non hanno più la struttura all’interno della quale farlo. L’Egitto dopo il 2013 rappresenta il ripetersi dello stesso Machtstaat autocratico sotto il comando arbitrario individualizzato che c’era durante lo stato nazista delle SS. Alcuni sostengono che le capacità mentali di Adolf Hitler funzionavano normalmente (Redlich 2000: pag. 339) e altri dicono che la sua condotta nella II Guerra mondiale deve essere stata certamente influenzata dal suo uso sistematico dei cristalli di metanfetamina, ma la sua pazzia è stata sempre difficile da definire. Riguardo al nuovo tiranno dell’Egitto, Abdel-Fattah el-Sisi, tuttavia, la megalomania delirante, unita a una stupidità devastante, in effetti fa nascere quella che è una mistura tossica di pazzia. E tuttavia, questa forma molto nefasta di governo nota all’uomo, è stata effettivamente messa introdotta dagli attuali governi europei. I capi di stato di Francia, Germania e Gran Bretagna, hanno tutti offerto a Sisi un trattamento da tappeto rosso.
La distruzione di Giulio Regeni, dottorando di talento Tuttavia, con un incredibile scherzo del destino, alla luce dell’affare Regeni, sarebbero stati Presidente Giorgio Napolitano e il Primo Ministro italiano Matteo Renzi, italiani, che sono stati i primi a dare un riconoscimento formale al tiranno. Regeni che è scomparso il 25 gennaio 2016 e che è stato buttato sulla superstrada Cairo-Alessandria, di fianco a un cavalcavia , come un cane dilaniato, fu ‘trovato’ il 3 febbraio. Renzi è stato costretto dal generale grido di protesta in Italia ad adottare una linea dura con il governo egiziano. Teme le minacce della madre di Regeni di pubblicare le foto del corpo di suo figlio e di trasformare il pubblico italiano in un oceano di rabbia. La prospettiva di tale rivelazione era impensabile dal punto di vista di Renzi. La Signora Regeni ha detto che il corpo di suo figlio era così orrendamente mutilato, che ha potuto riconoscere Giulio soltanto dalla punta del suo naso. Non è stato un semplice incidente con la fuga dell’investitore, come avevano sostenuto all’inizio le autorità egiziane. Alcune istituzioni democratiche europee hanno sollevato un vespaio. Alcuni membri del Parlamento europeo hanno scritto al loro Alto Rappresentante, ma né Federica Mogherini né nessun altro degli stati dell’UE tranne l’Italia hanno risposto alla richiesta. Sebbene Regeni fosse uno studente dell’Università di Cambridge, Cameron è sembrato restare indifferente. Il 24 febbraio, la studiosa di Scienze politiche Catherine Gregout, ha reagito alla situazione e ha scritto riguardo al silenzio assordante dell’Europa. Il Parlamento europeo ha continuato a fare pressioni con il solo risultato che il governo italiano da solo è diventato duro con Sisi e soltanto sullo specifico argomento di Regeni, malgrado il fatto che 4.600 accademici, allo stesso tempo, avessero scritto una lettera aperta chiedendo di condurre un’indagine della sparizioni forzate e dei casi di tortura in Egitto, che non sono soltanto di routine, ma che stanno aumentando paurosamente. Gerry Connolly, il membro Democratico della Camera dei Rappresentanti del Congresso per l’11° distretto della Virginia, e politico chiaramente impegnato per lo ‘stato democratico’, era stato preveggente su questo argomento durante il Comitato della Camera per gli Affari esteri, il 24 ottobre 2013, non molto tempo dopo il colpo di stato. Era diventato chiaro da quelle sedute che il Dipartimento di Stato americano era stato colluso nel rovesciamento del governo egiziano di Morsi democraticamente eletto. Connolly ha messo all’angolo il rappresentante del Dipartimento di Stato per le sue giustificazioni riguardo a quella linea di d’azione. Elizabeth Jones, vice Segretaria provvisoria all’Ufficio degli affari del Vicino Oriente, ha finito con il sostenere la posizione che, poiché il governo di Morsi era un ‘governo inesperto’, e che’ milioni di persone dimostravano contro di esso’, era giusto destituirlo. (L’espressione ‘milioni di persone’, era in realtà un riferimento all’operazione ‘stato profondo’, intesa a giustificare il successivo colpo di stato del 3 luglio che in realtà aveva coinvolto non più di 400.000 persone. Connolly ricordò alla Jones che quelle giustificazioni erano state usate in precedenza come argomenti per destituire Allende in Cile e per installare Augusto Pinochet e che “avevano provocato anni di repressione nella più vecchia democrazia nell’emisfero occidentale…nella parte meridionale di questo. Avevano causato l’uccisione, la tortura e la sparizione di migliaia di persone. Secondo me non è soltanto ok che il governo degli Stati Uniti dica che va bene rovesciare un governo democraticamente eletto, per quanto sia inesperto o per quanto non siamo d’accordo con questo”. E così la storia si ripete, ecc… Per capire il motivo per cui ciò che è accaduto a Giulio Regeni è accaduto, la discussione politica generale è necessario prosegua. Seguiranno i dettagli di ciò che è successo.
L’avvento del Machtstaat in Egitto In base a un’opinione generale, l’arrivo sulla scena di Sisi, conseguenza di ina ‘controrivoluzione’ seguita agli eventi del gennaio 2011, è stato un ritorno della vecchia dittatura di Mibarak. Questa è un’idea completamente falsa. L’arrivo di Sisi è stata una manifestazione di un cambiamento del carattere dello ‘stato profondo’ in Egitto, che ha portato alla creazione del Machtstaat. Il governo di Sisi è diverso da quello di Mubarak e di Hitler perché è contrassegnato dal crollo di ogni legittimità, come nel caso della Repubblica di Weimar. Mubarak, malgrado tutto, operava nell’ambito di certi limiti. I Servizi Segreti Generali egiziani (GIS o Mukhabarat) divennero un pilastro fondamentale del regime di Mubarak dal 1993 in poi, quando arrivò a essere non soltanto responsabile della sua protezione all’estero, ma anche della sicurezza interna. Divenne responsabile della nuova guerra ai movimenti estremisti islamici dopo il bombardamento del World Trade Center nel 1993,** la quale provocò 1.106 vittime soltanto in quell’anno (compresi più di un centinaio di morti civili), che rappresenta il 41% di tutti gli egiziani uccisi e feriti durante eventi di violenza interna fin dal 1952 (Brownlee 2012: pag. 60-61). Di conseguenza, la Polizia investigativa per la sicurezza dello stato (SSI o Mabahith Amm el-Dawla) andò sotto la sua egida. Inoltre, a questo complesso di intelligence e di sicurezza, nel 1995 venne triplicato il bilancio, dopo un attentato alla vita di Mubarak avvenuto ad Adis Abeba (Sayigh 2012: 7). Omar Suleima divenne il capo del GIS e, essenzialmente, l’uomo di punta degli Stati Uniti in Egitto, motivo per il quale Obama cercò di installarlo come successore di Mubarak durante gli avvenimenti del 2011. Questo in realtà era stato il piano americano fino dagli anni di Bush (Brownlee 2012: 69, 108). L’importanza del controllo del GIS sulla sicurezza interna era che costituiva un blocco per il potere politico dei militari. I militari erano diventati i beneficiari delle privatizzazioni di Mubarak e i gli ufficiali avevano considerevolmente esteso il loro potere economico in misura tale che di fatto l’esperimento neo-liberale del presidente rischiava di ‘distorcere’ completamente l’economia (Sayhig 2012: 7). Con il GS da una parte e i militari dall’altra che si compensavano a vicenda, Mubarak considerò di dover investire potere politico nel partito democratico nazionale a capo del quale installò suo figlio Gamal. Il piano fondamentalmente era che Gamal gli succedesse, cosa alla quale erano contrari sia gli Stati Uniti che i militari egiziani. Come osserva lo studioso di politica Jason Brownlee, circa l’intero corso della ‘Freedom Agenda’ di G.W. Bush: “Quando Bush e la sua squadra nazionale per la sicurezza esortavano Mubarak a fare una riforma, cercavano di ampliare lo spettro della politica egiziana per permettere alternative sostenibili a favore degli Stati Uniti, diverse da quelle del probabile erede di Mubarak (Gamal) e dalla Fratellanza conservatrice in campo religioso” (Brownlee 20122: 70). Dopo il vertice tra Mubarak e Bush nell’aprile 2004, quando a Mubarak fu detto di aprire le elezioni a una più ampia competizione, egli usò questa opportunità per fare i necessari cambiamenti costituzionali sulla base che il voto presidenziale andrebbe a un plebiscito piuttosto che al sistema corrente all’epoca del voto parlamentare (Blaydes 2011: 192-209). Nel caso in cui il complesso di intelligence e sicurezza potesse assicurare una vittoria per lui stesso o per Gamal, in qualsiasi voto popolare, Mubarak non poteva mai essere sicuro di controllare il risultato, se il voto spettava a un parlamento i cui membri sapeva che erano indignati all’idea di una successione famigliare. Infatti Omar Suleiman, il ‘capo della tortura’ dell’Egitto, sarebbe stato sempre il candidato preferito degli Stati Uniti per succedere a Mubarak, e questo gli avrebbe assicurato il predominio continuo del complesso intelligence-sicurezza. E così, quando le forze armate si trovarono al centro della scena durante gli avvenimenti del gennaio 2011, con la denominazione di Consiglio Supremo delle Forze Armate (SCAF), che in precedenza era un consiglio amministrativo di basso profilo guidato dai Marescialli Mohamed Tantawi e Sami Anan, non perse tempo a smobilitare il NDP e a provocare sommosse al di fuori delle branche del SIS in tutto il paese. Il sistema politico di Mubarak fu abbattuto con due colpi. E’ strano che quando si è trattato di fare irruzione nel quartiere generale del SIS a Medinat Nasr, nella parte orientale del Cairo, i militari erano lì in forze con i loro mezzi di trasporto corazzati . Mentre il SIS era stato temporaneamente sciolto nel periodo rivoluzionario, le sue operazioni furono ripristinate al loro precedente livello quando Magdy Abdel-Ghaffar subentrò a Mohamed Ibrahim nel giugno 2015, questa volta sotto il completo controllo dei militari e di Sisi. La ruota aveva cominciato a girare al comando di Mohamed Ibrahim, ma ora la sicurezza interna (cioè il SIS), e perciò il potere politico, appartenevano completamente a Sisi (e alla sua cricca militare guidata dal Ministro della difesa, Subhi Sedky). Con il GIS completamente privato del suo potere a favore del SIS, scoppiarono nuove guerre per il territorio. E’ questo fattore che ha portato a quella quantità di fughe di notizie registrate in cui degli ufficiali egiziani fabbricavano prove per il processo di Mohamed Morsi, i cosiddetti ‘nastri di Mekameleen’ (dal nome della stazione televisiva), di altre notizie fatte trapelare sulle ammissioni di Morsi che neanche un soldo del denaro datogli dalle nazioni del Golfo Arabo per organizzare il colpo di stato, era stato consegnato al Tesoro dello Stato, e ancora di altre notizie fatte trapelare che dimostrano il personale controllo che esercita il capo di stato maggiore di Sisi, Abbas Kamil, sulle emittenti dell’Egitto e sui loro programmi. Qualsiasi di queste notizie avrebbe fato cadere un governo normale, ma questo è un Machtstaat che ha l’appoggio incondizionato dello ‘stato profondo’ statunitense-europeo. Gli oligarchi dell’era di Mubarak che finanziarono il colpo di stato, come Nuguib Sawiris e Salah e Tawfik Diab che cercano una qualche normalità anche per il loro tipo di ladrocinio, sono stati emarginati. Vengono semplicemente lasciati a lanciare sulla linea laterale. Il revisore dei conti Hesham Geneina (nominato da Sisi) che aveva annunciato un’indagine sulla corruzione del governo, che era costata al paese circa 76 miliardi di dollari in 4 anni, è stato licenziato e accusato dal pubblico ministero di avere minato lo stato. Dopo aver insultato gli Arabi del Golfo e aver denigrato i loro sussidi, secondo quanto trapelato, gli Arabi del Golfo devono continuare a replicare con altri carichi di denaro. ell’0era dello ‘ui loro programmi. o al Mte a Sisi (e aare itoriai al 1967, risorsa.no, con dei segni La natura del regime di Sisi è quindi del tutto diversa rispetto a quella di Mubarak, che non immaginò mai la portata della corruzione e della devastazione economica attualmente inflitta all’Egitto. Questo perché il Machtstaat è un motore di saccheggio e di distruzione completamente al di fuori dello stato di diritto. La differenza con Hitler è che invece di imporre la distruzione alle nazioni straniere e agli ebrei a beneficio dei tedeschi , Sisi mira a distruggere la sua stessa nazione e la Fratellanza Musulmana dopo aver cercato di salire sul carro di Israele, che, fin dall’uccisione di Rabin nel 1995 e dalla fine del processo di pace palestinese, e dalla strategia neoconservatrice ‘Clean Break’ *** proposta nel 1996, ma attuata soltanto nel 2002/2003, è la base del potere dello ‘stato profondo’ egiziano nonostante lo ‘stato democratico’ e le sue istituzioni. Infatti riguardo a questo Mubarak ha costituito un problema per lo ‘stato di sicurezza’. In completo contrasto con Sisi, con i suoi calcoli politici e la sua ferma presa sul potere, Mubarak ha sempre insistito che Israele mettesse in pratica le promesse fatte ai palestinesi. Quando Morsi andò al potere, in realtà non disse nulla a questo proposito che fosse particolarmente nuovo. Quando nel 2004 G.W. Bush agì alle spalle di Mubarak, e invece di confermare a Sharon una soluzione dei due stati lungo i confini precedenti al 1967, disse che alcuni insediamenti in Cisgiordania dovevano essere accettati, Mubarak esplose. A Parigi, mentre tornava da Washington, annunciò ai media: “Oggi nella regione c’è un odio per gli americani come mai prima…La gente ha la sensazione dell’ingiustizia. E inoltre, vedono che Sharon agisce come vuole, senza che gli americani gli dicano nulla” (Brownlee 2012: 85). La prospettiva ‘islamica’ riguardo alla totale sciocchezza dello ‘scontro di civiltà’, era incentrato su Israele e cerca di creare uno ‘spazio di eccezione’ in Medio Oriente per lo ‘stato di sicurezza’ come base del potere’ da dove può controllare le istituzioni democratiche in Occidente. Questo è il motivo per cui si può credere che i Servizi dell’Intelligence britannica stiano aiutando e favorendo gli jihadisti europei per andare in Siria. Questo è il motivo per cui sceiccati minori ma estremamente ricchi, come Abu Dhabi, alleati e ‘pozze per abbeverarsi’ per lo ‘stato di sicurezza’ britannico, sono all’estremità dura dei movimenti anti-democratici e per cui (altrimenti non si spiegherebbe) sono su entrambe le parti del conflitto sia in Yemen che in Siria. Esempi ed aneddoti abbondano, ma questo non è il posto per parlarne…e quindi torniamo all’argomento principale.
Che cosa accadde a Giulio Regeni Nella consueta maniera delle fughe di notizie riguardanti l’Egitto su tutti i tipi di argomenti incendiari, una email anonima era arrivata al computer del quotidiano italiano di sinistra La Repubblica, che descriveva dettagliatamente che cosa era successo a Regeni tra il 25 gennaio e il 3 febbraio. Il pubblico ministero italiano, Sergio Colaiocco, e l’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini si sono subito coinvolti nella faccenda. La email era esplosiva, e la loro preoccupazione immediata è stata di stabilirne la veridicità. Lo hanno fatto correlando il racconto del trattamento subito da Regeni con i fatti non resi noti fino a quel momento sullo stato del cadavere. La email dava a Khalid Shalabi, Capo della polizia del dipartimento di Giza per le indagini criminali, la responsabilità dell’arresto originario. Erano stati i tirapiedi di Shalabi a monitorare i movimenti di Regeni fino al 25 gennaio, pedinandolo durante i suoi spostamenti tra il suo appartamento, l’Università Americana del Cairo dove lavorava, e i suoi incontri con amici e personaggi del movimento egiziano dei lavoratori, che era l’argomento del suo dottorato. Shalabi aveva trattenuto Regeni per 24 ore ed è stato colui che avrebbe poi annunciato come causa della sua morte l’investimento con fuga del suo autore, accusando Regeni di avere avuto a che fare con giovani prostituti. Il suo telefonino e i suoi documenti gli erano stati portati via nel commissariato di Giza. Regeni si era rifiutato di parlare sena la presenza di un traduttore e o di un membro del personale dell’Ambasciata Italiana. I suoi interroganti ignorarono ripetutamente le sue richieste e continuarono a fargli domande sulla sua rete di contatti con il movimento del lavoro e su che cosa stavano pianificando. Non ci avvicinava a nessun risultato e il 27 gennaio Magdy Abdel-Ghaffar comiciò a impegnarsi e trasferì Regeni al quartier generale del SIS sito in Medinat Nasr, dando a Mohamed Sha’rawy, capo del SIS – ordini di ‘fargli sciogliere la lingua’. Questo provocò 48 ore di costante tortura durante la quale Regeni entrava e usciva da uno stato di incoscienza. E’ stato sottoposto a scariche elettriche e talvolta questo gli fu fatto alle sue parti intime. E’ stato picchiato sulle piante dei piedi, appeso a una porta e privato di acqua, cibo e sonno. E’ stato lasciato in una cella coperta di un basso strato di acqua attraverso il quale veniva fatta passare della corrente elettrica ogni trenta secondi. Sergio Colaiocco e Alessandra Ballerini hanno messo in correlazione queste azioni aggressive sul giovane italiano, con dei segni sul suo cadavere. Il prolungato silenzio di Regeni portò Abdel.Ghaffar a rivolgersi al consigliere nazionale personale di Sisi per la sicurezza, Ahmad Jamal al-Din. Sisi e Jamal al-Din sono stati d’accordo sul fatto che la miglior cosa da fare fosse di mandare Regeni nel Suo “recinto” personale di Sisi, cioè l’Intelligence militare. Al momento di ricevere il giovane studente italiano, l’Intelligence militare, orgogliosa della sua efficienza nell’opera di tortura, superiore anche a quella del SIS, diede il via a un attacco feroce sul povero giovane, che comprendeva violenza anale con un’apposita baionetta. Ancora una volta, Colaiocco e Ballerini hanno riconosciuto sul cadavere gli effetti di questa atrocità, specialmente il particolare genere di lesioni che il tipo di baionetta, quando l’hanno descritta, avrebbe lasciato. Gli interroganti di Regeni si sono infuriati quando, in un breve momento di recupero di coscienza e lucidità, Giulio chiedeva di nuovo un traduttore e la presenza di un rappresentante dell’Ambasciata Italiana. E’ in uno stato così miserevole che questa volta vengono convocati i medici per valutare se il povero giovane è in grado di essere sottoposto a un ulteriore serie di torture che hanno programmato per lui. Quando i medici danno il “via libera” , questa volta l’assalto è totalmente spietato e comprende bruciature di sigarette sulle orecchie e sul naso. Regeni muore. Che fare? Per qualche ragione vengono eliminati i lobi delle orecchie (un altro punto di conferma della email). Il cadavere viene poi messo in una cella frigorifera all’ospedale militare Kobri al Qubba. Sisi, Abdel-Ghaffar, Abbas Kamil e il consigliere nazionale per la sicurezza, signora Fayza Abu al Naja si incontrano e decidono che un ambulanza avrebbe dovuto prender Giulio Regeni e gettarlo sul lato della strada sul cavalcavia vicino alla municipaili à denominata Città 6 ottobre, nota per essere frequentata da giovani prostituti e dove il cadavere viene trovato il 3 febbraio. Quando la notizia iniziale sui giovani prostituti e sull’investimento con fuga del guidatore perdette credibilità, passò del tempo, e gli investigatori italiani andavano e venivano, il regime egiziano, perdendo la pazienza, decise di mettere fine alla faccenda in modo collaudato nel tempo. Il 24 marzo il ministero di Abdel Ghaffar annunciò che “le forze di sicurezza erano riuscite a rintracciare un banda nella Cairo nuova che di solito fingevano di essere poliziotti. Era specializzata nel sequestrare e rapinare gli stranieri. C’è stato uno scontro a fuoco con la polizia e tutti i membri della banda sono stati uccisi.” Sembra che mentre faceva incursione negli appartamenti dei vari membri della banda, la polizia di egiziana abbia trovati i documenti di Regeni, compreso il suo passaporto. La domanda che ci si pone è come qualcuno sapesse che il corpo del giovane, la cui madre non lo ha potuto riconoscere tranne che dalla punta del naso, era Giulio Regeni. Quando questo è stato scoperto, il suo corpo è stato immediatamente portato dalla polizia all’ospedale italiano Umberto I del Cairo. Effettivamente, Regeni non si trovava da una settimana, e la polizia era sotto pressione per trovarlo. Portare immediatamente il corpo all’ospedale italiano, significava che coloro che lo hanno fatto, erano direttamente agli ordini di Abdel-Ghaffar. Chi ha inviato la mail? Una delegazione egiziana era previsto che andasse in Italia per discutere il caso Regeni questa settimana, ma la visita è stata cancellata dopo che la Repubblica ha pubblicato il contenuto della mail. La delegazione avrebbe chiaramente consegnato la testa di qualcuno agli italiani, che non potrebbe essere stata di nessun altro se non di Shalabi – l’ufficiale che aveva arrestato subito Regeni. E quindi Shalabi invia la mail in modo anonimo per coinvolgere l’intero regime di delinquenti e salvarsi la pelle. E’ improbabile che gli italiani ottengano giustizia nell’immediato futuro. Il Machtstaat egiziano è la creatura del proprio stato di sicurezza. Proprio come la Gran Bretagna, lo stato italiano saccheggia l’Egitto, in attesa di annunciare la scoperta del di gas da parte dell’ENI dopo il colpo di stato egiziano, anche se lo sapevano da prima, e se pagano una miseria per avere i diritti a quella risorsa.
Note *https://it.wikipedia.org/wiki/Bernard_Lewis ** https://it.wikipedia.org/wiki/Attentato_al_World_Trade_Center_del_1993 ***http://www.tuttotrading.it/granditemi/isra-ele/060731pianocleanbreakchiedevalinvasione.php Omar Kassem il suo sito web: http://different-traditions.com Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: http://www.counterpunch.org/2016/04/08/the-italian-people-and-the-egyptian-machtstaat/ |