Quello che è successo in breve
L'ordine di sequestrare Giulio Regeni è stato impartito dal Generale Khaled Shalabi, capo della Polizia criminale e del Dipartimento investigativo di Giza, il distretto in cui Giulio scompare il 25 gennaio. Lo stesso ufficiale con alle spalle una condanna per torture. Quindi, tra il 26 e il 27 gennaio, per ordine del Ministro dell'Interno Magdy Abdel Ghaffar, viene trasferito in una sede della Sicurezza Nazionale a Nasr City. Mohamed Sharawy capo della Sicurezza Nazionale, chiede e ottiene direttive dal ministro dell'Interno su come sciogliergli la lingua. Così cominciano 48 ore di torture progressive. Le Bastonature sotto i piedi, non sono il solo dettaglio sin qui ignoto, svelato l'Anonimo, e poi confermato dalle evidenze dell'autopsia effettuata in Italia. Tre giorni di torture non bastano, il ministro dell'Interno decide di investire della questione il Consigliere del Presidente, Generale Ahmad Jamal ad-Din che, informato il Presidente Al Sisi, dispone l'ordine di trasferimento dello studente in una sede dei Servizi Segreti Militari, anche questa a Nasr city, perché venga interrogato da loro. Una sorta di baionetta. È un secondo, importante dettaglio. Corroborato, anche questo, dal tipo di lesioni da taglio sin qui non divulgate, dell'autopsia effettuata in Italia. Segni di sigaretta su collo e orecchie. È il terzo dettaglio, riscontrato dall'autopsia italiana, che l'Anonimo dimostra di conoscere pur essendo pubblicamente ignoto. Sempre secondo quello che sostiene l'anonimo, il cadavere di Giulio viene messo in una cella frigorifera dell'ospedale militare di Kobri al Qubba, sotto stretta sorveglianza e in attesa che si decida che farne. La decisione viene presa in una riunione tra Al Sisi, Magdy Abdel Ghaffar ministro dell'Interno, i capi dei due Servizi segreti, il capo di gabinetto della Presidenza e la consigliera per la sicurezza nazionale Fayza Abu al Naja.
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