Telegrammi della Nonviolenza in Cammino

Numero 2313 del 9 aprile 2016

 

Un ragazzo torturato e ucciso

di Peppe Sini

 

Non sono ancora riuscito a dire il dolore che suscita in me la vicenda dello strazio e dell'uccisione del giovane Giulio Regeni.

Ogni volta che penso a quell'orrore (di cui i mezzi d'informazione danno notizia con toni che mi sembrano falsi, algidi ed empi), mi sento schiacciare dal peso di tanto male, di tanta violenza che quell'innocente ha schiantato.

Nessuno mai dovrebbe essere ucciso.

E nessuno mai dovrebbe essere torturato, che e' una delle forme dell'uccidere.

E chi tortura e uccide non solo sopprime l'innocente sua vittima, ma sopprime anche la propria umanita'.

E chi ne ha notizia da quel male e' morso e ferito.

L'intera umanita' sanguina.

Chiunque sia stato il carnefice, chiunque sia stato l'assassino, non solo lui reca la responsabilita' del male che ha scagliato nel mondo. E' una responsabilita' che riguarda anche chi non ha voluto o saputo fermare quel crimine, e di chi lo ha tollerato, e di chi accetta che queste cose accadano, ed anche di chi pur lottando affinche' cessino non e' ancora riuscito a persuadere l'umanita' ad essere finalmente umana.

Ogni morte tutti ci riguarda, tutti ci convoca, tutti ci accusa.

Non so se gli assassini fossero pubblici ufficiali, ma so che in Egitto pubblici ufficiali hanno torturato e assassinato molte persone. Che questo orrore cessi.

Nessuna ragion di stato puo' giustificare azioni che distruggono ogni legame sociale, che distruggono la trama della civile convivenza, che radicalmente denegano ed annichiliscono il senso e il fine degli umani istituti: alla preservazione ed al miglioramento della vita degli esseri umani ordinati.

Cosi' come nessuna pretesa di essere portatori di un messaggio di verita' e di salvezza puo' mai autorizzare l'uccidere: poiche' non vi e' verita' ne' salvezza ove si uccidono gli esseri umani, ove si nega il primo comune diritto: il diritto alla vita, senza del quale nessun altro diritto esiste piu'.

Ma mi accorgo che anche queste riflessioni tentano di essere apotropaiche, di allontanare il peso insostenibile della visione mentale dell'innocente massacrato, di stornare quell'orrore che artiglia e dilacera anche la mia anima. Ed invece questo insostenibile peso anch'io, come ogni persona che in timore e tremore pur voglia essere di saldo discernimento e di volonta' buona, devo sostenerlo. Della memoria di Giulio Regeni, la cui vita non riuscimmo a salvare, anch'io devo essere portatore. E del dolore che questo comporta.

E ricordare Giulio Regeni, ora che e' stato ucciso, significa lottare per impedire che altre persone vengano aggredite, torturate, uccise; vuol dire lottare con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, per salvare tutte le vite, per opporsi a tutte le violenze.

Il ricordo di quel ragazzo torturato a morte, che la memoria avvicina alle innumerevoli altre vittime di tutte le violenze, di tutte le guerre, di tutte le mafie, di tutte le dittature, di tutti i seguaci e i regimi del terrore, ci convoca a continuare nell'impegno che era anche il suo: per la verita', per la comprensione, per la dignita' e la liberazione dell'umanita'.

Questo impegno sia concreto e coerente, ad esso si adempia qui ed ora: opponendosi a tutte le guerre e a tutte le uccisioni; opponendosi al razzismo e a tutte le persecuzioni; opponendosi al maschilismo e a tutte le oppressioni; adoperandosi per soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone che si trovino nel bisogno, nel dolore, in pericolo; adoperandosi affinche' ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; adoperandosi per impedire la devastazione dell'unico mondo vivente casa comune dell'umanita'.

Occorre abolire gli eserciti e le armi.

Occorre negare il consenso ad ogni potere violento.

Occorre recare aiuto ad ogni persona sofferente, oppressa, minacciata.

Che l'umanita' esca da questa preistoria. E' in nostro potere, e' nostro dovere, porre fine all'orrore.

La nonviolenza e' in cammino, e' il cammino dell'umanita' sofferente verso la comune liberazione, nella responsabilita', nella solidarieta' che tutti ci vincola. In questo cammino il volto luminoso di Giulio Regeni continua a vivere nel ricordo di chi lo ha conosciuto in vita o anche solo ne ha avuto notizia dopo la terribile morte.

Questo avrei voluto dire da giorni e giorni. Ed una parola di vicinanza e conforto ai suoi straziati genitori. Ma il pensiero di quel ragazzo torturato e ucciso - come delle infinite sue e mie sorelle e degli infiniti suoi e miei fratelli che ogni giorno subiscono la piu' cruda e disumana delle sorti - mi toglie ancora il respiro.

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